20 dic 2011

- Step out from your comfort zone -


Ecco quello che sto cercando di fare. Uscire dalla mia comfort zone.
Mia figlia non solo ha portato allegria e freschezza, ma anche una buona dose di coraggio.

Ecco cosa faro’:

Mi mettero’ nelle scarpe di un altro
Pensero’ al contrario
Faro’ un buon piano d’azione
Esplorero’ nuovi ambieni
Saro’ come un bambino

 Ci provero’ 
... e poi ci provero’ di nuovo




26 set 2011

- What is due -




Prima mi sono chiesta se avrei dovuto scrivere un messaggio su 09/11.
Poi ho deciso che non lo avrei fatto.
Infine ho pensato ad altro, non ho letto giornali, quotidiani, non ho acceso la televisione e neppure il computer.

Ho lasciato passare i giorni. Qualche accenno qua e là ma in fondo basta non guardare.
Poi ieri sera i bimbi sono andati a letto presto e ci siamo concessi Hannah e le sue sorelle.
Il Woody Allen dei tempi migliori.
La New York della mia vita.
E come sempre.

Mi sembrato di rivedere e risentire tutto.
L'aria gelida sulla pelle, stretta nel mio cappottino spigato.
I rumori assordanti.
Gli interruttori della luce.
Le veneziane alle finestre.
Gli avocado per cena.
Dean & De Luca. Agata e Valentina. Gourmet Garage.
I ristoranti, i locali notturni, il miglior sushi del mondo.
L'uomo della mia vita e gli amici per sempre.
Quella sensazione di vivere in un film e la certezza che tutto fosse possibile.
E lo era.

L'undicisettembre ha spento le luci del mio fantastico show e per tanti altri ha spento molto molto di più. Quello che è stato ed è venuto subito dopo è qualcosa di cui non mi piace parlare.
E' passato tanto tempo e ancora oggi non so cosa dire.
Solo che amo New York, l'ho lasciata con un biglietto aereo comprato senza convinzione, infilando negli scatoloni un pezzo di vita che qui non avrebbe mai trovato posto e ho pianto.
Ma quando vi sono tornata più e più volte dopo, l'ho ritrovata uguale.
E l'ho risentita mia. E mi ci sono ripersa dentro.
E so che sarà sempre così.

It is an ugly city, a dirty city.
Its climate is a scandal.
Its politics are used to frighten children.
Its traffic is madness.
But there is one thing about it..
Once you have lived in New York 
and it has become your home,
no other place is good enough.
(John Steinbeck, 1953)

Un pensiero a lei e a tutte le persone che non ci sono più


23 set 2011

- "It's the default, stupid!" -




Non ha alcun senso parlare di piani di salvataggio. Non ha senso da un punto di vista economico. Non ne ha, tantomeno, da una prospettiva razionale. 

Non ha alcun senso parlarne, mi fa quasi venire la nausea. Ma sono immerso da tali insensate fandonie, che non posso farne a meno. Last but not least, lo spettro del fallimento s'aggira tra noi tutti (sì, anche te che leggi e me che scrivo) e condiziona le nostre quotidianità. 

Il nostro Paese è, come tutti gli stati occidentali, tecnicamente fallito da un bel pezzo. Ma sono solo io a saper fare il buon conto della serva? 

Per decenni abbiamo finanziato in deficit dapprima gli investimenti. Successivamente, anche la spesa corrente. E fin qui ci siamo. Se abbiamo commesso la grave imprudenza di accendere per errore un telegiornale, conosciamo il concetto. Quello che ai più sfugge è il significato del concetto. 

Banalmente, incamero ogni anno fiscale 100, ma spendo 103 (se va bene). La differenza la chiedo in prestito. 

Una qualsiasi famiglia assennata troverebbe un simile sistema ripugnante, soprattutto se preso a modello in via consapevole. 

Assume particolare valenza grottesca la circostanza che tale dottrina della rovina abbia quale riflesso (pavloviano, verrebbe da dire) un'allure di credibilità per "convincere i mercati" a continuare a prestare. Nient'altro che una sorta di ordalia di mistico affidamento sulle capacita reddituali di noi tutti sfigati appartenenti alla working class, altrimenti apostrofati "contribuenti". 

Dei nostri redditi sono rimaste solo le monetine, debitamente ridotte all'osso dai satrapi d'occidente, in attesa di un non ancora identificato cavaliere orientale che ci salverà. 

Ricordate tutti per cosa servirono le monetine di fronte all'hotel Raphael?

16 set 2011

- In barca a vela -



In barca a vela...
... la natura detta i tempi, l'uomo si adatta.
... l'arredamento e i bagagli sono ridotti all'essenziale. E non si sta per niente male.
... il capo designato e' il piu' esperto e saggio del gruppo. Prende le proprie decisioni per il bene e il meglio di tutti. E' il primo ad alzarsi e l'ultimo ad andare a dormire. 


In barca a vela...
... i compagni di viaggio fanno tutta la differenza del mondo.


In barca a vela...
... non si puo' fuggire da chi si e'.



14 set 2011

- Da grande -



C’è una domanda che mi sento ripetere fin da quando avevo 5 anni o forse anche meno.

“Allora, che cosa vuoi fare da grande?”.

Prima risposta: “Uffa che palle ste domande”. Ma non si può dire.

Perciò le risposte sono state e sono ancora oggi le più svariate. Ma la questione fondamentale a mio parere è un’altra: che cosa vuol dire “grande”? Quando lo si diventa? A 18, 25 o 30 anni? Quando si è maggiorenni, laureati o sposati? E’ una questione puramente anagrafica, sociale, di status oppure no? BOH.

Sinceramente non si tratta di un argomento che mi abbia attanagliato la mente più di tanto, sennonché nell’ultima settimana è avvenuto un fatto, anzi due: due ragazze che ho avuto il piacere (ma anche il dispiacere) di frequentare per un po’, hanno dato alla luce due bellissime bambine. Che bellezza! L’ho scoperto per pura casualità dalle foto pubblicate sul loro profilo di facebook (il che è anche un pò triste). Ma sono stato felice e ho scritto loro le mie congratulazioni (sincere si intende, eh!)

Ma c’è un ma. Ovvero: loro in un certo senso sono diventate “grandi”.

E io?




12 set 2011

- Milano. Giorno 1 -



Parco Sempione. Area gioco bimbi.
'Ciao, tu sei la mamma di quel bimbo che va a scuola col mio, vero?'
'Si, si chiama Tommaso'
'Ah, bhè. Domani si inizia'
'Sì, siamo pronti. Penso'
'Anche noi. Quest'anno sarà meglio. Le nuove maestre sono bravissime. Seguiranno un programma di didattica migliore dello scorso anno. Hanno creato l'angolo della matematica, cose così'
'L'angolo della matematica? Non ne sapevo nulla'
'Si, si. Sai il prossimo anno il mio va alle elementari e deve essere pronto'
'Si, forse qualcosina deve già sapere'
'Tu sai dove lo manderai?
'Veramente Tommaso non ha nemmeno quattro anni. Per ora non so'
'Io ho visto la scuola francese ma è difficilissimo entrarci. Sai io sono francofona. Se no ci sono la Leone X, le Marcelline o la st. James'
'Della pubblica non se ne parla immagino'
'Stai scherzando?'
'Dicevo così, per dire...'

All'uscita del Parco.
'Oi ciao cara!'
'Ciao, come state? Rientrati?'
'Si. Bene, bene. Oggi siamo di fretta. Ci vediamo domani dopo la scuola?'
'Sì, penso ci saremo'
'Ti chiamo quando arrivo. Alle 4 devo vedere il nuovo asilo sopra alla Coop. Ne hai sentito parlare?'
'Veramente no. Ma poi io Viola l'ho già iscritta'
'Guarda ti dico domani. Questo ha uno spazio realizzato seguendo la bio-architettura. E' bilingue e fanno arte-terapia'
'Bilingue? In inglese? Ma poi tu alla materna non la manderai alla francese con il fratello?'
'Si ma tanto bilingue cosa vuoi che significhi? Le insegneranno a dire one, two three e horse'
'Ah, capito. Allora a domani'
'E poi mio marito va a vedere il corso di judo per i ragazzi. Domani ti dico anche di quello'
'Sì certo. Il judo..'

Al semaforo. Attraversando la strada.
'Ciao Francesca'
'Oh ciao, scusa ero distratta'
'Ma figurati. Come stai?'
'Noi bene. E tu? Le bimbe?'
'Bene, sono a casa con la tata. E i tuoi? Fammeli vedere. Oh come sono cresciuti!'
'Si, davvero'
'Allora ci sarete di nuovo al corso di musica?'
'Mmmh non credo. Tommaso si annoiava a morte le ultime volte'
'Ah ma io ci porto la piccola. La grande adesso la spingo verso uno strumento. Sai il metodo Yamaha?'
'Yamaha..forse avevo letto qualcosa. Ora non ricordo'
'Uh se hai bisogno chiedimi, ti spiego tutto'
'Grazie, ci sentiamo'
'Certo. Ricordati Yamaha.
'Si, Yamaha'

La sera. A letto.
'Bu?'
'Si'
'Ma tu quando dici di andarcene da Milano, sei serio o è così solo per dire?'




9 set 2011

- Un anno -


Un anno è un anno.
E fin qui siamo tutti d’accordo!
Se i numeri fossero sufficienti a raccontare una storia, la nostra direbbero più o meno questo: 22 autori, 167 post (io preferirei chiamarli contributi), 40.420 visite. Quanti lettori vi siano dietro di esse è questione assai dibattuta ma ahinoi senza risposta certa. Ognuno può pensarla come vuole. E così sia!
Eppure la nostra storia nasce e va ben oltre i numeri (non me ne vogliano i matematici!)
Nasce da amicizia.
Cresce come passione.
Va dove decideremo di portarla.
Insieme!


6 set 2011

- Una serata di fine estate -


Ieri sera abbiamo voluto fare i bravi cittadini.


Ci siamo messi d’accordo nel pomeriggio, abbiamo trovato le informazioni necessarie e soprattutto non abbiamo tentennato ma semplicemente lo abbiamo fatto.

Con la nostra vespetta ci siamo addentrati in una parte di Milano che raramente percorriamo… giunti a destinazione, abbiamo fatto due passi e ci siamo coccolati con una birra rigorosamente rossa… poi ci siamo seduti…

“la sfida e’ far dialogare innovazione e tradizione, non presentarle come antitesi come accade oggi”

“la questione generazionale non riguarda solamente una parte del paese”

“nel passato, per troppi anni ha fatto carriera chi era sempre d’accordo”

“bisogna saper distinguere tra chi pone un problema politico e chi cavalca l’antipolitica”

“l’uguaglianza dovrebbe essere intesa come un sinonimo di concorrenza leale”

Ebbene si! Non abbiamo fatto nulla di stravolgente, abbiamo semplicemente partecipato ad un dibattito… un dibattito sulla citta’, i giovani, la politica ed il paese.
Pero’ non e’ forse dalle piccole cose che si comincia?

“Discorsi gia’ sentiti” ha bofonchiato qualcuno alla fine dell’incontro.
Forse e’ cosi’, pero’ io qualche cosa a casa credo di essermelo portato.

E’ la consapevolezza che la nostra generazione non e’ senza speranza come molti credono. La nostra generazione si trova fronteggiare una sfida (che e' anche un'opportunita') impegnativa ma che puo’ essere vinta (ma soprattutto deve essere giocata): “dimostrare al mondo che un cambiamento deve e puo' esserci”

Il mondo appartiene a chi fa qualcosa per migliorarlo!
…e si comincia dalle piccole cose

24 ago 2011

- Ero e Sono -


Credo molto nell’educazione e piu’ in generale nell’influenza che esercitiamo sulle persone che incontriamo in quel viaggio chiamato vita.

Eppure mi affascina quando nei miei nipoti vedo un lampo o un comportamento istintivo che e’ loro e solo loro.

Spesso mi trovo a concludere che noi siamo al tempo stesso quello che siamo per nascita e per natura e quello che invece siamo per le esperienze che abbiamo vissuto e che gli altri ci hanno fatto vivere.

Da un lato siamo sempre la stessa persona e dall’altro siamo una persona che cambia ogni secondo (non ci si bagna mai due volte nello stesso fiume ha scritto qualcuno qualche millennio fa).  

***

Per le mie nozze di argento con la vita sono andato a rivedere alcune foto di quando ero  bambino. Due in particolare mi hanno simpaticamente svelato che ci sono aspetti di me oggi che hanno radici molto profonde... molto piu' profonde di quanto pensassi...

L'esprimere la mia liberta' attraverso un modo di vestire non sempre convenzionale


Vivere la vita con gioia e magari (questo piu' si cresce e piu' e' difficile) anche un po' di spensieratezza



23 giu 2011

- 25 -



Ti ho aspettato con grande emozione e impazienza, come si addice ad una bambina che vuole il bambolotto nuovo e non pensa ad altro. Ormai, una vita fa.
Sei arrivato una sera d'estate, mentre giocavo a nascondino con ragazzini più grandi di me.
Ti ho trovato bruttissimo, rosso paonazzo, extraterrestre con le manine in eterno movimento.
Ho pensato che saresti migliorato col tempo.

Sei stato l'inizio della mia vena materna.
Ho dovuto addormentarti, imboccarti, cambiarti, portarti a scuola e anche venire a prenderti. In un tempo in cui non sempre avevo voglia di farlo.
Ti ho accudito con la leggerezza dei quindici anni. Sfinendoti di cassette di Walt Disney, erudendoti sulle vicende di Lupin, portandoti a fare le vasche in via Palestro in mezzo a gruppi di scoppiati come me, insegnandoti a scrivere il mio nome e quello delle mie amiche, facendoti diventare la mascotte di gente molto più grande di te.

Sei stato un gioco divertente e un grandissimo impegno.
Il mio compagno nel deserto.
L'odore di buono in cui affondare il naso.
Il più importante di tutti.
Il libro da leggere la sera.
Le coccole nel letto.
I compiti in cucina.
Le sgridate e le difese.
Il tempo che passa.
Il Liceo e l'Università.
Le partenze e le lunghe attese.
I ritorni di poche parole.

Sei diventato grande in fretta.

Oggi sei un uomo fatto, con le spalle larghe, la barba aguzza e le grandi mani.
Ti cerco e non ti trovo.
Per sapere di te, devo ricorrere a Facebook.
Ti condivido con una miriade di amici e conoscenti.
Ma ti guardo sempre con grande amore.
Ti abbraccio idealmente anche quando non lo faccio.
Ti stringo forte come quando eri bambino.
E ti proteggevo.
E speravo sempre e solo il meglio per te.

Tu che eri piccino e oggi hai 25 anni. Tu che sarai sempre nella parte più bella della mia vita. Lì dove stanno i pensieri felici, le parole di bene, i grandi sentimenti, le persone speciali.
Perchè non potrò mai smettere di amare tutto quello che c'è dentro e fuori di te.

20 mag 2011

- H2O, le implicazioni -


·   

     Riprendiamo da dove ci siamo lasciati ieri:
     
      - Se vince il si, nessuno impedirà ad un AATO di organizzare una gara per l’affidamento del servizio idrico e che a vincerla sia un privato o a una società mista.  
·          -  Se vince il no, nessuno impedirà ad una società a capitale pubblico di partecipare alla gara e di vincerla se lo merita.  

La legge attuale infatti vuole solamente favorire una maggior partecipazione di soggetti con vocazione industriale, nel tentativo di portare a termine il cammino verso una maggior industrializzazione del servizio idrico iniziata nel 1994 con la Legge Galli. Da notare che il Decreto Ronchi presenta le stesse caratteristiche di un ddl proposto dal Ministro Lanzillotta nel 2006 sotto il governo di Prodi e sostenuto da gran parte del centro-sinistra (motivo per cui oggi Bersani o chi per lui del PD non può presentarsi in tv per dire alcunché); ma soprattutto la questione è questa: tale decreto ha una portata che è stata esagerata all’infinito da una propaganda, portata avanti soprattutto dalla sinistra più radicale, che almeno per una volta è stata più efficace di quella di destra.
ATTENZIONE: se, come si sente dire, alla porta ci fossero le grandi multi-nazionali e i privati pronti ad “assetarci”, essi dalla porta ci sarebbero già entrati da tempo: ad oggi ci sono già tutte le condizioni affinchè i privati e le multi-nazionali conquistino il mercato dei servizi idrici italiani. Peccato però che su 114 affidamenti, solo 5 siano in mano privata e la maggior parte delle gare vadano deserte per mancanza di contendenti. Come mai? Ciò avviene poichè l’acqua è un business che non rende, perchè i rischi in capo ai soggetti privati sono troppo elevati, perché lo stato delle nostre infrastrutture è penoso e nessuno si vuole imbarcare in operazioni titaniche di investimento che porterebbero all’aumento delle bollette e alla sollevazione popolare. E non sarà certo il misero Decreto Ronchi a consegnare l’acqua nelle mani loro.
Ma ad una cosa dobbiamo rassegnarci: una certa partecipazione dei privati c’era, c’è e ci sarà. Sia a causa di competenze tecnico-manageriali in mano alle società, sia per ragioni economico-finanziarie. Questo perché lo stato delle infrastrutture è pauroso, la rete perde in media circa il 40% dell’acqua che viene immessa e l’importo degli investimenti stimato per i prossimi 30 anni è di 65 miliardi di euro (dati Co.N.Vi.Ri e Anea-Utilitatis). E chi paga? Risposta: noi. Ah già perché mi son dimenticato di dirvi: qua si parla di privatizzazione dell’acqua, che l’acqua è un diritto ed è un bene pubblico etc. ed è tutto vero. Ma l’acqua come bene comune ce la beviamo in montagna alla fonte, mentre per farla arrivare al rubinetto di casa servono tubature, depuratori e poi impianti di smaltimento e fognatura. E bisogna mantenerli. E chi deve sborsare i soldi?Risposta: noi!
“Noooo!!” mi direte, “io non voglio che le bollette aumentino!” e bla bla bla”. Bene, chi paga allora? Perchè il punto fondamentale è proprio qui, non siamo disposti a sborsare una lira nè ad assumerci il dovere (si, si parla anche di dovere e non solo di diritto) di contribuire affinchè venga assicurato per il futuro un servizio idrico di qualità a chi verrà dopo di noi. O vogliamo continuare a pretendere un servizio di qualità gratis e a trovarci con dei buchi così nei tubi nei prossimi anni?
Troppo spesso il pubblico rinuncia a compiere gli investimenti necessari per ragioni di consenso elettorale e troppo spesso il privato fa il furbetto pensando al suo tornaconto. Ma troppo spesso noi non siamo pronti a far fronte ad un aumento delle tariffe, che pur in Italia sono tra le basse in Europa, e siamo pronti a gettar la croce a chi si impegna a investire e a dover inevitabilmente accrescere le tariffe.

In definitiva il decreto Ronchi non tocca le criticità salienti del nostro sistema e non imporrà alcun cambiamento significativo. Ma i promotori del referendum, contestando la consegna al mercato dei servizi idrici, dovrebbero spiegare qual è l’alternativa che si propone: si vuole tornare ad una gestione pubblica locale? Con quali fondi e quali competenze? Non si tratta più di tirare fuori l’acqua dal pozzo e di portarla dentro casa in un secchio come una volta.
Oppure si vuole statalizzare il tutto, come ormai solo Chavez nel mondo fa?E comunque di nuovo: con quali soldi con il nostro bel debito pubblico?
Tutti gli esperti del settore (Massarutto, Drusiani, Boitani, Scarpa) propongono che a fianco di una maggior industrializzazione del settore, attraverso un più esteso ricorso al mercato, si affianchi un forte ruolo di controllo e regolazione da parte delle autorità pubbliche ovvero: la creazione di un’autorità di regolazione indipendente che controlli che ad un aumento tariffario corrisponda un aumento della qualità del servizio, il miglioramento del sistema tariffario affinchè sia più efficiente, equo ed incentivante alla riduzione degli sprechi, così come schemi di allocazione dei rischi che incentivino le società di capitali ad intervenire nel settore e a metterci i soldi. Chissà perché però, la politica non prende in considerazione tali questioni che da anni sono sul tavolo e preferisce concentrarsi sulla forma della gestione più che sugli interventi di sostanza.

Io andrò a votare, convinto che comunque si debba, ma dico: attenzione a non farci imbambolare dalla campagna elettorale che ha ingigantito la portata di questo referendum, il quale vuole abrogare una legge che dice molto poco e vuole abrogarne un’altra con conseguenze che sarebbero nefaste per il settore.
Io voterò scheda bianca.
(Pietro)

19 mag 2011

- H2O, i quesiti -


Il 12 e 13 Giugno saranno i giorni del referendum: andremo a votare (si, ci andremo!) anche per l’abrogazione di due disposizioni di legge che riguardano quella conosciuta come “privatizzazione dell’acqua”. Parto con due affermazioni, tanto per far capire il taglio di questo mio intervento:
a)     -  io personalmente sono contro la privatizzazione dell’acqua;
b)    -  questo referendum non è contro la privatizzazione dell’acqua, bensì sostanzialmente contro nulla.
Esaminiamo separatamente i due quesiti oggetto di referendum:
Il primo quesito  “Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica. Abrogazione” recita «Volete voi che sia abrogato l'art. 23 bis (Servizi pubblici locali di rilevanza economica) del decreto legge 25 giugno 2008 n.112 "Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria" convertito, con modificazioni, in legge 6 agosto 2008, n.133, come modificato dall'art.30, comma 26 della legge 23 luglio 2009, n.99 recante "Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia" e dall'art.15 del decreto legge 25 settembre 2009, n.135, recante "Disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della corte di giustizia della Comunità europea" convertito, con modificazioni, in legge 20 novembre 2009, n.166, nel testo risultante a seguito della sentenza n.325 del 2010 della Corte costituzionale?»
Risposta? BOH!
Facciamo ordine. Oggi il servizio idrico in Italia è organizzato in questo modo: sul territorio nazionale sono costituite 92 ATO (Ambiti Territoriali Ottimali), guidate dalle Autorità d’Ambito Territoriali Ottimali (AATO), le quali sono composte dai rappresentanti degli enti locali dell’ATO di riferimento. Ad esempio in Piemonte abbiamo 6 ATO, mentre in Puglia, Sardegna e Valle d’Aosta vi è un unico ATO regionale. Le AATO sono responsabili dell’affidamento del servizio idrico ad un operatore o gestore. L’articolo 23 bis o Decreto Ronchi, che il referendum si propone di abrogare, tratta delle modalità di affidamento. Quali sono oggi queste? In ogni ATO il servizio viene affidato ad un unico gestore (anche se poi in realtà non è così) tramite gara pubblica (sostanzialmente un’asta) oppure tramite affidamento diretto a un soggetto pubblico. Questa seconda modalità, conosciuta come affidamento in house funziona pressappoco così: io ente locale affido in via diretta la gestione del servizio nella mia area al gestore Mattia Tarizzo, perché è mio amico, perché lo conosco, perché so che non aumenterà le tariffe etc.; tale modalità di affidamento va contro i principi comunitari in materia di concorrenza e appalti, ma l’Unione Europea ha lasciato un margine di tolleranza: ovviamente il margine in Italia si è trasformato in voragine, tanto che il 50% degli affidamenti oggi avviene tramite questa modalità. La legge che si vuole abrogare vuole colpire gli affidamenti in house e dice: tutte le concessioni devono essere effettuate tramite gara, gara a cui possono partecipare solo società per azioni. Ecco qua la contestata imposizione della privatizzazione. Attenzione però: alla gara possono partecipare s.p.a. a capitale pubblico (esempio la SMAT di Torino), s.p.a. a capitale privato o società miste. Per tale motivo, più che di consegnare il servizio idrico in mano ai privati, mi sembra più giusto parlare di consegna del servizio nelle mani del mercato. Chi vuole aggiudicarsi il servizio, partecipa alla gara e che vinca il migliore, sulla base della qualità e del piano tariffario presentato da ogni pretendente (ci sarebbe da fare un lungo discorso sulla validità di una gara in cui tutto viene deciso a monte). Se Mattia Tarizzo, a cui il servizio è sempre stato consegnato direttamente, si dimostrerà efficiente, egli con tutta probabilità vincerà la gara in quanto un soggetto pubblico parte con un bel vantaggio su uno privato che deve pensare anche al suo tornaconto.
La portata di tale legge è stata diminuita notevolmente con il suo regolamento attuativo : la Lega Nord infatti si è messa di traverso, in quanto la legge “bolla” tutte le gestioni pubbliche dirette, presenti in prevalenza al Nord, come inefficienti e le costringe a “gareggiare” anche quando si sono dimostrate efficienti e perfette; per tale motivo è stata introdotta una classica deroga all’italiana secondo cui viene evitato il ricorso alla gara  in caso di “(…) situazioni eccezionali che, a causa di peculiari caratteristiche economiche, sociali, ambientali e geomorfologiche del contesto territoriale di riferimento( quali?), non permettono un efficace e utile ricorso al mercato”. Ovvero, ci sono tutti i presupposti affinchè tutto o quasi rimanga come prima.

Il secondo quesito Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all'adeguata remunerazione del capitale investito. Abrogazione parziale di norma, recita: «Volete voi che sia abrogato il comma 1, dell’art. 154 (Tariffa del servizio idrico integrato) del Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 “Norme in materia ambientale”, limitatamente alla seguente parte: “dell’adeguatezza della remunerazione del capitale investito”?».
Dunque, oggi nel calcolo della tariffa viene tenuto conto della remunerazione del capitale investito che deve essere corrisposta al gestore ed è garantita e fissata al 7%. “Via profitti dall’acqua..non si fanno profitti con l’acqua etc.”. Giusto, bello. Il referendum si propone dunque di eliminare la remunerazione del capitale dal computo delle bollette. Il servizio dovrà essere dunque gestito non a scopo di lucro. Se si va a vedere il settore gas o elettricità, scoprirete sul sito dell’AEEG che la percentuale di remunerazione del capitale corrisposto per investimenti in tali settori è superiore e varia dal 9 al 12 %.  Però nessuno si lamenta, strano! La portata di un eventuale vittoria di tale quesito referendario è più profonda di quello che sembra: con tali condizioni, nessun impresa sarà mai spinta e incentivata ad investire nel settore e quelle già coinvolte andrebbero facilmente incontro al crack finanziario, conseguenza per cui la fuga dei capitali, che pur servirebbero, sarebbe ancora più consistente di quella attuale. Gli unici soggetti che possono operare senza scopo di lucro (ed eventualmente scaricare gli eventuali debiti sul bilancio pubblico), sono i soggetti pubblici o le vecchie società “municipalizzate”: per finanziarsi però, essendo il capitale proprio limitato, dovrebbero indebitarsi non di poco con le banche, le quali diverrebbero probabilmente le migliori amiche e le azioniste di riferimento. Vogliamo questo? Personalmente, sono convinto che il vero scandalo sia che tale percentuale del 7% sia fissa e garantita e che soprattutto non venga fatta distinzione tra capitale proprio e capitale preso a debito (equity e debt capital secondo la dicitura inglese). Penso anche però che l’abrogazione totale e senza distinzioni proposta dal referendum sia pericolosa e dannosa per il settore.

Ok, qual’ è il succo del discorso dopo questa noiosa pappardella?

·    - Se vince il si, nessuno impedirà ad un AATO di organizzare una gara per l’affidamento del servizio idrico e che a vincerla sia un privato o a una società mista. [Le aste le organizza il soggetto pubblico, ovvero l'AATO: ad oggi l'asta è solo una delle modalità possibili per l'affidamento ed il decreto Ronchi vuole renderla l'unica possibile. Se vince il si, ovvero viene abrogata la legge, la gara tornerebbe ad essere una delle modalità e non l'unica, quindi rimarrebbe possibile per un AATO ricorrere ad essa quando lo voglia. Su questo non si va troppo sul sicuro però, in quanto  il punto oscuro è che, se vincesse il SI, nessuno sa dire quale sia la disposizione di legge a cui si ritorna a ritroso (Testo Unico del 2006, oppure leggi del 2003 o 2002??): è qui io dico: ci spiegate l'alternativa che si propone?]

·     - Se vince il no, nessuno impedirà ad una società a capitale pubblico di partecipare alla gara e di vincerla se lo merita. [Se vincesse il NO, rimane la legge e dunque bisognerà passare attraverso l'asta per forza: ma ad essa ci possono andare anche s.p.a. a capitale interamente pubblico o quasi...sempre una s.p.a. e quindi soggetta alle regole di mercato, però con quote azionarie detenute dagli enti locali .Ed qui io dico: più che di privatizzazione si dovrebbe parlare di ricorso al mercato]

18 mag 2011

- Think Original -



Lunedi' mattina siamo arrivati in ufficio e abbiamo trovato Alessandro...


uno cosi' voi non lo chiamereste almeno per un colloquio?

17 mag 2011

- Miracolo a Milano -



Il voto di ieri mi ha sorpreso…


Domenica volevo scrivere un post alla Moretti… Non vinciamo mai… Perché dovremmo vincere questa volta? A Milano… Con Pisapia…


Stamattina ho avuto un breve scambio di e-mail con alcuni amici… loro dicevano che ha vinto il meno peggio… che Pisapia non era il candidato ideale… che ha vinto per demerito della Moratti e non per merito suo…

Questa corrispondenza, insieme al risultato del voto di ieri,  scaturisce in me due riflessioni: sul ruolo di sindaco e su quello delle primarie.


Se la Moratti fosse stato un buon sindaco non avrebbe permesso a Berlusconi di personalizzare (e “nazionalizzare”) lo scontro (che purtroppo non è quasi mai DIALOGO) per rinnovare il proprio mandato…


Se la Moratti fosse stato un buon sindaco non avrebbe chiuso il confronto televisivo con il proprio avversario accusandolo di furto (dedicando a tale accusa un minuto dei due a disposizione per rispondere alla domanda che cosa farà nei primi 100 giorni a palazzo marino in caso di conferma)…


Se la Moratti fosse stato un buon sindaco avrebbe parlato di cosa ha fatto di buono in questi 5 anni… perché no? Avrebbe potuto parlare di cosa avrebbe potuto fare meglio… e soprattutto avrebbe potuto parlare di cosa avrebbe fatto, forte dell’esperienza cumulata, per i prossimi 5 anni…


Per me un buon sindaco non è un sindaco perfetto, non è un sindaco con la bacchetta magica, non è un sindaco che non fa errori… Per me un buon sindaco ha il DOVERE (difficilissimo!) di farmi appartenere la città… di farla sentire mia… E la Moratti questo non l’ha fatto…


Da questo emerge che qualche demerito la Moratti sicuramente l’ha avuto… eppure…
Eppure e’ sbagliato dire che Pisapia non abbia giocato un ruolo in quanto e’ accaduto…


Pisapia e’ stato scelto con le primarie… e per me il risultato di ieri e’ una dimostrazione che nessuno meglio dei cittadini sa intuire il vento che tira…


Personalmente credo che se non ci fossero state le primarie… e il candidato del centro sinistra fosse stato Boeri il risultato non sarebbe stato lo stesso…


Dunque… bravo Pisapia ma soprattutto bravi i cittadini che lo hanno scelto attraverso le primarie… e, per una volta, bravo al PD che con le primarie fa scegliere agli elettori il proprio candidato invece che farlo scendere da un palazzo…

13 mag 2011

- Rocking Milano -


Vi presento Viola, brillante collega nonché fine giurisprudente italiana e francese, impegnata in primissima persona da ormai svariati mesi nella campagna elettorale a favore di Giuliano Pisapia.

Si tratta di una voce giovane, dinamica e illuminata, milanese doc, che sono sicuro sarà più che benvenuta (e, perché no, nello stile del nostro blog, criticata) su Kritica.

ça va sans dire, Viola sarà disponibile a interloquire con eventuali "interventisti".

(Megas )


*****

« Hey, ma lo sai che la lista civica Milano al Centro é finanziata da Dall’Utri ? »
Drrriiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiinnnnnnnnnnnnn………………..

Mancano 4 giorni, solo 4 giorni ! Ci siamo, non ci posso credere, il weekend del 15 maggio é arrivato, dopo sei mesi trascorsi a girare sul territorio, a parlare con la gente, a scontrarmi col muro di gomma del cittadino « distante dalla politica » ; concetto inspiegabile, illogico, a guardare all’etimologia stessa del termine « politica ».

Cosa hanno fatto dell’Italia, dei Milanesi, della mia Milano!! Incredibile, oramai si é talmente nauseati che, se si fa ancora lo sforzo di andare a votare, si considera che tale sforzo sia sufficiente di li a 5 anni, e si delega la gestione di casa propria a terzi ignoti e imbellettati, senza accorgersi che le loro scelte determinano il nostro quotidiano.

Non conoscevo Milano. Non ne conoscevo la sua reale estensione. Che poi, Milano é piccola. E’ fatta di tanti splendidi angoli romantici, talvolta detupati da un’architettura bizzarra, ma pur sempre dolci al mio sguardo. Le appartengo. Me ne sono andata 6 anni, ma sono tornata perché le voglio bene, e la credo migliore di quello che mi fanno vedere, di quello che mi raccontano.

Sono stufa dell’informazione che mi circonda, tutta! Il mondo é sufficientemente evoluto da fornici metri di paragone utili per giudicare l’operato dei nostri governanti, con la nostra testa. E onestamente, sono proprio scarsi, i governanti degli ultimi 5 anni!
Quello che si poteva fare, ma non é stato fatto, é sotto gli occhi di tutti, raccontato in lungo e in largo, e non intendo tediarvi anch’io. Potete istruirvi da soli, con un semplice click .

Ciò che non vi raccontano, é l’esperienza di migliaia di cittadini che, nella città più frettolosa e produttiva d’Italia, hanno dedicato i loro momenti liberi, le notti e le domeniche, ai loro concittadini. Gente che sistemava campetti sportivi nei parchi, che piantava fiori nelle aiuole e prendeva l’impegno di annaffiarli per i prossimi 5 anni, gente che faceva danzare gli anziani nei circoli e piantava ciliegi negli asili, gente che si trovava nelle periferie per contrastare l’ondata mafiosa, gente che si trovava in centro per far cultura….gente che tra mezzanotte e le due del mattino puliva piazza Duca d’Aosta, perché in cambio ha avuto il piacere di vedere 20mila persone raccolte intorno ad un palco dal quale si liberava musica. Volontari. Cittadini.

Questa gente si é impegnata nella campagna, ma rappresenta ognuno di noi. Sono le persone che partecipano ad associazioni nei campi più disparati, dallo sport all’assistenza sanitaria, al teatro, al trasporto pubblico notturno delle donne e di chi magari ha esagerato. Sono i rappresentanti delle best practices sviluppate dai milanesi, orgogliosi di rendere più attiva e più bella la loro città.

Giuliano Pisapia alcuni li conosceva, altri li ha conosciuti, di altri magari sa solo che partecipano. Giuliano Pisapia ha deciso di dar loro spazio, voce, fiducia, sostegno. Di centrare lo sviluppo di Milano sull’azione cittadina, seguendo le esigenze indicate degli stessi milanesi, garantendo trasparenza e controllo sull’operato amministrativo (l’opposto dell’esperienza EXPO di questi due anni, per intenderci).
Giuliano Pisapia ha fatto tacere i partiti di sinistra, li ha messi in riga e li ha riportati tra la gente, risvegliandoli dai loro circoli, dove stavano chiusi a far voli pindarici.
Giuliano Pisapia ha studiato per 8 mesi (solo perché non ha avuto più tempo) le criticità della città. Ha ascoltato migliaia e migliaia di voci, ha costruito un programma con loro.
Giuliano Pisapia ha potuto realizzare tutto questo perché è una persona, gentile certo, ma soprattutto competente, che conosce il diritto e le regole alla base della convivenza sociale. Dote necessaria, eppure rara nell’odierna covernance meneghina.
Giuliano Pisapia sa che Milano é una città fortissima, e che deve solo difenderla dagli attacchi di che vorrebbe appropriarsi della sua ricchezza.
Giuliano Pisapia é la persona che può traghettare Milano ad un nuovo momento di splendore. Letizia Moratti è la persona che può farci sprofondare nel baratro del malaffare, per pura e semplice incompetenza, poverina.
In entrambe i casi, Amico e Concittadino, il 15 e 16 maggio ti dirigi verso un cambiamento.


Ti chiedo solo un favore.
Vota responsabilmente.
(Viola)

- Milano a colori -




Qualcuno lo ha definito il ‘terzo uomo’ ma lui, Manfredi Palmeri, candidato sindaco per il Nuovo Polo per Milano, è perfettamente consapevole di rappresentare quell’elemento di rottura di un bipolarismo che, nella politica italiana, non si è dimostrato così vincente.  Con lui tanti e giovani candidati motivati, tra loro abbiamo scelto di presentare, per la sua grinta e determinazione, Anastasia Palli, candidata Presidente per la Zona 1, Milano centro, che si presenta con un programma dinamico, ‘alternativo’, concreto, dalla parte di chi ha voglia di migliorare e veder crescere la nostra città. Una città che meriterebbe di essere più europea ed è per questo che la sua proposta mira a potenziare le iniziative culturali, sociali e di tutela ambientale.
Idee e progetti in perfetta sintonia con il programma del Nuovo Polo per Milano che, in dieci punti precisi, punta alla concretezza e alla realizzazione delle principali necessità della gente. Un programma vero, lontano dagli estremismi e dalle polemiche di fazione come anche da proposte stantie e sempre più uguali a se stesse. Milano deve puntare sulla sicurezza perché sia più vivibile, deve essere informatizzata per facilitare il lavoro delle migliaia di cittadini che ogni giorno vivono e operano in città, deve fornire i mezzi necessari per tutelare il patrimonio artistico e culturale e renderlo fruibile perché una grande città europea sa puntare sulle sue eccellenze. Ed è per questo che Milano deve investire sull’istruzione, sullo sport, sulla gestione delle sue principali strutture utilizzando al meglio le risorse pubbliche che diano la possibilità a chi è realmente motivato di raggiungere i più alti risultati. Solo con persone realmente preparate e motivate si diventa competitivi.
Nel programma di Anastasia poche parole ma tante immagini che raccontano di una Milano grigia, spesso abbandonata a se stessa, alle prese con eterni cantieri e dilaniata proprio nei suo angoli più belli e caratteristici. Armata di macchina fotografica e piantina del centro, ha cercato quel cuore ‘ferito ‘ di Milano che è diventato il suo libro-programma. Nei numerosi scatti tutta l’incuria alla quale è stato abbandonato il centro della città: dalla Darsena agli spazi della ex Scuola di Circo di via Montello, agli eterni cantieri antistanti il Teatro Smeraldo, allo stato di abbandono totale in cui versa il glorioso Teatro Lirico, senza dimenticare le panchine divelte, le strade piene di buche, gli scivoli, mai realizzati, per disabili, che accrescono le loro difficoltà, al verde pubblico che diventa ogni giorno un bene sempre più raro.
Negli anni si è battuta, quasi inascoltata (poiché non gradita a un sistema piatto e convenzionale), perché i suoi progetti provassero a diventare realtà. Il suo obiettivo è dare spazio a una dimensione più umana della città in cui è facile incontrasi e riconoscersi. E per questo che l’obiettivo di Anastasia Palli è la richiesta delle deleghe ai Consigli di Zona, necessarie per realizzare i progetti utili al territorio sul quale si opera, fondamentali per offrire garanzie agli abitanti che chiedono partecipazione attiva nelle decisioni dei Consigli e bisogno di ascolto, utili per lavorare in sintonia con gli organismi centrali del Comune.

Un miracolo? Un sogno? Forse no, se ognuno si impegna a recitare la sua parte e se qualche cittadino, come Anastasia Palli, si fa portavoce dei problemi quotidiani della gente all’interno delle istituzioni che dovrebbero essere più vicine alle loro esigenze, cioè i Consigli di Zona.
La sua idea di politica è quella dell’andare ‘porta a porta’ per conoscere le reali esigenze dei cittadini e non fatta ‘spiando’ la città dai vetri oscurati delle auto blu dove tutto è perfetto perché irreale.
Vorrei che Milano tornasse a essere bella, vivibile e accessibile a tutti. Vorrei che i bambini che incontro all’uscita di scuola possano attraversare strade sicure e curate, vorrei che perfino il passante più distratto possa essere attratto, anche se solo per un attimo, da quell’angolo di città che lo circonda, vorrei che mia nonna e tutti gli anziani possano vivere in una Milano che sappia rispettare la loro storia e la loro vita, mi piacerebbe che i nostri amici animali avessero gli spazi necessari e l’affetto che meritano. Vorrei una Milano in cui chi ci vive possa amarla ed essere da lei riamato”.