27 ott 2010

- La Sonata -



Quiete. Dinanzi la notte che fugge, in silenzio sibila dietro le fronde... 

Dimenticato ai piedi di un luogo di fede, un violino ricorda quando le corde intonavano note virtuose: che il motivo fosse di annunciazione ovvero apologia poco importava; si trattava ugualmente di un successo,di applausi e risa, di pulsazioni erotiche e misticismo.
Quell'ultima sera, l'uscita di scena vive ancora il presente dell'infausto strumento che non si dà pace per l'epilogo travolgente che solo un passato di glorie è in grado di infliggere.
La causa? La morte misteriosa del musicista che quando avviene spezza l'empatia nata e costruita tra oggetto e soggetto.

Dopo non c'è più possibilità di risalita, mentre le menti rimangono offuscate dall'ebbrezza di un ricordo ancora vivo e pieno di allegorica riverenza nei confronti del "non sarà più".
I passanti non si curano del violino caduto in disgrazia, non ricordano le emozioni vissute con lui e per lui e allora non rimane che un appiglio per evitare la caduta prematura, la perdita dell'udito. Convincersi della propria unicità che sola possa garantirgli l'eternità, la necessità nei confronti degli spettatori che ignori l'attualità di un qualcosa che non c'è più.
Ci si nasconde dove chi ha un'anima in genere sente di poter rifugiarsi, sente che la pietà non è una debolezza bensì un diritto.

Così rimarrà lì, nascosto ai piedi di un luogo di fede il violino, durante le ultime note della sonata di addio. 
kriticadellaragione.blogspot.com
(Stefano)


Nessun commento:

Posta un commento