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23 set 2011

- "It's the default, stupid!" -




Non ha alcun senso parlare di piani di salvataggio. Non ha senso da un punto di vista economico. Non ne ha, tantomeno, da una prospettiva razionale. 

Non ha alcun senso parlarne, mi fa quasi venire la nausea. Ma sono immerso da tali insensate fandonie, che non posso farne a meno. Last but not least, lo spettro del fallimento s'aggira tra noi tutti (sì, anche te che leggi e me che scrivo) e condiziona le nostre quotidianità. 

Il nostro Paese è, come tutti gli stati occidentali, tecnicamente fallito da un bel pezzo. Ma sono solo io a saper fare il buon conto della serva? 

Per decenni abbiamo finanziato in deficit dapprima gli investimenti. Successivamente, anche la spesa corrente. E fin qui ci siamo. Se abbiamo commesso la grave imprudenza di accendere per errore un telegiornale, conosciamo il concetto. Quello che ai più sfugge è il significato del concetto. 

Banalmente, incamero ogni anno fiscale 100, ma spendo 103 (se va bene). La differenza la chiedo in prestito. 

Una qualsiasi famiglia assennata troverebbe un simile sistema ripugnante, soprattutto se preso a modello in via consapevole. 

Assume particolare valenza grottesca la circostanza che tale dottrina della rovina abbia quale riflesso (pavloviano, verrebbe da dire) un'allure di credibilità per "convincere i mercati" a continuare a prestare. Nient'altro che una sorta di ordalia di mistico affidamento sulle capacita reddituali di noi tutti sfigati appartenenti alla working class, altrimenti apostrofati "contribuenti". 

Dei nostri redditi sono rimaste solo le monetine, debitamente ridotte all'osso dai satrapi d'occidente, in attesa di un non ancora identificato cavaliere orientale che ci salverà. 

Ricordate tutti per cosa servirono le monetine di fronte all'hotel Raphael?

16 mar 2011

- Nucleare. Un bene o un male per l'Italia? -


Prima di poter esprimere qualsiasi opinione relativa a un argomento che solo egoisticamente oggi posso definire delicato per il nostro paese mi sento in dovere di dedicare il primo paragrafo di questo articolo al popolo giapponese. Credo che prima di riflettere su quello che e' successo l'11 Marzo scorso nel Paese del Sol levante l'essere umano debba semplicemente chiudersi in un silenzio di solidarietà per le vittime della catastrofe e le loro famiglie. Mi considero una persona che vede il lato positivo in tutto e tutti ma oggi è difficile trovare qualcosa di confortante alla vista di immagini che mostrano al mondo come l'uomo sia piccolo nei confronti della natura. Spesso, anzi troppo spesso, tendiamo a considerare tutto quello che siamo, quello che ci circonda, quello che siamo stati e che diventeremo una cosa scontata, dovuta, priva di valore. Ecco, è il momento, ora, di capire che anche a un piccolo gesto, una sfumatura, un impercettibile cambiamento va associato un grande valore, il valore della vita. Vi prego quindi di fermarvi un'istante, un solo istante, prima di tornare alla vostra vita che appunto spesso, anzi troppo spesso, non viene vissuta perchè considerata priva di valore e dedicare il vostro pensiero, dispiacere, sconforto a un popolo che anche in tempo di sciagura si dimostra coraggioso, umile, lavoratore, caparbio, caratteristiche che neanche in tempi di gloria il popolo italiano ha dimostrato di possedere.

Mi è stato chiesto di spiegare il motivo per il quale sono un fermo sostenitore del nucleare. Ci ho pensato tanto, più di quanto ho pensato a quello da scrivere nel primo paragrafo, quelle sono cose che vengono dal cuore e come tali scorrono veloci. Mi sono chiesto in fondo, se sono davvero un sostenitore accanito del nucleare, oppure se sono una persona convinta che il nucleare sia un cosa semplicemente da avere perchè è da stupidi non averla e che invece sia un sostenitore accanito di quello che il nucleare rappresenterebbe, anzi rappresenta e ha rappresentato per il nostro paese.

Il nucleare in l'Italia è necessario...
- L'Italia è l'unico paese industrializzato ad aver bannato il nucleare (pensate che tutti gli altri siano stupidi o noi particolarmente intelligenti?)
- il 73% dell'energia in Italia è coperta da import e non vi sto neanche a spiegare da chi importiamo e quanto sia difficile, delicato, instabile continuare ad importare da tali paesi, ma vi dico che l'unica fonte stabile di import è rappresentata da, udite udite, energia nucleare, proveniente da, udite udite, centrali poste proprio al confine del territorio su cui appoggiamo ogni giorno i nostri bei culetti
- il prezzo dell'energia in Italia è per una famiglia comune di 152 euro al MWh, in Francia di 92 euro al MWh e udite udite: la Francia produce circa il 70% dell'energia nazionale con il nucleare.
- Indovinate cosa rispondono le principali multinazioni quando interrogate sul perchè non investono in Italia... voi penserete mafia, burocrazia, no miei cari... lascio a voi capire cosa manca... (indizio: vedi punto precedente)
- poi ci sarebbe anche la parte relativa all'emissione di CO2 ma parecchi di voi risponderebbero... ah si? e come la mettiamo con le scorie radioattive?... senza sapere che paesi come la Svezia e la Finlandia, dove ricordo vagamente il welfare state funzionare abbastanza bene, hanno chiesto esplicitamente ai paesi nuclearisti di esportare i rifiuti tossici da loro in cambio di denaro perchè trattarli non è affatto difficile.

Il nucleare è pericoloso, ma ad essere generosi una volta ogni 25 anni e non in Europa, non lo sarebbe in Italia (e cmq le centrali ce le avremo sempre e comunque ai nostri confini quindi spero, e dico spero, sia inutile spiegare che poco cambia)...
- le centrali nucleari non resisterebbero solo a una scossa di terremoto pari a quella che ha fatto fuori i dinosauri (è inutile spiegare che in tal caso verosimilmente saremmo fatti fuori anche noi). Quello che ha provocato danni a Fukushima è stato lo tsunami, e badate bene che lo tsunami non ha distrutto o intaccato nulla ma ha fatto fuori i 3 impianti di raffreddamento della centrale. Pensate che nel Mediterraneo uno tsunami sia possibile? Ve lo dico io no. Detto questo si può considerare da folli porre delle centrali in posti soggetti a tsunami ma il Giappone non può fare a meno del nucleare (ma questo è un altro discorso)
- le centrali nucleari sono a prova di attacco terroristico. Le torri gemelle sono crollate? Beh nel caso ci siano attacchi terroristici sperate di trovarvi in un reattore perche' sarebbe l'unica struttura che resisterebbe (allo stesso modo al posto vostro in caso di un terremoto come quello avuto in Giappone pregherei di vivere vicino a una stazione per potermici riparare)
- la nuova tecnologia si basa su sistemi di sicurezza passivi. Per renderla facile sono caratteristiche chimiche e fisiche ad evitare catastrofi e non l'essere umano (in veste Homer Simpson nella mente di molti).

Il nucleare per l'Italia è un'opportunità...
Era il lontano 1987 quando un referendum sanciva inesorabilmente l'immobilismo con cui il nostro paese combatte, anzi non combatte, in questo momento. 1 giovane su 3 è disoccupato, non siamo capaci di avere una maggioranza di governo capace di fare delle riforme, i nostri giovani più talentuosi vanno all'estero, il numero degli iscritti all'università e' in diminuzione e "saliamo in cattedra per parlare di cose che non conosciamo" (cit.). Amo il mio Paese, adoro la nostra, anzi di alcuni, voglia di vivere, ammiro il nostro, anzi di alcuni, modo di affrontare le cose ma provo rabbia per una popolazione, tutta, che non capisce che quando i soldi con cui i nostri nonni hanno riempito, troppo e male, le pance dei loro figli e dei figli dei loro figli finiranno a questo Paese rimarrà solo che ricordare un passato di gloria che, ora che mi ci fate pensare è già da considerarsi passato, e che se rifletto ancora un pò capisco non aver avuto neanche poi così tanta gloria. Il nucleare per me rappresenta la voglia di reagire, la voglia di sfuggire a paure ingiustificate, la voglia di spazzar via quelle scuse che ogni volta troviamo per non affrontare i problemi, la voglia di non essere una nazione, un popolo, un territorio IMMOBILE.


In realtà il mio capo mi giudicherebbe poco esauriente e mi licenzierebbe ma penso che tutto questo possa bastare. Bastare per far si che la nostra mente si apra e che tutti siano disponibili a un confronto. Essere contro il nucleare è possibile, è ammissibile, e può essere anche più giusto che esserne a favore ma prego tutti in questo paese (suona meglio che dire ai lettori di questo blog, i cui autori hanno dimostrato di essere tra quegli alcuni che più volte ho menzionato) di non essere passivi ma di essere proattivi, anzi VIVI.

(Aldo)

15 mar 2011

- Banzai Nucleare -



Come volevasi dimostrare i danni al reattore nucleare Fukushima sono stati sottostimati e sottovaluti. Per la cultura giapponese è infatti disonorevole ammettere una sconfitta o un errore e quindi si poteva supporre che la situazione fosse molto più grave di quello che ci volevano spacciare. 

La Tepco, il gestore dell’impianto giapponese, parla di “inizio di fusione del nucleo”; l’Authority francese per la Sicurezza nucleare  (ASN) ha valutato l’incidente nucleare giapponese come 5 o 6 su una scala che va da 1 a 7 (Chernobyl è stato valutato 7); in questo momento la radioattività a 100 Km da Tokyo è 10 volte superiore alla norma. 
E la situazione mentre scrivo può ancora peggiorare in quanto l’impianto di Fukushima non sembra essere sotto controllo (e infatti è peggiorata ndr). 

Purtroppo o fortunatamente, rivestiamo il ruolo di impotenti spettatori in questa tragedia, ancora allibiti dalla paradossale  compostezza, dall’assoluto rigore e dalla ferrea disciplina con cui questi samurai riescano ad affrontare tale situazione. 

Alla luce di quanto successo, una riflessione sull’uso dell’energia nucleare però parrebbe d’obbligo. O dobbiamo aspettare che Tokyo si tramuti in uno scenario da Ken Shiro per poter dare un’opinione e poter trarre delle conclusioni? 

La crisi giapponese dimostra che non esistono centrali sicure. Possiamo parlare di nucleare moderno e di centrali più sicure che altre. Possiamo dire che una centrale rispetti tutte le rigidissime norme di sicurezza. Ma bisogna essere onesti e dire che non esistono centrali nucleari sicure. Una volta che si precisa questo, si può decidere di accettare il rischio e si può fare la scelta masochista di installarsi una piccola centrale nucleare sul pianerottolo di casa. 

Qualcuno potrebbe però ribadire che in Italia non ci saranno mai terremoti di tale violenza e magnitudo. Ma il punto non è il terremoto, è l’eventualità, la casualità (chi avrebbe mai potuto immaginare che le Torri Gemelle sarebbero cadute per un attacco aereo?), il Destino, il Fato, la legge di Murphy oppure semplicemente il fattore umano, come nel disastro petrolifero del Golfo del Messico, dove non sono state rispettate precise misure di sicurezza per evitare la fuoriuscita di petrolio. E non mi si venga a dire “eh sì ma noi staremo più attenti..” o “si ma è stata sfiga, figurati se ricapita ancora”. 

Però dovete spiegarmi come pretendiamo di costruire una o più centrali nucleari quando non riusciamo a costruire un inceneritore? E poi dove? Se volessimo produrre il 30% dell’energia elettrica con il nucleare, come succede anche in Spagna, Germania e Inghilterra, ci servirebbero 15 – 20 centrali nucleari. In pratica una per regione. (Carlo Rubbia, fisico, 15 febbraio, 2008). Chi cavolo la vuole la centrale nucleare vicino a casa sapendo che i casi di leucemia infantile vicino alle centrali sono il doppio della norma (fonte Greenpeace)? E lo smaltimento delle scorie? Lo diamo in appalto alla Camorra? 

La Germania, oltre ad aver dichiarato di essere intenzionata a chiudere gli stabilimenti più vecchi, riesce a produrre energia solare per un totale di 70 volte quella dell’Italia, anche se teoricamente saremmo noi il Land der Sonne (Paese del Sole). Per avere una centrale nucleare a pieno regime bisogna aspettare almeno una decina d’anni per un costo di circa 4-5 miliardi di euro. Nel frattempo è possibile che si siano fatti passi enormi nello sviluppo delle tecnologie rinnovabili sia in quelle esistenti sia in quelle ancora a livello sperimentale. 

Capisco che si voglia tentare di aumentare la produzione energetica. Ma non sempre il fine giustifica i mezzi e non credo che il nucleare sia il giusto investimento sul lungo periodo. Credo piuttosto che le centrali nucleari facciano parte di un passato, che si tenta in tutti i modi di mantenere vivo per gli enormi interessi economici in ballo. Il futuro non è nei carbon fossili e soprattutto non è nell’uranio (almeno lo spero). 

Con tutto il rispetto ma non voglio che un gruppo di vecchi rincoglioniti scelga per il mio futuro e per quello dei miei figli. E quando parlo di rincoglioniti non mi riferisco solamente ai politici, come si evince da questa dichiarazione, che preferisco non commentare e con la quale vi lascio: 

Chernobyl non sarebbe stata alcun in­cubo se non fosse stato per coloro che hanno scientemente e colpevolmente fatto passare per tale un evento che, an­corché il più disgraziato occorso nel settore di produzione elettronucleare, ne ha dimostrato in modo inequivoca­bile la assoluta sicurezza

(Franco Battaglia,ingegnere e fisico; 15 marzo 2011. Fonte: ilgiornale.it)

(Pippo)

28 feb 2011

- Fratelli (mediocri) d'Italia -


Formula della mediocrità: (Prob (Tt = St) = (1-Mt)k Definiamo un indice della distanza che separa il talento di un individuo (T) dal suo effettivo successo in ambito lavorativo e sociale (S). La differenza assoluta tra questi due termini rappresenta il grado di inefficienza nell’ allocazione del talento di un individuo. Traducendo queste considerazioni in termini probabilistici, in una società ideale la probabilità che T=S è pari a uno. Quanto più bassa è tale probabilità, tanto più inefficiente sarà la società. La variabile M rappresenta la proporzione di mediocri sul totale degli individui, k >1 è un parametro costante nel tempo, e il pedice t è un generico indice temporale.






















Penso che l’Italia stia affondando sempre più profondamente nella melma oleosa della mediocrità. 

Per carità io sono il primo a definirsi mediocre. Il mio equilibrato allenatore di basket era solito dirmi che ero un fottuto mediocre e con il passare del tempo mi sono affezionato a tale generosa definizione. 


Andò più o meno così:
- Coach: Che cazzo fai coglione?  (bestemmia) 
Se porti un blocco in post basso poi dove devi andare (bestemmia)?

- Io nelle vesti di playmaker scarso: Ma io pensavo… 

- Coach: Ecco appunto .. il tuo problema è che tu pensi. 
Tu non devi pensare (bestemmia). Sei un fottuto mediocre perché pensi. 

(Amen)


Andando oltre questo memorabile flash back, vorrei sottolineare, con un discorso dozzinale e qualunquista, che effettivamente questo Paese trasuda mediocrità. 
Il punto è che mediocrità vuole mediocrità (tipo amore vuole amore di Zarrillo) e porta a mediocrità, in una spirale continua verso un triste declino collettivo. I meccanismi meritocratici sono marci e inefficienti anche perché controllati e gestiti da mediocri. Essi sono consci dei loro limiti per cui divident et imperant come gli antichi romani.

Prendiamo ad esempio il sistema scolastico. 

Il sistema scolastico si sta adeguando lentamente al livello di mediocrità italiana. E’ assurdo e quasi paradossale costatare che è la scuola a doversi adeguare agli studenti e non viceversa. Opportunismo e buonismo aleggiano nei corridoi scolastici: da un lato la consapevolezza che più studenti iscritti significano più finanziamenti pubblici, dall’altro l’umanità e la transigenza dei docenti che sospirano ad alta voce “ma sì tanto è solo un ragazzo”...
E così la scuola, che dovrebbe sfornare l’Eccellenza, tende ad accontentarsi, prendendosi carico di tutto il ciarpame giovanile presente sul mercato e andando inevitabilmente e ingiustamente a rallentare gli elementi più meritevoli.

Ovviamente non è sempre così. Ci sono casi in cui “la docente esige e il preside non transige”. In questi casi comunque non c’è da preoccuparsi! Se infatti il vostro ragazzo rischia di essere bocciato la colpa sarà sicuramente dei docenti che non saranno stati in grado di capire le abilità nascoste di vostro figlio. Quindi cosa aspettate? Cambiate subito istituto ed iscrivetelo ad una bella scuola privata dove sapranno valorizzarne le capacità e le skill$$$.

Sono il primo ad ammettere che è ineccepibile che vi sia il diritto allo studio. Ma non ha senso andare al liceo se poi non si è in grado di affrontare una università. Non ha senso iscriversi a Giurisprudenza o a Scienze Sociali se il mercato del lavoro è saturo di tale figure professionali o se non esiste neanche uno sbocco professionale. Dovrebbe esistere il diritto di negare il diritto allo studio, per il bene della collettività. Un po’ come le leggi di Asimov sulla robotica: la  legge 0 stabilisce che il benessere della collettività vale più del benessere individuale. Il che significherebbe che tu, maledetto studente brufoloso, ci dovresti fare il favore di andarti a studiare cose che la tua mente è in grado di assimilare e di iscriverti ad una facoltà che ti renda uno strumento utile a questo Paese e non uno dei 2 milioni di giovani disoccupati italiani.

L’Italia ha troppi idioti e fin troppi idioti in posizioni che necessitano tutto fuorché menti mediocre.

La televisione è la carta tornasole della mediocrità collettiva. Le aziende producono prodotti che i consumatori comprano  e utilizzano, perché li desiderano. Allo stesso modo i produttori televisivi producono quello che l’audience vuole vedere. Se l’audience vuole tette, culi, cosce, bestemmie, clown, stupidità, liti, parolacce, oscenità, ignoranza becera e altra immondizia, il piccolo produttore televisivo farà di tutto per soddisfare il suo pubblico con format televisivi che garantiscano tali (sub)standard qualitativi. I reality shows e tutta la trash tv non nascono dalla mente malata di qualche folle (cioè anche..), ma dall’analisi dei nostri bisogni insoddisfatti. In economia si chiama “vuoto di mercato”.

E’ terribile ammetterlo ma è così...

Ciò significa che tutta la merda che ci viene sbattuta sul divano via cavo è quello che effettivamente vogliamo. E non perché siamo coprofaghi, ma, peggio, perché siamo (e rimarremo) fottuti mediocri. 
kriticadellaragione.blogspot.com
(Pippo)


26 feb 2011

- Vecchioni ha vinto il festival -




È noto a tutti quello che sta succedendo in Medio Oriente, persino chi ha votato PDL ne è a conoscenza...

Ecco, no, ho già sbagliato, mi ero ripromesso di fare un intervento neutrale, un intervento senza sarcasmo o satira, un intervento che non lasciasse trasparire la mia avversione verso coloro che sostengono che sia eticamente corretto che mio nonno paghi per scoparsi, a turno, ragazze che dovrei scoparmi io.
Ecco, ci sono cascato di nuovo.


Dicevo, chiunque conosce la situazione in medio oriente, qualcuno è ADDIRITTURA a conoscenza del fatto che, i vari capi di stato che pian piano si sentono come Moggi a luglio 2006, erano tutti amici di Silvio; in Libia hanno spaccato tutto, in Egitto hanno spaccato tutto, in Tunisia hanno spaccato tutto, in Iran hanno spaccato tutto.
In Italia Vecchioni ha vinto Sanremo.
Vabbè.


È bello perchè l'italiano si indigna, l'italiano si scopre ideologicamente accanto al popolo, una sorta di ultrà della squadra islamica, l'italiano elogia Travaglio, l'italiano si riempie la bocca di parole come "rivoluzione", l'italiano i suoi politici "li manderebbe tutti a lavorare in miniera".
L'italiano parla parla parla parla...


C'è poi un piccolo staterello islamico, la Palestina...oddio...staterello lo era fino a circa 60 anni fa, poi i lager hanno fallito..
No aspetta, questa era brutta. 


Non voglio passare per l'antisemita, non credo nelle razze e non credo che le persone vadano giudicate secondo le religiorni altrui; c'è però da dire che le posizioni prese dallo stato di Israele mi irritano non poco e che, è un dato storico, da migliaia di anni le civiltà se la prendono con gli ebrei. Ora, mio nonno mi ha sempre detto: "Se una persona ti dà dell'asino, dagli dello stronzo, se un'altra persona ti dà dell'asino tu tiragli un pugno. Se una terza persona ti dà dell'asino fatti delle domande e valuta se sia il caso di comprarti una soma". Prendiamo in considerazione il fatto che, magari, gli ebrei qualche motivo per stare antipatici al mondo ce l'hanno.
Chiusa questa parentesi, dove spero abbiate capito il confine tra ciò che è ironico e ciò che non lo è, continuo il mio discorso. 


In medio oriente c'è uno staterello chiamato Palestina, tempo fa quello staterello era uno stato a tutti gli effetti, poi noi burloni europei ci siamo arrogati il diritto di regalare gran parte di quello stato agli ebrei. I palestinesi avrebbero avuto tutto il diritto di odiarci (nel caso non capiate il perchè avrebbero il diritto di odiarci, siete pregati di scrivermi il vostro indirizzo, domani manderò un paio di persone a vivere nel vostro salotto senza chiedervi permessi o pareri, forse vi si schiariranno le idee...).
I palestinesi però, illuminati da non si sa quale bontà divina, accettarono gli ebrei nel loro territorio, accettarono di dividere il loro stato con gli israeliani, insomma, accettarono che qualcuno di un'altra religione convivesse con loro.
Questo però non andò bene agli ebrei (nel caso che, anche qui, non doveste trovare nulla di assurdo, pregherò coloro che avrò spedito nel vostro salotto di lamentarsi della vostra presenza) che iniziarono ad allargare i loro confini...

 
 


Non mi dilungo nella storia, potete benissimo trovarla su internet, basti sapere che tutto ciò, alla lunga, non andò più bene ai palestinesi e il popolo iniziò a ribellarsi; quello che mi interessa focalizzare è la reazione dell'italiano davanti a questa storia che va avanti da anni.
In palestina succede da decenni quello che sta succedendo ora negli altri stati del Medio Oriente, cambia l'interpretazione dell'italiano: si parla "del popolo egiziano/libico/tunisino" e "dei terroristi palestinesi". Stessi gesti, stesse motivazioni, stesse azioni, solo che viste con due ottiche diverse.
L'italiano è questo, si indigna solo quando gli viene detto di farlo...

"Chi non si muove non può rendersi conto delle proprie catene"


(Ps: l'italiano vuole la rivoluzione "Però quei ragazzi lì, quelli che alle manifestazioni tirano i sassi, quelli sono dei drogati che lo fanno solo per spaccare tutto, andassero a lavorare") 
kriticadellaragione.blogspot.com
(Peg)

Banda Bassotti - Figli della stessa rabbia by Un Kritico


25 feb 2011

- Pagliacci a corte -



Ridi, Pagliaccio,
sul tuo amore infranto!
Ridi del duol, che t'avvelena il cor!


Se non fosse stato per l'avvertimento di un Presidente del Consiglio italiano, Bettino Craxi, a quest'ora il raìs libico Muhammar Gheddafi sarebbe una figura storica. La notte del 14 aprile 1986, l'ordine di Ronald Reagan alla US Navy non lasciava spazio a dubbi: incenerire Gheddafi. Il quale riuscì, per questione di minuti, a mettersi in salvo con la sua famiglia. Solo sua figlia adottiva rimase sotto le macerie della residenza personale del dittatore nel centro di Tripoli. Piuttosto che consentire che gli Stati Uniti, in spregio al diritto internazionale e alla sovranità territoriale italiana, riuscissero nel loro obiettivo, Bettino Craxi impedì loro di utilizzare lo spazio aereo italiano.

Erano ancora i giorni in cui il governo italiano contava qualcosa nel mondo, e la diplomazia "pan-arabista" del nostro Paese era stimata e riconosciuta a livello globale. La visione geopolitica di lungo periodo prendeva atto di un basilare principio di convivenza: se non puoi cambiare i tuoi vicini, quanto meno impara a conviverci. Una convivenza pacifica può essere impostata sulla base del rispetto e dello sviluppo reciproco, ovvero della piaggeria e del servilismo. Nel primo caso, è il sistema di regole scritte e relazioni consuetudinarie che consente di trovare un denominatore comune nella diplomazia fra nazioni. Nel secondo, gli alti e bassi delle fortune dei leader condizionano i rapporti fra popoli.

I fatti dei giorni nostri dimostrano come siano profondamente cambiati i presupposti della diplomazia italiana. Citando un post di un amico sulla propria pagina personale di oggi: "Non mi sorprenderebbe un sms sul numero italiano del tenore: la figa dà la vittoria al nostro leader e al popolo". E' infatti avvenuto l'esatto contrario di quanto sperato e pazientemente intessuto in decenni di buon vicinato con i popoli arabi del Mediterraneo. Ci siamo trasformati nel medio oriente d'Europa, nelle cui piazze tradizionalmente sono issati cartelloni pubblicitari con i volti dei leader, e le sorti del raìs di turno si identificano, fino a fondersi, con quelle dello stato. L'atto volitivo del principe prevale sulla procedura, sulla regola. La sua insofferenza verso i legami si fa volontà costituzionale, regola.

In democrazia la forma è anche sostanza. E' la misura del potere che ne determina i limiti, ma anche il rispetto da parte della comunità.

Gli sfarzi e gli onori riservati negli anni passati dal nostro Paese a Gheddafi testimoniano quanta piaggeria si sia insinuata nel DNA della nostra politica estera. Le immagini di un dittatore lucidamente folle e imprigionato nel suo bunker di Tripoli, che cannoneggia il proprio popolo dopo averlo depredato per decenni, sparge una luce sinistra sulla pericolosa china assunta da chi ci rappresenta. Fatalmente, ne preconizza anche l'eventuale uscita di scena. 
kriticadellaragione.blogspot.com
(Megas)


24 feb 2011

- Gita a Montecitorio -




Venghino siori e siore nel corrottissimo, disordinatissimo e ultracentenario mondo di Montecitorio, dove siamo lieti di invitarvi ad osservare specie di ogni genere muoversi nel loro ambiente naturale. Potrete ammirare come questa accozzaglia di cariatidi rincoglioniti tenti di legiferare per il bene del (nostro, loro o altrui?) Paese. Se sarete fortunati potrete immortalare scene da Parlamento della Repubblica delle Banane: urla e cori da stadio, abbuffate a base di champagne e mortadella, votazioni per colleghi assenti, piùchemeritati sonnellini pomeridiani, insulti e risse tra parlamentari. 

Il parco zoologico di Montecitorio offre una fauna politica unica nel mondo, che è rimasta pressoché invariata per circa 20 anni e che vanta esemplari  quali:

-         Il Magistratus Ignorantes (IDV). Questo essere è la perfetta antitesi del congiuntivo nonché la testimonianza vivente di come la lingua italiana non sia necessaria per espletare le funzioni di politico. Problemi insorgono però nella comunicazione al pubblico, che non sempre risulta chiara e limpida.

-         Il Politicus anonimus (PD): dovrebbe rappresentare il leader dell’opposizione, ma in realtà è poco leader ed è rimasto sconvolto, sbigottito e sconcertato dal fatto che il premier non si sia ancora dimesso, pur avendoglielo chiesto cortesemente più di una volta. Secondo la letteratura il Politucs anonimous avrebbe provato addirittura ad alzare la voce, utilizzando toni palesemente di sfida per incutere profondo timore nel nemico. Neanche tale strategia sembra però aver sortito alcun effetto.

-         Il Foeniculum della Crusca (SEL). La leggenda vuole che tale erudito comunista fosse solito nutrirsi di oricchi-ette/oni con cime di rapa e pagine tratte dal dizionario italiano della Crusca, da cui prese il nome. Sofista, retorico ed eccellente oratore ha la capacità di intortarti per ore con sommi vocaboli dall’aura mistica ed aulica. Ad esempio per chiedere le dimissioni del primo ministro, il Foeniculum della Crusca ah usato la seguente espressione: è d’uopo un ripensamento in senso antidemagogico del tetrarca meneghino.

-         L'EX (FLI): rimasto in coma vegetativo per 18 anni, durante i quali è riuscito a firmare le peggio porcate, si è risvegliato tutto d’un tratto accorgendosi improvvisamente  che i pilastri della democrazia erano seriamente in pericolo. Gli amici lo chiamano ironicamente ex: ex fascista, ex alleanza nazionale, ex partito della libertà, ex deputato di maggioranza, fra poco anche ex futurista e se continua così ex uomodidestra. Alcuni studiosi non escludono la possibilità di poterlo osservare in un futuro prossimo cantare Bella ciao in barca con Bertinotti.

-         L’homo erectus (Lega): definito così per la perenne erezione che contraddistingue tale soggetto. Onnivoro dalla voce squillante, è amante del Tricolore nonché della cucina meridionale, di cui non può fare a meno. Esperto vulcanologo, sogna l’eruzione del Vesuvio per poterne studiare gli effetti sull’ambiente circostante. Secondo la filosofia dell’homo erectus qualsiasi tipo di infrazione o crimine è da attribuirsi esclusivamente a immigrati clandestini o a persone residenti al di sotto della foce del Po. Il suo pluribocciato figlio Trota si erge come orgoglioso vessillo della meritocrazia italiana.

-         Il nanus arrapatus (PDL): è l’essere più temuto nella giungla politica. E’ solito muoversi in gruppo, che è pronto a difenderlo da eventuali attacchi degli altri predatori. Leggende narrano sia stato unto dal Signore e per questo beatificato e santificato dai suoi adepti, che lo venerano come divinità al di sopra della leggi bolsceviche dei comuni mortali. Il nanus arrapatus ha rituali di accoppiamento frequenti, bizzarri e costosi, che ha appresiodal suo compagno di bungabungadittatura, Gheddafi. Si dice soffra di crisi di persecuzione alternate ad eccessi di megalomania e a rivendicazioni del suo immenso potere territoriale. Bisogna prestare molta attenzione a non contraddire mai cotal essere, poiché altrimenti si verrà additati come rossi rivoluzionari e sovversivi.

Il mirabolante mondo di Montecitorio non finisce qui! 
Abbiamo in serbo solo per voi altri incredibili esseri che meritano la vostra attenzione. E una volta terminato la visita nel parco zoologico, non dimenticate di continuare il giro nel nostro ineguagliabile parco di divertimenti, dove potrete sbizzarrirvi con attrazioni quali parentopoli, vallettopoli, puttanopoli, P3, corruttopoli, bunga bunga, affittopoli….

Non perdete tempo, prenotate subito!
I primi 100 che chiameranno potranno usufruire di uno sconto del 50%!
kriticadellaragione.blogspot.com
(Filippo)


22 feb 2011

- Democraticamente parlando -




Democraticamente parlando, non siamo in democrazia.

Certo, non sono io a scoprire per primo che non è data a tutti la partecipazione politica attiva...e per fortuna!
Ma in una realtà in cui la libertà viene in catene ridestata nel momento in cui si decide, da una parte o dall'altra, di sperperare denaro per rieleggere sempre gli stessi, ci si accorge - a meno di avvelenamenti prolungati nell'ignoranza più bucolica - che il nostro diritto di scelta termina proprio quando la scelta dell'esponente/partito - mi chiedo se ci sia differenza - viene adempita.

Ma la domanda è: vale talvolta il famoso detto "c'è un limite a tutto"?

Evidentemente no, perché se ci fosse davvero un limite, allora non sarebbe lecita l'elezione di rappresentanti del popolo - non per volontà ma perché giudicati i meno peggio...- che a loro volta decidono i loro rappresentanti, che rappresentati dal popolo non sono. Mi sembra una presa per il culo rivoltante.
Ora non mi si venga a dire che il futuro è tutto nelle nostre mani perché l'ultima puntata di Ken shiro è stata trasmessa circa 7 anni fa e mi pare difficile che il suo ruolo possa essere sostituito da Bersani, Letta, Casini ovvero Fini - ho volutamente evitato qualsiasi riferimento all'amico dello zio di Ruby.

Se veramente fosse come i benpensanti ritengono, vivremmo in un tempo in cui la volontà individuale sarebbe l'unica a governare, generando anarchia e sacrificando lo stato di diritto che solamente con il sacrificio delle volontà singole, in favore di un quantomeno accettabile benessere generale sarebbe in grado di prosperare.

Inoltre, oggi mi sento abbastanza insofferente da non comprendere per quale motivo, gli eroi a stelle e strisce debbano portare trionfalmente "i colpi da randello dalla gente per la gente" - la democrazia - in tutti gli stati del mondo. E' come dire che domani, in Italia, poiché la Cina è il Paese più popoloso del mondo, venga approvata una legge con la quali si stabilisce che è reato non mangiare con le bacchette. Ne sarei alquanto infastidito, non so voi.
Quindi, aspirare ad una schiera di politici illuminati mi sembra rasenti non solo l'utopia ma anche un incubo floreale al cui risveglio, l'unico rimedio sarebbe il suicidio di massa.

Personalmente, mi basterebbe un gruppo di sofisti, anche meschinamente fieri, visto che avere qualcuno che, comunicando, ti fa credere che sia vero quel che dice, sarebbe già una conquista non da poco.

In questa maniera, gli esponenti politici potrebbero domare un alterco con l'ormai passato di moda dono dell'eleganza. kriticadellaragione.blogspot.com
(Stefano)


21 feb 2011

- Pagliacci e Puttane -

(Pagliacci e puttane - Gianca)

"Cosa rappresenta per me la politica?? l'unica cosa che mi viene in mente ora come ora è pagliacci e puttane... di sicuro è una critica sterile.. ma penso rispecchi il pensiero di molti sulla situazione contingente!"


“È mai possibile, o porco di un cane, 
che le avventure in codesto reame - 
debban risolversi tutte con grandi putta-aaa-aane?”
(Carlo martello ritorna dalla battaglia di Poitiers – F. De Andrè)

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5 feb 2011

- I Ragazzi Se Ne Fregano -

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Cosa pensano o dicono i ragazzi di tutto quello che sta succedendo in Italia in questo momento?”. Suona così la domanda che i giornalisti spesso mi pongono, dal momento che ho la fortuna di entrare in contatto con molti giovani. Così mi è stato chiesto anche per quest’articolo.
 
Vi deludo subito: “I ragazzi non dicono niente”. I ragazzi con cui sto in classe, i ragazzi che mi scrivono dopo aver letto il mio romanzo o seguono il mio blog, se ne fregano di questo paese centocinquantenario. Sì se ne fregano. La caduta delle ideologie ha portato ad un profondo distacco tra giovani e cosa politica, ma il baratro ora è ampliato da una cosa politica ridotta a grande fratello da giornali e tv.

I ragazzi che mi scrivono pongono domande sul senso della vita: per cosa valga la pena giocarsi quegli anni che hanno a disposizione, se esista qualche speranza di futuro, se amare per sempre sia possibile, se Dio esista, se il dolore abbia un senso… Insomma i ragazzi chiedono e cercano quello che veramente conta: il senso delle cose. Se ne fregano delle ruby, perché ancora sono in quell’età in cui ci si illude che si possa essere sé stessi e che per farsi strada nella vita non sia necessario darla via. E io contribuisco, da prof, a questa grande illusione, a mille euro al mese. Loro, ingenui, si illudono che ci sia qualcosa per cui giocarsi la vita e, impauriti, chiedono se ancora esista, disposti anche a mettersi in viaggio per cercarlo. E io li illudo dicendo loro che sì, esiste.

Alcuni parenti delle ruby coinvolte nelle vicende incoraggiano le loro figlie o sorelle a darsi via pur di avere un futuro garantito, pur di tirare su qualche migliaio di euro. Le colpe dei padri ricadono sui figli, diceva qualcuno, e aveva ragione. Se la vedranno loro, non mi riguarda.
I ragazzi se ne fregano del mondo piccolo e brutto che stiamo costruendo loro. Se ne fregano per due motivi: o perché ormai ne fanno parte o perché vogliono qualcosa di diverso. I primi non vogliono futuro ma sicurezza e si vendono; i secondi sono disposti a rischiare pur di avere futuro, rinunciando anche alle sicurezze a buon mercato…

Calvino diceva che ci sono due modi di per non soffrire l’inferno in cui siamo immersi: “il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”.

Ecco i nuovi eroi da sostenere, gli illusi da finanziare, quelli disposti a non lasciarsi raccomandare, quelli disposti a non darla via, quelli disposti a faticare. Li trovi soprattutto tra coloro che si affacciano alla vita con speranza: i giovani. Però più entrano nel mondo adulto più rinunciano alla loro eroica speranza di illusi, persino i loro padri li incoraggiano a imboccare la via facile. Ma qualcuno ha detto che “il cielo è dei violenti”, non certo degli ignavi. E io aggiungo: anche la terra appartiene a quelli che hanno il coraggio di far violenza contro sé stessi, pur di non scendere a patti con la mediocrità di chi si vende. Ai ragazzi dobbiamo questo coraggio, costi quel che costi. Forse così non salveremo il paese, ma la dignità sì, almeno quella.

Il Giorno, Il Resto del Carlino, La Nazione, martedì 25 gennaio 2010
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(Tratto dal Blog Prof 2.0 di Alessandro D'Avenia )


3 feb 2011

- Dovere allo studio -




Sento spesso parlare in questo periodo di diritto allo studio: manifestazioni, dibattiti, polemiche su un argomento che non deve neppure essere messo in discussione, perché è stata una conquista dura che ha dato frutti indiscutibilmente positivi, permettendo a una grande quantità di studenti di studiare e di fare notare le proprie capacità.
C’è però un risvolto che molto spesso viene tralasciato: il dovere allo studio, il dovere di studiare, di considerare l’importanza del fatto culturale ed educativo.
Si entra ovviamente in polemica, ma credo che a questo punto sia necessario.


Sono insegnante da 30 anni circa, di generazioni ne ho viste, ma la differenza che noto più di ogni altra è l’incuranza del fatto che lo studio è per un certo numero di anni un lavoro, il lavoro degli studenti e un lavoro che permetterà loro di migliorare e di elevarsi.
Non è retorica. 
Non è solo la questione di svogliatezza o la solita manfrina sul fatto che si allevano bambinoni, voglio sottolineare quanto sia invece un problema di educazione sociale e, in primis, delle famiglie.


Passo ad esempi pratici. “Domani compio 18 anni, non mi faccio interrogare, anzi li festeggio e non vengo a scuola.” Bene.  Quando ne compirà trenta si metterò in mutua sul lavoro? I 18 anni sono una volta sola, anche i 30 e sono entrambi momenti particolari. 
Non puoi festeggiarli al sabato o alla domenica?
No, anzi: “Prof., faccio i coscritti (nei paesi si usa), quindi non vengo a scuola per 4 giorni ….sa le ciucche, gli amici
La risposta quale deve essere: “Ma certo, capisco” se no ti arrivano schiere di genitori che protestano in quanto manchi di comprensione ed elasticità: “Possibile che si debbano fare i compiti in classe in quei giorni?


Non credo che 20 ragazzi compiano i 18 anni tutti nella stessa settimana, forse potrebbero quindi radunarsi nella vacanze di Natale o in quelle estive.
Non basta. 
La prima richiesta dei genitori per la scuola: il sabato è libero? Sa, il week end. Ma non siamo in un periodo di grave crisi economica? E anche, non bastano i morti del sabato sera per le discoteche, il far tardi, bisogna già iniziare al venerdì sera? Se il sabato è libero, perché non iniziare già a divertirsi il giorno prima? Ricordo che negli altri paesi (anche nella nostra semi parente Spagna, in Francia, in Germania etc.) i ragazzi devono aver compiuto i 18 anni per frequentare certi locali e per poter acquistare gli alcolici.
La patente: le guide sono al mattino, gli esami sono al mattino. Ma le scuole guide non sanno che i ragazzi di 18 anni vengono a scuola, anzi magari devono pure sostenere un esame di stato….
E così via. 
Il dentista, il vaccino, l’apparecchio, le vacanze anticipate perché visto che ci sono 16 giorni di vacanza a Natale perché non farne 20? E i miei genitori fanno le vacanze a ottobre, c’è un bel viaggio….perdo solo una settimana.

Non è un problema della giornata persa, di compito rimandato…è una questione di mentalità che si crea. La mentalità che tanto non importa. Si recupererà. La sottovalutazione di un elemento importante. 
Non escludo che sia anche colpa nostra, degli insegnanti. La mancanza di fiducia ce la siamo guadagnata con la lagna continua di quanto noi lavoriamo, di quanto siamo stanchi. La nostra tendenza a non prendere più decisioni serie per timore di diventare impopolari, di non imporre regole per essere amici degli studenti. Escamotage questo che ci permette di lavorare di meno.


I ragazzi , è vero, non sanno più l’italiano: ce ne accorgiamo ogni giorno. Parlano come I Cesaroni, mettono “a” davanti ai complementi oggetto e confondono i tempi verbali (futuro e passato remoto). La maggioranza fa questi errori. 
"Ma intanto l’italiano lo parlo, i concetti ci sono, cosa importa scrivere correttamente se farò il medico, l’ingegnere…" e come possiamo pensare di insegnare altre lingue se abbiamo problemi con la nostra? Ho parlato con delle insegnanti inglesi che stanno facendo un libro: lo scrivono apposta per gli italiani perché si sono accorte che devono riprendere la grammatica. Sottolineo, insegnanti inglesi. 

Non dico che i genitori non debbano intervenire nelle situazioni scolastiche. Anch’io sono pentitissima di non essere intervenuta nella classe di mia figlia dove per due anni di medie ha visto film di guerra perché l’insegnante voleva scrivere un testo sui partigiani. Testo che ha pubblicato, pieno di foto di tombe.  Ma sono dispiaciuta per non avere detto di farli studiare di più, di insegnare, di fare il lavoro per cui era – e purtroppo è – pagata. E ho mandato mia figlia a lezione per due anni, facendomi odiare perché “nessuno studia queste cose nella mia classe”. Quando poi sono andata da un preside a dire che era una vergogna che su trenta ragazzi se ne presentassero 10 a interrogazioni e compiti in un liceo, l’insegnante mi ha detto che era stata una scelta del Consiglio di Classe perché si trattava “di una classe difficile da gestire”.  
A conclusione di questo che, mi rendo conto, è uno sfogo personale, devo dire che i ragazzi le regole le chiedono, che quando tornano al liceo mentre sono all’università mi dicono che si pentono di non avere studiato meglio letteratura o latino perché il liceo era l’ultimo posto dove avrebbero potuto costruire quella cultura fatta di materie inutili per la vita, ma importanti per la propria formazione personale. 
E’ vero: la scuola talvolta è distante dal  mondo del lavoro. 
Ma si può rimediare. 

Si possono fornire corsi di lingua “comunicativa”, di informatica, di cenni di economia tanto per fare capire come funziona il mercato. Fuori orario: una volta la settimana, ogni 15 giorni; dedicare due mesi, non un anno scolastico intero. Conosco persone ad alto profilo professionale – nel nostro Liceo sono venute persone quali direttori di testate di giornali economici, psichiatri perché abbiamo anche la formazione degli educatori, esperti di marketing e pubblicità, comunicatori inglese di livello internazionale, insegnanti universitari  - disponibili a insegnare queste materie anche gratuitamente ( e non lo trovo neppure corretto) pur di comunicare ciò che loro hanno acquisito.
Ma ……..“Prof …c’è il torneo di calcetto…
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(Prof. inglese C. Aira)