22 dic 2010

- Interrail #3 -

 Capitolo Terzo:
Mike



Non è facile sopportarmi. Anche la pazienza di Stone ha un limite. Io invece per certe cose sono
perseverante in maniera instancabile, quindi irritante. Farò un esempio. Noi due ascoltiamo praticamente la stessa musica e ci scambiamo i cd da sempre. Poi io ho avuto il periodo Pearl Jam in cui non ascoltavo altro e tentavo in tutti i modi di convertire gli altri alla band, specialmente lui.
Per cui arrivammo al punto in cui disse “Metti pure il cd che vuoi, bastano che non siano quelli là”. Inoltre non siamo due grandi parlatori. Dopo un periodo di convivenza forzata nessuno saprebbe più cosa dire. Ci conosciamo troppo, forse. Insomma, abbiamo bisogno di stare in gruppo. All'epoca eravamo anche piuttosto timidi. Al nostro viaggio mancava uno che fermasse la gente e soprattutto le ragazze. Mancava il frontman.

Mike scrisse sul quarto numero del nostro giornalino in qualità di guest star. Il fatto che non facesse parte della scuola non ci preoccupò più di tanto. Era un nostro amico quindi poteva scrivere sul nostro giornalino. Fu giustificato con il fatto che era un amico in partenza e che mancava una pagina. Più o meno ogni mese sul giornalino c'era il pezzo “manca una pagina”. Se non avessi un limite di una pagina a times new roman 12 pubblicherei il suo pezzo e avrei già finito. Perchè c'è tutto Mike lì dentro. Però sono due pagine.

Era la prima volta che un mio amico partiva. A dire il vero era un po' la prima volta per tutti noi. In seguito ci saremmo abituati all'idea che Mike stava via quatro o cinque mesi, poi due mesi a casa prima di ripartire di nuovo. Ci saremmo abituati alle sue feste di addio e di bentornato. Mike è più grande di noi ma a 21 anni non era più maturo di chi ne aveva 19. Mike considera la vita un grande e affascinante gioco e non si prende mai troppo sul serio. Crede fortemente nell'amicizia, forse l'unico sentimento più grande della sua fede calcistica. Mike completa perfettamente me e Stone perchè con lui non ci si annoia mai. E' instancabile. E' uno solo ma fa casino per molti. Da solo rappresentava il gruppo di cui io e Stone avevamo bisogno. Ed è una faccia da culo.

Conobbi Mike il giorno del suo tema di maturità al mare. Ai miei occhi si presento così: “E vai! Ho finito il tema un’ora fa e sono già al mare!”. Era un compagno di calcio di Phil, ma non ci  mise molto a diventare amico di tutto il nostro gruppo. Beh...quasi tutti. Dopo neanche tre ore che ci conoscevamo lui mi chiese di imprestargli la calcolatrice per la seconda prova. Non che avessimo legato fin dal primo momento, probabilmente non ci eravamo neanche ancora rivolti la parola. E’ che lui è fatto così. Non si fa problemi. Scoprimmo così di abitare a due palazzi di distanza l’uno dall’altro. Dopo meno di una settimana avevamo già deciso che saremmo stati compagni di tenda nella vacanza di quell'estate. Gli altri erano in comode roulotte, già prenotate da almeno cinque mesi. Noi invece siamo gente che decide all’ultimo secondo. La tenda in cui lo avevo invitato a stare non era mia e lui non conosceva ancora il proprietario… Stone ovviamente. Stone fece di più.
Gli lasciò la tenda e il suo comodissimo materassino per la prima settimana di campeggio in cui né io né lui potevamo esserci. Al nostro arrivo scoprimmo che Mike aveva bucato il materassino e ci toccò dormire tutti per terra con i sassi nella schiena. Questo era il nostro frontman.
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(Roberto)



Road Trippin by troyhavard

21 dic 2010

- Into the Wild -

(Yellow Bus, 2010 - G. Boscarino)


Non aveva mai preso in considerazione un viaggio da solo. Durante i suoi soggiorni in ostello aveva conosciuto molti ragazzi di molte età e molte nazionalità diverse che stavano viaggiando in solitaria, magari aggregandosi a qualche compagno lungo la strada, ma dopo essere partiti da casa senza nessuno al proprio fianco. Loro erano diversi dagli altri ospiti dell’ostello: non erano mai soli! La loro condizione di viaggiatori solitari li portava automaticamente a conoscere nuove persone, a dividere una cena o semplicemente dei racconti, ma più in generale li portava a fare nuove amicizie. Amicizie molto spesso monodose, da consumarsi entro l’arco di qualche giorno, tra l’arrivo e la partenza di uno o dell’altro. 

Si chiedeva come fosse possibile affrontare il viaggio in quel modo; era solito riportare alla mente la frase di Alexander Supertramp: “happiness only real when shared”. Per lui il viaggio non erano i posti visitati, i monumenti fotografati o i pasti a base di cibi esotici, ma le esperienze e le senzazioni condivise con quelli che sperava sarebbero potuti essere i suoi amici anche tra 20 o 30 anni. Quando richiamava alla mente i suoi viaggi non faceva altro che ripercorrere discussioni avute su un pullman durante un interminabile e scomodissimo viaggio o su un’amaca intenti a guardare le fronde delle palme.

Quella volta si ripromise che prima o poi sarebbe partito anche lui da solo, che avrebbe cercato di capire cosa significa vivere il viaggio senza associarlo agli amici di sempre. Continuava a chiedersi come fosse possibile amare il viaggio senza condividerlo.
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(Gianca)


Sweet Home Alabama by user5784843

20 dic 2010

- Cade la Neve -

(Gloria De Risi, 2010)


Sui campi e sulle strade
silenziosa e lieve
volteggiando, la neve
cade.

Danza la falda bianca
nell'ampio ciel scherzosa,
poi sul terren si posa,
stanca.

In mille immote forme
sui tetti e sui camini
sui cippi e sui giardini,
dorme.

Tutto d'intorno è pace,
chiuso in un oblìo profondo,
indifferente il mondo
tace.

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(Ada Negri)

 

17 dic 2010

- Finisce un'era -


Prima di un abstract in cinese ed una intera tesi in inglese, mi si conceda almeno una pagina in italiano, per le dediche, un paio di riflessioni su questi 5 anni e conseguenti ringraziamenti.
A Ma’ e Pa’,
per i valori, l’esempio e la libertà

A Fra’,
per gli stimoli, i consigli e il supporto incondizionato

A mia nonna Michelina,
le miei radici

A Tommaso e Viola,
il futuro
5 anni son una rispettabile frazione di vita… 5 anni sono 60 mesi, 1.825 giorni, 43.800 ore, 2.628.000 minuti… 5 anni sono lunghi… in 5 anni molte cose possono succedere… e per fortuna, in questi 5 anni, molte cose sono successe…
5 anni fa, ragazzo, entravo, in punta di piedi e anche un po’ per caso, in questa istituzione… ne esco oggi uomo, sicuramente più consapevole, sicuramente cambiato (ci si augura in meglio!)…
In questi 5 anni ho provato a cogliere tutte le opportunità che questa università aveva da offrirmi: il campus abroad a Montreal, l’erasmus a Dublino, il double degree a Shanghai… la radio, i giornalini, la rappresentanza studentesca… le lezioni e le conferenze…
Ringrazio tutti i professori che hanno contribuito alla mia crescita formativa e anche personale. In particolare: Stefano Baia Curioni, Franco Amatori, Andrea Colli, Antonio Calabrò, Stefano Gatti, Stefano Bonini, Marzio Saa, Giovanni Fiori, Emanuele Lucchini Guastalla, Justin Frosini, Roberto Pardolesi, Magda Antonioli, Giorgio di Giorgio, Emanuele Borgonovo, Severino Salvemini, James Hayton, Davide Ravasi, Roberto Donà, Greta Nasi, Guido Corbetta, Markus Venzin e, ultimo ma primo, Alessandro Zattoni.
Ringrazio tutti i compagni di viaggio… che è stato un viaggio ricco … a volte travagliato (ma quale viaggio non lo è?)… sicuramente bello… Grazie a Stefano, Cate, Pippo, Teo, Madda, Rossi, Gianca, Carlotta, Paolo, Michi e Giulia (insieme!)… la veranda di Wudon Lu e la famiglia allargata di via Lusardi…
Con questo lavoro si chiude un capitolo importante della mia vita… ora si tratta di scegliere se iniziare un capitolo nuovo, o se avere il coraggio di spingermi un po’ più in là, ed iniziare un nuovo libro…  kriticadellaragione.blogspot.com

(Mattia)

16 dic 2010

- Sei nata dal mio cuore -


Era il giorno in cui mi toccava raccontare la favola ai bimbi di tre anni che fanno il riposino pomeridiano.
La scelta era tra Biancaneve o Cenerentola.   
Scelsero la prima e cominciai con il solito:”c’era una volta una bambina che la mamma…"
Non finii la frase Elettra si mise a sedere sulla brandina e, con voce squillante, mi raccontò la sua “storia”.

Lo sai che quando io ero piccola piccola ero in ospedale e piangevo..piangevo..piangevo.
La mia mamma a casa voleva una bambina e piangeva..piangeva..piangeva.
Allora mi è venuta a prendere così siamo state tutte e due felici.
Lo sai che io non sono nata dalla  pancia della mia mamma,  lei ha detto che sono nata dal suo cuore!

 Dolcissima storia di un incontro fantastico!
A te piccola Elettra l’augurio di raccontare sempre con la stessa gioia e serenità, la magia della tua nascita.kriticadellaragione.blogspot.com

 (Maca)


Limahl - Never Ending Story by cecilen


15 dic 2010

- Come era bello da bambina -



Il mio cappotto blu della domenica mattina. La sua maglietta a fiori colorati per i pomeriggi estivi a far girare una collana di foglie.

La mia bici rossa, la sua bici rosa.

La sua spider di Barbie rossa e il mio camper di Barbie rosa.

Le mie tre ceste di giochi, la sua cameretta. La sua mansarda e la mia stanza blu.

Aveva il mio stesso nome e qualche mese in più di vita. Lei mora e dalla carnagione scura, i miei boccoli biondi contornavano invece il mio viso chiaro.

Un armadio, nel sottoscala, è scrigno di vecchie scatole di scarpe che, una sull’altra, anno dopo anno, custodiscono fedeli i miei giorni di bambina. Natale, Pasqua e compleanno, il primo giorno di scuola e ogni festa di fine anno. Lei, in queste foto, trova sempre il suo posto. Per tanto tempo siamo state inseparabili.

Stamattina sono ripassa davanti a quella palazzina che per quindici anni è stata il nostro castello.

L’ingresso maestoso, in fondo ad una stradina che in pochi metri disegnava un lungo sentiero nel bosco, due file di siepe. Le scale si arrampicavano fino al terzo piano, tortuose ed infinite. Su e giù, di corsa, a volte di nascosto. Il giardino verde e puntellato da alberi secolari di cui la cima si perdeva tra le nuvole, erano nascondiglio, ostacolo, percorso, mercato di fiori e foglie e casa del nostro amico Pettirosso. Da un terrazzo all’altro, il pallone sempre più in alto, lei dall’alto toccava le fronde, io dal basso col naso in su davo forma alle nuvole. Un giorno abbiamo dotato il castello di un ascensore di servizio, per le Barbie, un filo ed un secchiello. E poi i passaggi segreti fino al garage dove ci aspettavano impazienti i nostri cavalli, bici e pattini. E via assieme al vento nel nostro velodromo, il parcheggio. E poi le capriole sulle altalene dei giardinetti, saltavamo come giullari di corte. Ridevamo alla paura fino a convincerci della missione segreta in quella casa abbandonata, che tanto impauriva quanto faceva tremare di incosciente curiosità.

Ripenso con nostalgia a quando insieme davamo respiro e voce alle Barbie, il nostro gioco preferito. Inventavamo storie con parole di cui l’adolescenza si è vergognata e che ora forse ho dimenticato, cantavamo musiche sentite per caso in qualche trasmissione televisiva e le intrecciavamo con le melodie natalizie delle cassette di dicembre e non ci domandavamo perché le Barbie avessero degli altorilievi di fiorellini tra le gambe.

Forse sono passati dieci anni da quando ho salutato Francesca l’ultima volta, inconscia di dire addio alla mia infanzia. Una stretta al cuore ora, ripensandoci.

Ora non so dove sia né se mai ripensa al Condominio Emma.

Io, però, posso dire che era bello quando ero bambina

(Francesca)




Ivana Spagna - Il cerchio della vita by Un Kritico

14 dic 2010

- Relativismo e Democrazia -


Introduzione non richiesta
Il buon maestro non è colui che ti insegna a pensare come lui ma colui che ti insegna a pensare.
Purtroppo non ce ne sono tanti in circolazione, soprattutto in questo momento storico (dove il fondamentale “COME pensi” è stato subordinato al più superficiale “COSA pensi”).
Io devo riconoscere di essere stato fortunato perché sulla mia strada ne ho incontrati diversi di buoni maestri (alle elementari, alle medie, al liceo, all’università, al lavoro e nella vita). E se oggi sono la persona che sono lo devo innanzitutto a loro.
Sono molto contento che uno di questi buoni maestri, probabilmente uno dei più importanti, abbia accettato di scrivere per questo blog.
Sono contento per due ragioni, una personale e una “redazionale”. Quella personale è di poter condividere con voi (che ormai ci seguite assiduamente da qualche mese) l’approccio filosofico del mitico professor Giachino.  Quella “redazionale” è che con il post che segue si raggiunge un livello di comunicazione più profondo (magari anche più difficile, ma il beneficio vale lo sforzo!) rispetto a quelli provati finora.
Buona lettura!
(Mattia)

- Relativismo e Democrazia -

Sempre più spesso si associano questi due termini, quasi si implicassero reciprocamente, quasi che l’uno fosse il presupposto dell’altro e l’altro la necessaria espressione politica dell’uno.
Qui argomenterò la tesi contraria, cioè:
1) che democrazia e verità non si escludono affatto (Th.1); e
2) che il relativismo rappresenta piuttosto un pericolo per la democrazia (Th.2).

Ricorrerò ad argomenti tratti dalla storia dei sistemi liberal-democratici e ad argomenti più propriamente filosofici.  

Due definizioni preliminari:
1) per RELATIVISMO intendo quella posizione filosofica che afferma con il sofista Protagora che “l’uomo è misura di tutte le cose, di quelle che sono per quello che sono, di quelle che non sono per quello che non sono”.
2) quando parlo di  DEMOCRAZIA mi riferisco alla LIBERALDEMOCRAZIA, essendo questa la forma che attualmente caratterizza i nostri sistemi politici, fondati su due pilastri: i diritti fondamentali della persona che lo stato riconosce, garantisce e protegge (es. parte I della nostra Costituzione) e un sistema di poteri bilanciati e limitati, tale da evitare lo strapotere di uno sugli altri (parte II della Costituzione). Gli uni e gli altri costituiscono il contenuto delle leggi fondamentali che chiamiamo Costituzioni.

Th 1.1 -  I sistemi liberaldemocratici si fondano su alcuni principi e valori che non sono considerati convenzionali, anche se vengono scritti nelle Costituzioni. La nostra Costituzione (art. 2  li dice “inviolabili”).  Essi sono: libertà, uguaglianza, giustizia e solidarietà (liberté, égalité, fraternité della Rivoluzione francese, ma che la civiltà occidentale ha lentamente riconosciuto nel suo lungo cammino di umanizzazione, a partire dalla tarda antichità, con il cristianesimo…). 
Questi principi danno origine ai diritti fondamentali: della persona, etico-sociali, economici e politici (secondo l’articolazione della nostra Costituzione (parte I, artt. 13-54). 
Si assume in concreto una ben definita concezione antropologica con le conseguenze che ne derivano: liberà e uguaglianza vanno difese e promosse, ad es. (v. ad es. il 2° comma dell’art. 3: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”
Non pare dunque vero che le liberaldemocrazie contemporanee non pongano a loro fondamento una determinata concezione etica dell’uomo.

Th 1.2 – Sorge a questo punto una domanda: “perché questi princìpi, questi valori e non altri?”.   La risposta che storicamente è stata data è la seguente: “perché questi scaturiscono direttamente dalla natura dell’uomo”. (v. Dichiarazione d’indipendenza dei coloni inglesi d’America (4 luglio 1776): “Noi consideriamo queste verità come di per sé evidenti, ovvero che tutti gli uomini sono stati creati uguali e che sono stati dotati dal Creatore di alcuni inalienabili diritti, fra i quali la libertà, la vita e il perseguimento della felicità e che i governi sono stati fondati per assicurare il godimento di questi diritti e derivano i loro legittimi poteri dal consenso dei governati”; Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino (26 agosto 1789): “…l’Assemblea Nazionale riconosce e dichiara, in presenza e sotto gli auspici dell’Essere Supremo, i seguenti diritti  [sopra definiti: “naturali, inalienabili e sacri”] dell’uomo e del cittadino: art. 1. - Gli uomini nascono e rimangono liberi ed eguali nei diritti”.

Qui sorgono alcuni interrogativi ulteriori:
a)            Non è vero che la natura ci fa liberi ed eguali, ci fa anzi diversi: alcuni forti, altri deboli, ecc. (obiezione di Callicle nel Gorgia platonico). Va quindi precisato meglio il concetto di natura: condizione di fatto o criterio ontologico-assiologico?
a)            Perché la natura dovrebbe essere assunta quale criterio ontologico-assiologico?  Il riferimento al “Creatore” dei coloni inglesi d’America e all’”Essere Supremo” dei membri dell’Assemblea Nazionale francese fornisce una direzione alla risposta: la natura assume il ruolo di fondamento, perché è espressione della volontà divina.  Il fondamento ultimo dei diritti è dunque Trascendente.


Th 1.3 – A questo punto possiamo porci la domanda fondamentale: “Che ne è dei principi fondanti la democrazia nell’età del relativismo? Non potendo più essere fondati, come storicamente è avvenuto, sulla Trascendenza, quale altro fondamento o giustificazione fornire? È sufficiente fondarli su una convenzione? E, soprattutto, di fronte ad una eventuale minaccia o limitazione di tali diritti, con quali argomenti ci potremmo mai opporre a chi intendesse negarli o limitarli? E se costui avesse dalla sua la forza del numero, una maggioranza che lo sostenesse, in nome di che noi ci opporremo?”  Come potete vedere l’ancoraggio di tale concezione antropologica alla trascendenza, il rifiuto di ridurla ad un puro prodotto di una convenzione, rendeva possibile e legittimava moralmente la critica. L’abbandono di una concezione della verità come indipendente dalla volontà umana e dalle convenzioni ci rende indifesi di fronte ad una messa in questione dei principi che fondano la democrazia.

Le conclusioni a cui siamo giunti ci consentono di comprendere la  Th 2: Il relativismo rappresenta un pericolo per la democrazia, perché di fatto equipara ogni concezione antropologica, anche quella opposta all’”antropologia democratica” e riduce l’efficacia di molti argomenti contro una antropologia incompatibile con la liberaldemocrazia.

Un’ultima obiezione: “Ma la verità non è per sua natura totalitaria e violenta? Chi è convinto di possedere la verità non si trasforma poi in persecutore intollerante di tutte le altre posizioni?”.
Occorre distinguere l'ideologia dalla ricerca della verità: ci sono ideologie totalitarie che hanno giustificato le repressione dei dissidenti e l’eliminazione degli avversari, ma occorre ricordare che  quelle ideologie sono state (e possono essere) smascherate proprio a partire da una autentica concezione dell’uomo e del vero.

Non so come possa essere violenta e intollerante una antropologia che pone al centro il valore della persona e delle relazioni fra le persone, la giustizia e la solidarietà, la ricerca della verità e il dialogo.
Sul frontone dell’università di Freiburg in Germania sta scritto a grandi caratteri questo versetto del Vangelo di Giovanni (Gv 8, 32) “Die Wahrheit wird euch frei machen” (La verità vi farà liberi): la difesa contro il furore ideologico non può che essere una verità che trascende l’uomo, che lo giudica e che gli consente un giudizio. kriticadellaragione.blogspot.com
(Emilio Giachino)

13 dic 2010

- Interrail #2 -

Capitolo Secondo:
Stone 





Stone è una scelta obbligata come compagno di viaggio, dal momento che passiamo più o meno tutte le vacanze insieme dall’inverno della terza media. Stone è il mio migliore amico. Il nostro diciottesimo è stato definito dalla critica come una delle feste migliori dell’anno. Stone ha 238 amici su Facebook di cui 126 in comune con me. Ma l'amicizia non si riduce a una questione di numeri. Amicizia è intendersi con uno sguardo. E poi lui su Facebook non ci va mai. Non penso sia solo il fatto che abitiamo a 100 metri di distanza uno dall'altro o che abbiamo giocato dodici anni a pallacanestro insieme. E' che ho ricordi di Stone da quando ho memoria.

Ci sono persone che entrano nella tua vita per puro caso. Te le ritrovi in casa la sera del compleanno del tuo coinquilino spagnolo senza che conoscessero nessuno dei due. Le puoi incontrare in un supermercato a Siviglia. Le puoi conoscere grazie a un complicato algoritmo che in teoria forma i gruppi di lavoro di un master rispettando principi di eterogeneità geografica e corso di laurea di provenienza, ma in pratica segue grossolanamente l'ordine alfabetico. 


Ti possono fermare in una rara mattinata piovosa di Alicante, vicino all'ufficio accoglienza Erasmus, e si rivolgono a te in una lingua che assomiglia molto all'italiano con la “S” in fondo alle parole, credendoti del posto quando invece sei appena arrivato. Altre persone invece sono predestinate a conoscersi. C'è una sola scuola elementare, una sola squadra di basket e una sola scuola media nel mio quartiere. Era impossibile che io e Stone non diventassimo amici.

Avere 14 anni nel 2000 significava riuscire a vivere senza cellulare e senza Facebook. La vita non era una disperata ricerca di amici virtuali, bastava riuscire a essere sempre in tre o quattro. Si perdevano le giornate a girare senza meta e non davanti al pc. E bastava poco per perdersi. Nuovi amici nella nuova classe, nuovi interessi, grandi speranze. Era l'inizio del liceo. Il periodo in cui è più facile essere plasmati secondo uno stereotipo prefissato.


A quel tempo eravamo in tre, inseparabili, pur andando in scuole diverse. Poi sarà forse il fatto che Matthew viveva a ben 2 km di distanza da noi o che smise di giocare a pallacanestro o che si fidanzò, ma a un certo punto iniziò a scomparire dalle nostre vite. Arriva un momento in cui si cresce e ognuno prende la sua strada. Matthew prese una leggera deviazione, io e Stone rimanemmo sulla stessa per tutti i cinque anni. Magari ci vedevamo di meno, magari i nostri mondi presupponevano amici che l'altro non conosceva. Per esempio Stone non partecipò minimamente al giornalino, essendo di un'altra scuola. 

Ma poi arrivava l'estate e si iniziava a pianificare una vacanza insieme. Devi andare in vacanza? Pensa alla prima persona che chiameresti. Considera che se andassi in vacanza solo con la tua fidanzata sarebbe una noia mortale e probabilmente finireste per litigare spesso. La persona a cui hai pensato è il tuo migliore amico.

L’idea della vacanza interrail era nell’aria da un pezzo. Un lungo viaggio avventura in un paese
straniero. Zero pianificazione, si vive alla giornata. Una vacanza ai limiti del non dormire mai.
Quale sarà la prossima destinazione? Lancia una moneta sulla cartina, dove cade andiamo. Chissà quante persone incontreremo e quante storie avremmo da raccontare al ritorno. Verso febbraio del quinto anno decidemmo di organizzarlo sul serio. Cercammo su internet le opzioni e non ci mise molto a vincere la zona F. All'inizio dell'esame di maturità quella era l'unica cosa sicura del nostro viaggio.

22 Giugno 2005. Sono appena arrivato a casa dopo la prima prova di maturità. Squilla il
telefono. “Com’è andata? Hai fatto anche tu quel tema, vero? Appena l’ho visto, ho capito subito che era il nostro…
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(Roberto)

Pennywise - Bro hymn by ossobuco

11 dic 2010

- La 25a Ora -



Titolo originale: 25th hour
Nazione: Usa
Anno: 2002
Genere: Drammatico
Durata: 134'
Regia: Spike Lee
Cast: Edward Norton, Barry Pepper, Philip Seymour Hoffman, Rosario Dawson, Vanessa Ferlito, Anna Paquin
Produzione: Julia Chasman, Jon Kilik, Spike Lee, Tobey Maguire






10 dic 2010

- Paillettes a Natale -

(L'Entrée du Christ à Bruxelles (The Entrance of Christ into Brussels) - James Ensor)


Ti voglio dare del tu. Tu, che pur non sapendo bene perché, hai reso questo periodo una metastasi di cio che dovrebbe essere. Tu, che ti affanni a scavalcare manichini, strattonare cariatidi, infilare ombrelli negli occhi. 

Tutto ha un limite. E tu l'hai superato. 
 
Hai rubato quanto di più armonico esista e l'hai trasformato in plastica cheap da pacchetto regalo. Le nevrosi da idea-migliore-della-tua-per-questo-natale non mi fa ragionare. Non capisco perché "dovrei", quando "vorrei" suona infinitamente più sexy. Fare regali, intendo. Fare un packaging posticcio di un'idea immateriale. Incartare ogni anno l'inesorabile scadimento dei tempi. Gutta cavat lapidem. Una pietra tombale sopra i buoni propositi di cominciare, finalmente, a spezzare le catene di questo giogo senza senso.

Il ritorno all'alfa di ogni blasfemia, il non capire il senso di questa festa. Quest'anno, te lo prometto, sarà l'ultimo in cui mi sentirò costretto ad essere un androide con il ghigno felice. Un anno ancora, e mi riprenderò ciò che mi appartiene. Il silenzio di questo giorno é così denso che la sua profondità mi dà vertigini, ed é pari solo al mistero che lo genera. Sono nato libero, ma, ancora una volta, i tuoi lustrini mi hanno impedito di vedere la Luce che viene nel mondo. 

Buon Natale anche a te.  kriticadellaragione.blogspot.com
(Megas)


JCS by Un Kritico

9 dic 2010

- KMagazine n°1 -

 
A tre mesi dall'apertura del blog, e piu' di 11mila contatti abbiamo deciso di intraprendere una nuova avventura. 

Diamo il benvenuto a K, la rivista ufficiale del blog!



7 dic 2010

- Interrail #1 -

Capitolo Primo:
Fra venti giorni partirò


22 Giugno 2005.

La mia prima prova scritta all'esame di maturità iniziò così: “Fra venti giorni partirò”.

Uno dei più classici argomenti, il viaggio, banalizzato ulteriormente al racconto delle mie future vacanze. Beh… non era un viaggio qualsiasi... era il mio viaggio di maturità.

L'esame è considerato un evento chiave nella vita di uno studente. Presuppone la fine del terrore prima dell’interrogazione, quando la prof controlla lentamente il registro e assapora l’unico momento in cui la classe pende dalle sue labbra. La fine dei compiti a casa e dei compiti in classe a sorpresa. La fine di assemblee di classe e d'istituto, di lotte studentesche, a qualsiasi cosa servano. La fine di materie odiate e considerate inutili da tutti, di argomenti imposti dai programmi ministeriali, di un sistema che non è mai piaciuto a nessuno. Da ora in avanti si studierà solo quello che ci piace, quando ci piace. Ovviamente non tutto questo è vero, ma un diciannovenne è abbastanza immaturo da pensarla così. Non credo che il nome dell'esame sia azzeccato perché, sinceramente, non credo che uno maturi veramente a 19 anni, anche se è convinto di esserlo. Per non parlare del fatto che ogni ragazza già a 16 anni si sente molto più matura di quelli della sua età.
Chiedere in giro per credere.

Quello che è sicuro è che per tutto il quinto anno in classe non si parla d’altro. “Siamo troppo indietro coi programmi!” “Io ho già a finito la mia tesina e tu?” “Siamo a febbraio…non so neanche l’argomento!” “Secondo te metterà filosofia o storia nella terza prova?” “Ho degli amici a Roma che conoscono gente che conosce altra gente che forse saprà le tracce del tema in anteprima.” “Non ce n’è bisogno, è sicuro che il tema di letteratura sarà su Svevo quest’anno. Io mi leggo i suoi libri dall’estate scorsa”.
Per la cronaca quell’anno uscì Dante e per Italo Svevo si sarebbero dovuti aspettare altri quattro anni.

Per quanto mi riguarda io mi presentavo all'esame con la consapevolezza che non avrei preso gli 82 punti che mi mancavano al cento, deludendo molte aspettative. Al tema potevo sperare solo nel saggio breve. Non avevo avuto il tempo di aprire il libro di letteratura italiana prima delle prove scritte. Non avevo voglia di leggere i quotidiani per essere forse in grado di fare la traccia di attualità. Difficilmente avrei potuto fare il tema di storia visto che il nostro programma in classe era arrivato al 1945.

Ora mi piacerebbe rileggere quel tema. Mi ricordo molto poco. Iniziava enunciando le mie aspettative sulla quindicina di giorni che avrei dovuto passare in Spagna con gli amici. Andava avanti con qualche abbastanza scontato discorso sulle aspettative che non vengono rispettate. Mi ricordo perfettamente solo che, dovendo indicare il destinatario del saggio breve, io lo indirizzai al giornalino scolastico. Il nostro giornalino.

Io e alcuni miei compagni eravamo così preoccupati dall’esame che a gennaio della quinta
fondammo un secondo giornalino scolastico, in risposta alle sporadiche uscite e alla bassa qualità dell’altro. In realtà era solo voglia di affermarsi e di lasciare qualcosa alla scuola che tutto sommato forse non ci aveva lasciato abbastanza. Scatenammo sei mesi di concorrenza serrata tra le due redazioni ed è inutile dire che siamo ancora convinti di avere stravinto. Il nostro trionfo è stato l'ultimo numero in cui sparavamo a zero sul sistema scolastico. Distribuito il penultimo giorno di scuola con addirittura una copia per studente, tanto le risme le avevamo rubate ai nostri concorrenti.

Questa era la mia quinta liceo. Il nostro esame fu pieno di ingiustizie e scorrettezze. Il nostro gruppo classe, un tempo forse unito, sarebbe crollato entro pochi mesi e ancora oggi molti non si parlano più. Ma questo succede ogni anno in ogni classe.
Il mio tema ha preso 13 punti su 15 e anche per quello non sono riuscito ad arrivare a 100.
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(Roberto)


01 - Fito & Fitipaldis - La Casa Por El Tejado - EMG - www.elitemusic.tk by Coleguita-1

6 dic 2010

- Il vecchio e la bambina -

(Schiele - L'abbraccio 1917)

Lui ha la panza a forma di mezza anguria, i capelli bianchi un po’ radi. Porta un anello d’oro al dito.
Lei è bella, ha una folta chioma ondulata e la carnagione scura. Veste un vistoso costume rosso a due pezzi.
Cos’avranno da condividere, il vecchio e la bambina? Nulla… assolutamente nulla!
Non vi è condivisione nel loro stare insieme… le due entità non si fondono… non danno vita a qualcosa di più grande e profondo delle loro individualità… come invece capita di vedere guardando una coppia di innamorati, o anche solo due amici…
Si assiste altresì ad un mero scambio.
Ognuno dei due cerca nell’altro qualcosa che non ha più o che non ha mai avuto… nella speranza di colmare un vuoto… forse addirittura coltivando l’illusione di poter essere felice…
Ognuno dei due da' qualcosa all’altro… ma non è un dare generoso e altruista… è un dare per avere… uno scambio, appunto.
Lui cerca giovinezza… lei gli concede la sua… ma questo non toglie a lui nemmeno un anno… anzi, il contrasto con lo lei lo fa sembrare più rincoglionito di quanto in realtà non sia…
Lei cerca benessere… lui è generoso… ma la ricchezza che le offre è effimera... il benessere è materiale… ma è sufficiente?
Lui le offre un altro drink.
Lei, per ringraziarlo, lo bacia sulla bocca.
Ma non è un bacio passionale… è un bacio freddo e distaccato… quasi forzato e obbligato…
Do per avere… ricevo e quindi restituisco…
Così funziona tra di loro…
Così stanno insieme, il vecchio e la bambina.
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(Mattia)



4 dic 2010

- Blow -


Titolo originale:Blow
Nazione:Usa
Anno:2001
Genere:Drammatico
Durata:117"
Regia:Ted Demme
Cast:Johnny Depp (George Jung); Penelope Cruz (Mirtha); Jordi Molla (Diego Delgado); Paul Reubens (Derek Foreal); Ray Liotta (Fred Jung); Rachel Griffiths (Ermine Jung); Franka Potente (Barbara)
Casa distribuzione: Warner





3 dic 2010

- Sognando apertamente -

(Chagall - Parigi attraverso la finestra 1911)


Giuro mi sveglio....son desto!
Penosa la luce del sole....mi getto!

Non vedo la fine, è il vuoto che danza.
Invento e coloro l'attesa;
di certo non cadrò per non destarmi di nuovo.
Proseguo divertito,
lo spazio si fa scherno del tempo;
incatenato colui che si arricchisce attraverso il tedioso susseguirsi delle stagioni.
Voglio volare, posso volare,
il pensiero torna all'origine;
la fantasia si dimena eroica vincendo la battaglia dei doveri.
Non ha alcun senso votarsi all'utile;
gioia e dolore si confondono tra risa e pianto,
e né l'una né l'altra si riconoscono in alcun nome.

Penosa la luce del sole...la spengo!
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(Stefano)

Are You In - Incubus by Arlequín Café - Bar

2 dic 2010

- Kim & Roberto -

(Ernst Haas - Blurred figures running, 1955)


Kim è uno scricciolo di bambino con un linguaggio molto forbito, segnato nel fisico da una rara malattia che gli impedisce anche la crescita dei capelli. A scuola porta un cappello da baseball che non toglie mai.

Il suo amico si chiama Roberto, uno che ci tiene al suo fascino, la mattina ama mettere una punta di gel sui  capelli, per poi accarezzarseli tutto compiaciuto. Roberto è anche quello che dice “ciò che è mio è mio e ciò che è tuo è pure mio” difficile fargli condividere un gioco, più facile che “involontariamente” ne scivoli uno non suo in tasca.

Roberto con Kim è diverso, nei tre anni di scuola che passano insieme, si stabilisce tra loro un rapporto di amicizia fatto di gesti spontanei, sinceri, genuini.
La prima cosa che Roberto fa, senza che nessuno  glielo chieda, è indossare per tutto il giorno un cappello simile a quello del suo amico, quindi scatta la condivisione dei giochi, poi lo  scambio, infine il regalo.
Kim e Roberto amano parlare, si raccontano una sacco di cose, sono uniti dall’amore verso i gormiti e lo sport.

Kim è consapevole della sua malattia e risponde seccatamene a chi chiede notizie dei suoi capelli.

Una mattina tutti i bambini sono seduti in cerchio, uno fa notare a Kim due fili esili e biondi che escono dal suo cappello, Kim guarda Roberto e  chiede “mi sono cresciuti ?”
Roberto si alza, solleva il cappello del suo amico, gli accarezza la testa, che scruta con grande attenzione, quindi rimettendogli il cappello, risponde “i capelli non ci sono ancora, ma stai tranquillo tra poco ti cresceranno!


Ancora avverto l’emozione di quel gesto e di quelle parole e mi domando perché questa naturalezza, tipica del mondo infantile, si trasformi spesso, nel mondo degli adulti, in un sentimento di falsa pietà.
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 (Maca)


Sigur ros-gong by Sigur Rós