Visualizzazione post con etichetta Stefano. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Stefano. Mostra tutti i post

20 apr 2011

- I dolori del giovane Werther -



1° luglio
[…] Ora niente mi dà tanta noia come quando gli uomini si tormentano fra loro, specie poi quando sono giovani nel fiore della vita, che dovrebbero essere apertissimi a tutte le gioie, e invece si sciupano quei brevi giorni per sciocchezze e poi troppo tardi s’avvedono dell’irreparabile sperpero.
Questo pensiero mi rodeva, e quando poi tornammo verso sera al presbiterio e seduti a una tavola cenavamo con pane e latte e il discorso volse al tema della felicità e del dolore nel mondo, io non potei fare a meno di afferrare quel filo e di esprimermi molto energicamente contro il malumore.
“Noi uomini ci lamentiamo spesso” così cominciai “che le giornate buone siano poche e le cattive tante; ma in generale io credo che abbiamo torto. Se avessimo un cuore aperto e disposto a godere il bene che Dio per ogni giornata ci dà, allora avremmo anche forza abbastanza per sopportare il male quando viene.”
“Ma i nostri sentimenti” osservò la moglie del pastore “non sono sempre il poter nostro. Tanto dipende dal corpo! Se uno non sta bene in salute, non c’è nulla che gli garbi.”
Io questo gliel’ammisi.
“Allora” proseguii “vogliamo considerare il cattivo umore come una malattia, e cercare se c’è un rimedio?”
“Questo mi piace” disse Carlotta “Io almeno credo che molto dipenda da noi. Lo so per prova. Se c’è qualche cosa che m’infastidisce e minaccia di dami cruccio m’alzo alla lesta e mi metto a camminare su e già pel giardino canticchiando un paio di contraddanze, ed è bell’e finita.”
“E’ proprio quello che volevo dir io” soggiunsi “Avviene del cattivo umore esattamente come della pigrizia; perché in fin dei conti il cattivo umore si riduce a una specie di pigrizia. La nostra natura vi è molto incline, eppure, se abbiamo una volta la forza di farci un cuor risoluto, il lavoro viene di lena, e nell’attività troviamo un vero godimento.”
[…] “Si predica contro tanti vizi” gli dissi “Ma non ho mai sentito che dal pulpito si muova guerra al cattivo umore.”
[...] “Lei ha detto che il cattivo umore è un vizio. Mi pare esagerato.”
“Niente affatto” risposi “se quello che nuoce a noi stessi e al prossimo merita il nome di vizio. Non è già abbastanza che ci manchi il potere di renderci a vicenda felici? e dobbiamo per giunta rubarci l’uno all’altro quel tanto di piacere che ogni cuore qualche volta può procurare a se stesso? Lei mi nomini uno che sia dic cattivo umore e in pari tempo sia tanto bravo da dissimularlo, da tenersi per sé la tetraggine senza sciupare tutt’intorno la gioia degli altri. O forse in fin dei conti il malumore non è altro che un’intima insoddisfazione della nostra propria infelicità, un malcontento di noi stessi, il quale è poi sempre collegato a un sentimento d’invidia, e questo alla sua volta è aizzato da una sciocca vanità? Vediamo persone felici che non debbono a noi la loro felicità; e questo è intollerabile.”
(Goethe)

6 apr 2011

- Finisce un'era #3 -



"Io amo gli uomini che cadono, se non altro perché sono quelli che attraversano".
Friedrich Nietzsche
Nell'esatto momento in cui prende forma la struttura finale di questo lavoro, sorge fredda e rassegnante la consapevolezza che l'ultima parola scritta rappresenti la fine di un periodo intenso, di sogni realizzati e sconfitte edificanti. E allora, non rimane che il ricordo di un piacere oppure il lusso di un rimpianto. Rimpiangere vorrebbe dire accogliere l'algido abbraccio della rassegnazione e divenire un apostata senza speranza. Per questo motivo, guardando indietro, rivendico l'immensità degli attimi vissuti e mi rivolgo a tutti coloro che in qualche modo, talvolta inconsciamente, si sono resi parte del viaggio indimenticabile di questi 5 anni.
A zio Francesco, cuccucco, per la sua capacità di affrontare il tempo con l'arma del pensiero.
A papà, che per primo, in me, ha fatto nascere la curiosità verso il mondo, permettendomi di non essere un semplice spettatore.
Alla mamma che ha messo da parte l'amore bramoso per concedermi, fiera, l'indipendenza.
A Francesca, bankina, che ha accompagnato il mio cammino con partecipazione e sincera soddisfazione.
A Paolo, che anziché cugino è un fratello maggiore.
A Nino, Grazia, Francesco e Marta, che fanno parte della mia famiglia.
A Francesca, che mi ha mostrato, per la prima volta, l'eleganza di un'emozione.
A Lorenzo e Cristiana, che da qualche parte, e forse qualche volta, volgono lo sguardo verso di me.
Ad Antonella e Marco, che nonostante tutto mi rivolgono un sorriso.
A Pippo e Mattia, amici veri tra un'infinità di conoscenze.
Ad Orietto, perché mi ha insegnato che la cultura richiede un viaggio che duri almeno una vita intera.
Al Prof. Franco Amatori, per gli insegnamenti, la disponibilità e l'originale stravaganza.
Ad Hong Kong, che mi ha permesso di affrontare la solitudine.
A tutti i  luoghi del mondo in cui sono stato in questi anni universitari, perché mi hanno presentato la bellezza della diversità.
Grazie.

22 mar 2011

- Inconsciamente Conscio -



Crea. In un processo lineare, visibile, l'artista non vede la fine ma sa di essere spontaneo e consapevole nell'azione artistica. Potrebbe continuare ad occhi chiusi, senz'altro senza occhiali, all'uopo per commissione.

In fondo però, riflettendoci, egli si vede mentre dà il là alla creazione. Mi spiego meglio. Nel momento in cui l'artista è spontaneo nella consapevole illuminazione ad opera di qualsivoglia principio creatore - Dio? Natura? - allora vorrà dire che nonostante l'inconscia direzione, comprende di essere illuminato dall'ispirazione e per tale motivo diviene conscio della produzione artistica. Sa, quindi, di agire in funzione di qualcosa che ha sì delle dimensioni ma originariamente ne riesce a vedere solo i contorni sfocati.

La perfezione è raggiunta dalla continua battaglia edificante tra conscio ed inconscio , il cui prodotto in definitiva non è altro che la continuazione attraverso il genio dell'opera creatrice di Dio in quanto l'arte, nonostante sia imitazione di qualcosa di più perfetto rispetto alla stessa opera artistica poiché vera nell'idea, diventa autocoscienza dell'assoluto, l'assoluto che ritorna a se stesso.

L'uomo quindi è capax dei in quanto nella sua architettura perfetta riesce a sentire Dio dentro di sè, a farsi illuminare dall'angelo che è sì colui che muove il cielo, ma anche colui che è rivolto alla somma bontade ed attraverso la luce infinita illumina l'uomo contemplante rendendo la sua anima cosciente della sua esistenza, della sua ragione ed è l'anima, che sente e ragiona a ritornare alla causa, all'origine, all'archè, per cui l'uomo tende ad amare Dio, ad unirsi a lui nel suo amor intellectualis dei.

Questo è amore, questa è arte e bellezza che l'una nell'altra si ritrae ad immagine di Dio, la causa della causa.

(Stefano)
 

22 feb 2011

- Democraticamente parlando -




Democraticamente parlando, non siamo in democrazia.

Certo, non sono io a scoprire per primo che non è data a tutti la partecipazione politica attiva...e per fortuna!
Ma in una realtà in cui la libertà viene in catene ridestata nel momento in cui si decide, da una parte o dall'altra, di sperperare denaro per rieleggere sempre gli stessi, ci si accorge - a meno di avvelenamenti prolungati nell'ignoranza più bucolica - che il nostro diritto di scelta termina proprio quando la scelta dell'esponente/partito - mi chiedo se ci sia differenza - viene adempita.

Ma la domanda è: vale talvolta il famoso detto "c'è un limite a tutto"?

Evidentemente no, perché se ci fosse davvero un limite, allora non sarebbe lecita l'elezione di rappresentanti del popolo - non per volontà ma perché giudicati i meno peggio...- che a loro volta decidono i loro rappresentanti, che rappresentati dal popolo non sono. Mi sembra una presa per il culo rivoltante.
Ora non mi si venga a dire che il futuro è tutto nelle nostre mani perché l'ultima puntata di Ken shiro è stata trasmessa circa 7 anni fa e mi pare difficile che il suo ruolo possa essere sostituito da Bersani, Letta, Casini ovvero Fini - ho volutamente evitato qualsiasi riferimento all'amico dello zio di Ruby.

Se veramente fosse come i benpensanti ritengono, vivremmo in un tempo in cui la volontà individuale sarebbe l'unica a governare, generando anarchia e sacrificando lo stato di diritto che solamente con il sacrificio delle volontà singole, in favore di un quantomeno accettabile benessere generale sarebbe in grado di prosperare.

Inoltre, oggi mi sento abbastanza insofferente da non comprendere per quale motivo, gli eroi a stelle e strisce debbano portare trionfalmente "i colpi da randello dalla gente per la gente" - la democrazia - in tutti gli stati del mondo. E' come dire che domani, in Italia, poiché la Cina è il Paese più popoloso del mondo, venga approvata una legge con la quali si stabilisce che è reato non mangiare con le bacchette. Ne sarei alquanto infastidito, non so voi.
Quindi, aspirare ad una schiera di politici illuminati mi sembra rasenti non solo l'utopia ma anche un incubo floreale al cui risveglio, l'unico rimedio sarebbe il suicidio di massa.

Personalmente, mi basterebbe un gruppo di sofisti, anche meschinamente fieri, visto che avere qualcuno che, comunicando, ti fa credere che sia vero quel che dice, sarebbe già una conquista non da poco.

In questa maniera, gli esponenti politici potrebbero domare un alterco con l'ormai passato di moda dono dell'eleganza. kriticadellaragione.blogspot.com
(Stefano)


24 dic 2010

3 dic 2010

- Sognando apertamente -

(Chagall - Parigi attraverso la finestra 1911)


Giuro mi sveglio....son desto!
Penosa la luce del sole....mi getto!

Non vedo la fine, è il vuoto che danza.
Invento e coloro l'attesa;
di certo non cadrò per non destarmi di nuovo.
Proseguo divertito,
lo spazio si fa scherno del tempo;
incatenato colui che si arricchisce attraverso il tedioso susseguirsi delle stagioni.
Voglio volare, posso volare,
il pensiero torna all'origine;
la fantasia si dimena eroica vincendo la battaglia dei doveri.
Non ha alcun senso votarsi all'utile;
gioia e dolore si confondono tra risa e pianto,
e né l'una né l'altra si riconoscono in alcun nome.

Penosa la luce del sole...la spengo!
kriticadellaragione.blogspot.com
(Stefano)

Are You In - Incubus by Arlequín Café - Bar

16 nov 2010

- Passeggiando in 3 dimensioni (Metropolitan Museum) -



Ti guardi intorno e come fossi fina polvere, camminando, ti ritrovi in culture diverse, secoli diversi, stagioni e colori diversi.

E' così strano che l'emozione non cambi rotta nella diversità che adesso mi appartiene.

Da un cavallo bianco, che aizzato da un padrone invadente prende il volo, ad un professore gigantemente in crisi con una generazione così piccola e svagata da non cogliere il valore di un minimo di attenzione...

Ad un musicista di Litra che dietro un sorriso accondiscendente nasconde un diabolico tormento in maschera...

Ad un viso, i cui occhi riflettono la confusione che la mente è ben lungi dal raccontare...A Korean is still sleeping.

Ad un sensuale abbraccio di androgina memoria.

A 3 donne ritratte non per scelta, che mai nessuna ha gli occhi presenti (John Singer Sargent).

Alle suadenti ballerine di Degas; alla The Letter 1865 - Camille Corot. Ballerine, tutù bianchi e nascoste passioni.

A Thomas Couture: "Soap Bubbles".

A Paul Cézanne ed i suoi giocatori di carte.

Ai cipressi e vasi di Van Gogh.

Alla fotografia di Brassai: Giornata di pioggia agli Champs Elysées.

A Turner con il suo Fisherman at Sea.

Storie e vite che attraversando il tempo non lo intaccano, bensì lo riempiono di speranza per chi di arte non può fare a meno.
kriticadellaragione.blogspot.com


(Stefano)

(Marlene Kuntz)(12 - e poi il buio) by valerio_31

27 ott 2010

- La Sonata -



Quiete. Dinanzi la notte che fugge, in silenzio sibila dietro le fronde... 

Dimenticato ai piedi di un luogo di fede, un violino ricorda quando le corde intonavano note virtuose: che il motivo fosse di annunciazione ovvero apologia poco importava; si trattava ugualmente di un successo,di applausi e risa, di pulsazioni erotiche e misticismo.
Quell'ultima sera, l'uscita di scena vive ancora il presente dell'infausto strumento che non si dà pace per l'epilogo travolgente che solo un passato di glorie è in grado di infliggere.
La causa? La morte misteriosa del musicista che quando avviene spezza l'empatia nata e costruita tra oggetto e soggetto.

Dopo non c'è più possibilità di risalita, mentre le menti rimangono offuscate dall'ebbrezza di un ricordo ancora vivo e pieno di allegorica riverenza nei confronti del "non sarà più".
I passanti non si curano del violino caduto in disgrazia, non ricordano le emozioni vissute con lui e per lui e allora non rimane che un appiglio per evitare la caduta prematura, la perdita dell'udito. Convincersi della propria unicità che sola possa garantirgli l'eternità, la necessità nei confronti degli spettatori che ignori l'attualità di un qualcosa che non c'è più.
Ci si nasconde dove chi ha un'anima in genere sente di poter rifugiarsi, sente che la pietà non è una debolezza bensì un diritto.

Così rimarrà lì, nascosto ai piedi di un luogo di fede il violino, durante le ultime note della sonata di addio. 
kriticadellaragione.blogspot.com
(Stefano)


26 ott 2010

- Attualità millenaria -


Qui ad Atene noi facciamo così: qui il nostro governo favorisce i molti, invece dei pochi, e per questo viene chiamato democrazia.
Qui ad Atene noi facciamo così: le leggi, qui, assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza, quando un cittadino si distingue, allora esso sarà a preferenza di altri chiamato a servire lo stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa, al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.
Qui ad Atene noi facciamo così: la libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana, noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro, e non infastidiamo mai il nostro prossimo, se al nostro prossimo piace vivere a modo suo, noi siamo liberi, liberi di vivere, proprio come ci piace, e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo. Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari, quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.
Qui ad Atene noi facciamo così: ci é stato insegnato di rispettare i magistrati e ci é stato insegnato anche di rispettare le leggi, e di non dimenticare mai coloro che ricevono offesa, e ci e’ stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte, che risiedono nell’universale sentimento di ciò che é giusto, e di ciò che é buonsenso.
Qui ad Atene noi facciamo così: un uomo che non si interessa allo stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile, e benché in pochi siano in grado di dar vita a una politica, beh, tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla. Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia. Noi crediamo che la felicita sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore. Insomma io proclamo Atene scuola dell’Ellade, e che ogni ateniese cresce prostrando in se una felice versastilità la fiducia in se stesso e la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione. Ed é per questo che la nostra città é aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.
Qui ad Atene noi facciamo così!
(Discorso di Pericle agli Ateniesi)



12 ott 2010

- Rivelazione -

(Il Bacio, Gustav Klimt)


Per te,
che dal vento immemore ti dimeni nel silenzio,
un ricordo sospeso nell'estasi di una preghiera
prende forma in una dimora lontana.
E da qui,
in cui l'illusione del vedere volge in convinzione,
tra le nubi eburnee,
il mio sguardo ti raccoglie in un sorriso!

(S. Rubini)


08 Long Gone Day by lucamorandini

28 set 2010

- Io credo -

Io credo; credo nella fiducia di una rivelazione, che quando fuori è buio e l'ombra incalza non c'è timore di cadere se lo sguardo è fisso in una stella.

Io credo; credo nel dolore di una poesia, che quando tutto è scritto, il suono di una parola possa far vibrare le corde di un animo sconsolato.

Io credo; credo nel frastuono di un amore che se la rugiada di un mattino mostra a tutti quanto sensibile sia la natura, non c'è lacrima rubata che sola possa resistere ad un sorriso.

(S. Rubini)


 

22 set 2010

- Il Tempo -

 
Quando penso a ciò che passa, si sa, è già passato inesorabilmente. Il trascorrere dell'attimo in cui una scelta inizia a produrre qualsivoglia conseguenza segna l'inizio di una presa di coscienza profonda, in cui la responsabilità dell'atto non può essere rimandata ma solo attesa. C'è chi, per sconfiggerne le conseguenze risolve intellettualmente l'enigma tempo affermando che esso sia mera manifestazione di un presente, attraverso l'immagine passata della memoria e di quella  futura dell'attesa. Ma cos'è che si attende? Io attendo la conferma di un mondo che non c'è, che forse c'è stato ma che non ci sarà più perché la storia, chi l'ha detto che debba essere ciclica? Forse il tempo allora assumerà i contorni dell'immaginazione spensierata o meglio coinciderà con essa quando i colori celebreranno il tanto atteso dono di dar forma alle dimensioni. A quel punto guardarsi indietro non avrà più lo stesso sapore di quando  usavo ripetere "e allora non rimane che il ricordo di un piacere oppure il lusso di un rimpianto" ....
 (S. Rubini)

08.Bob Dylan - The Times They Are A-Changin' by BEMAL [sounds]

13 set 2010

- Lo sentite quel rumore? -


In una notte d'estate in cui il cielo si fa specchio su una città decadente, le genti ad occhi spalancati sognano l'arrivo del gelido Inverno, che sprezzante di emozioni allieta le giornate con la sua rigida imposizione di mansioni. Una ripetizione alienante di gesta senz'anima che uccidono l'espressione e maltrattano il pudore di chi vorrebbe che a trionfare fosse il caldo e talvolta fatale fervore di un amore.

(S. Rubini)