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15 mag 2013

- La parte americana della famiglia -




Sono passati dieci anni dall’ultima volta che ci siamo visti. Pressoche’ nulli i contatti e-mail. Assolutamente nullo qualsiasi altro tipo di comunicazione, anche se la tecnologia lo consentirebbe. Ma siamo fatti cosi’.

Piu’ di un anno fa la notifica: “We are going to be in Tuscany in May 2013. Don’t make plans for that week because you will have to come to visit us.” Make plans? Con un anno di anticipo? Qui si vive alla giornata! Comunque date scolpite nel calendario.
May 2013 e’ arrivato ed eccoci qui. Dieci anni dopo.

“You used to pray before starting the meal. Don’t you do that anymore?” “Naaa. Things have changed”
“What places do you want to visit next?” “India attracts me a lot and I still didn’t have the chance to visit it. I also have in mind to take a longer break sooner or later and make a trip around the World” “Make sure you do that before you have a family”

The family! I bimbi da uno sono diventati quattro. E finalmente viene piu’ facile associare ad un nome una faccia, ed anche una personalita’.

Quello che ci sorprende e’ la loro educazione. Loro non vanno a scuola ma studiano a casa con i genitori [“Schools are stressing too much competition and focus too much on grades instead on making sure that kids actually learn”]. A fine anno fanno un test che certifichi il passaggio di classe. I test li tiene la mamma a casa, nel caso un giorno qualcuno chiedera’ di vederli.
I bambini percepiscono una paghetta settimanale che amministrano attraverso un conto: 50 centesimi moltiplicati per il loro anno di eta’ alla settimana, quindi un dollaro e mezzo la piu’ piccola e 5 il piu’ grande perche’ “it’s better if they start making mistakes with small amounts”. Il conto fino ad un ammontare di 500$ da’ un interesse del 6%, per incentivare il risparmio.

“How old were you when you have done your exchange in US?” “Seventeen” “Eli, would you like to go to study abroad when you grow older?” “Mmm, no” “You are ten, maybe you’ll change your mind. We’ll see”

Tra bottiglie di vino e banchetti generosi, tre giorni sono volati. “It’s picture time, we do not want to forget this re-union. Do we?”. “Kids, see you in ten years” [“By that time Eli will be 20 and Hillary 14, it is going to be a fun”]. Abbracci. Lacrime. Cala in sipario.

See you in ten years, family.
O magari, volendo, anche un po’ prima. We’ll see.

26 set 2011

- What is due -




Prima mi sono chiesta se avrei dovuto scrivere un messaggio su 09/11.
Poi ho deciso che non lo avrei fatto.
Infine ho pensato ad altro, non ho letto giornali, quotidiani, non ho acceso la televisione e neppure il computer.

Ho lasciato passare i giorni. Qualche accenno qua e là ma in fondo basta non guardare.
Poi ieri sera i bimbi sono andati a letto presto e ci siamo concessi Hannah e le sue sorelle.
Il Woody Allen dei tempi migliori.
La New York della mia vita.
E come sempre.

Mi sembrato di rivedere e risentire tutto.
L'aria gelida sulla pelle, stretta nel mio cappottino spigato.
I rumori assordanti.
Gli interruttori della luce.
Le veneziane alle finestre.
Gli avocado per cena.
Dean & De Luca. Agata e Valentina. Gourmet Garage.
I ristoranti, i locali notturni, il miglior sushi del mondo.
L'uomo della mia vita e gli amici per sempre.
Quella sensazione di vivere in un film e la certezza che tutto fosse possibile.
E lo era.

L'undicisettembre ha spento le luci del mio fantastico show e per tanti altri ha spento molto molto di più. Quello che è stato ed è venuto subito dopo è qualcosa di cui non mi piace parlare.
E' passato tanto tempo e ancora oggi non so cosa dire.
Solo che amo New York, l'ho lasciata con un biglietto aereo comprato senza convinzione, infilando negli scatoloni un pezzo di vita che qui non avrebbe mai trovato posto e ho pianto.
Ma quando vi sono tornata più e più volte dopo, l'ho ritrovata uguale.
E l'ho risentita mia. E mi ci sono ripersa dentro.
E so che sarà sempre così.

It is an ugly city, a dirty city.
Its climate is a scandal.
Its politics are used to frighten children.
Its traffic is madness.
But there is one thing about it..
Once you have lived in New York 
and it has become your home,
no other place is good enough.
(John Steinbeck, 1953)

Un pensiero a lei e a tutte le persone che non ci sono più


16 set 2011

- In barca a vela -



In barca a vela...
... la natura detta i tempi, l'uomo si adatta.
... l'arredamento e i bagagli sono ridotti all'essenziale. E non si sta per niente male.
... il capo designato e' il piu' esperto e saggio del gruppo. Prende le proprie decisioni per il bene e il meglio di tutti. E' il primo ad alzarsi e l'ultimo ad andare a dormire. 


In barca a vela...
... i compagni di viaggio fanno tutta la differenza del mondo.


In barca a vela...
... non si puo' fuggire da chi si e'.



18 mar 2011

- Interrail #11 -


Capitolo Undicesimo:
Tapas night, un assaggio della vita notturna madrileña

 
Quante volte vi sarà capitato di perdere una partita di basket per un punto? Ok ok...  quella volta ci siamo presentati in sei... il nostro uomo più forte era fuori per cinque falli... un altro si è fatto male... insomma, si può sempre trovare una buona scusa. Ma di fatto quando perdi di uno essere in sei o in dodici non conta, essere il giocatore più decisivo o l'ultimo dei panchinari meno che mai. Chiunque avrebbe potuto fare la differenza. Un punto è niente. Meno di un canestro. Questione di centimetri. Questioni di istanti durante il rilascio del pallone. La linea che separa una squadra esultante e una che esce dal campo a testa bassa è molto sottile. Inferno e paradiso. Se quel tiro fosse entrato ora non sarei muto e pensieroso, seduto nello spogliatoio. Se avessi intercettato quel passaggio... se avessi preso quel rimbalzo se...se... se fossimo entrati nel portone accanto la nostra vacanza sarebbe stata completamente diversa. Migliore o peggiore? So cosa mi perdo quando perdo una partita. Riguardo alla nostra storia, so solo com'è andata avanti. E so che tutto è partito da Felix.

Non prendetela come un'esagerazione. Non siamo rimasti tre settimane a Madrid a fare festa con lui. Né lui ha mollato il suo lavoro per seguirci e guidare il nostro viaggio. Non penso di avergli rivolto più di qualche insignificante frase di circostanza. Però è stato il nostro inizio. Con il senno di poi, cioè di un 24enne che è stato in Erasmus ad Alicante e passa quasi tutte le sue vacanze in Spagna, posso senz'altro dire che quelle tapas e quel flamenco facevano schifo. Ma con il senno di un 19enne alla sua prima volta a Madrid, 15 euro per cibo più musica e disco sembravano quanto di meglio il paese potesse offrire.

Se volevamo partecipare alla Tapas Night dovevamo ripresentarci nel primo ostello alle otto e mezza. Ciò significava avere poco meno di due ore di tempo per trovare il nostro ostello, non troppo vicino, sistemarsi, fare una doccia, prepararsi per la serata e ritornare. Un’impresa difficile per chiunque, ma oserei definire titanica per una fighetta come Jeff. Anche se devo ammettere che alla fine non aveva neanche troppo distacco da me. Però io e il mio compagno di stanza (che  ovviamente non era Jeff) litigammo parecchio con la serratura magnetica, tanto che chiedemmo un'altra chiave. Insomma  questo piccolo contrattempo annullò il canonico quarto d'ora di ritardo di Jeff, che si permise di sogghignare quando gli chiesi di imprestarmi il gel“sapevo che me lo avresti chiesto…”

“Bionda a ore 10”. “L'ho vista prima ancora che tu arrivassi, Eddie.” “Temo sia un po' grande per noi, Mike”. “Meglio! Vale doppio!” “Non mi riferivo solo all'età, ma al tipo che le siede accanto...” A tavola non eravamo più di una ventina e una gara a chi beveva più sangria tra me, Stone e Mike mi fece sembrare il cibo gradevole. Accanto a me e Mike c'era un australiano, il solito australiano che incontri in tutti gli ostelli e che sta facendo il giro dell'Europa da solo. Il solito australiano ultra socievole che affascina tutte le ragazze e che ti ruba la scena in tutti gli ostelli. Questo era un po' meno espansivo del solito, ma che potevo saperne io? Non avevo mai incontrato un australiano.

“Dove andate domani? Io sono indeciso tra Leeds e Parigi... poi tra una settimana tornerò a casa...” Leeds o Parigi? Per quanto ritenessi di un avere uno spirito viaggiatore, non riuscivo a concepire questa suo concetto di vacanza in Europa, girandola tutta in una volta. Per me l'Europa è la mia casa, anzi l'Italia è la mia casa e avevo appena cominciato a scoprire l'Europa, un progetto che sarebbe andato avanti per anni, vacanza dopo vacanza. Certo, se mai andrò in Australia, sicuramente pianificherò di vederla tutta in una sola volta. Queste poche chiacchiere aumentarono la mia voglia di viaggiare e mi convinsero che volevo andare a Lisbona, dove tutto costa meno e comunicare non è un problema perchè parlano tutti inglese, non come gli spagnoli. Vero è che per un italiano comunicare in Spagna non è un gran problema, visto che le lingue sono sostanzialmente identiche. Era la mia prima volta in Spagna, non me ne ero accorto e mi ostinavo a parlare inglese con tutti.

Lo spettacolo di flamenco, complice la qualità acustica che ti puoi aspettare dalla sala comune di un ostello, ci offrì più risate che buona musica, per la presenza sul palco di tre indimenticabili personaggi. Un chitarrista che pareva anche piuttosto bravo, ma assomigliava troppo a uno dei messicani della pubblicità dell'Estathè, una cantante con un fisico e i movimenti di un tenore lirico e il ballerino Paquito, che divenne inspiegabilmente il nostro idolo per tutta la serata. Dopo un po', tuttavia, il nostro entusiasmo calò drasticamente. Felix lo notò e ci rassicurò che era quasi finito, poi aggiunse un “Ready to dance?”. Lo spettacolo durò almeno altri tre quarti d’ora. Ma poi finalmente uscimmo, verso la discoteca. Pronti a ballare? In realtà io per nulla...

(Roberto)

 
D'You Know What I Mean - Oasis by icebreath

9 feb 2011

- Interrail #8 -

Capitolo Ottavo:
Ma perchè per andare a Madrid ti allontani?





Come al solito sono in ritardo. Forse perché dovevo comprarmi il gel da 10 euro. Come al solito Eddie si incazzerà e dirà “Sei proprio una fighetta! Ma è mai possibile che senza gel non esci neanche di casa! Tanto guarda che non becchi lo stesso…”. “Tanto lo so che già stasera te lo dovrò imprestare il MIO gel!”. Hmmmm… potrei rispondergli così… anzi…no… non gli dico niente del gel così non si arrabbia neanche…

Quella mattina avevo un gran sonno perché era prestissimo… negli ultimi tre giorni avevo dormito pochissimo e la sera prima avevo la febbre. Su due macchine la mia famiglia ne occupava una.
Ovviamente arriviamo all’aeroporto prima noi degli altri perché possiamo sfoderare tutti i 105 Hp della 307. A fare il check-in c’era una gran patata. Mio padre stava filmando la nostra partenza e viene scambiato per un terrorista. Eddie dice che è tardi… bisogna sbrigarsi coi saluti. Come mio solito saluto bene solo mia nonna… mia madre si arrabbia… e allora io do un bacio alla mamma di Eddie e viceversa. Perché questo? Perché mio padre s’era portato la telecamera? Perché era venuta anche mia nonna? Non lo so e non voglio chiedere al mio cervello uno sforzo troppo grande. Ecco… infatti ho perso il filo... non mi ricordo se è qua che hanno perquisito Stone.

Continuiamo verso la porta d’imbarco… ma prima io e Mike facciamo un giro nel centro commerciale… giusto per fare un po’ di girl watching e infatti troviamo subito due fighe della TV accompagnate da un tipo brizzolato... ma che cosa avrà più di noi? Il portafoglio pieno? Decolliamo… io sono seduto vicino ad Irons e, forse, colto dall’emozione per la mia prima volta in aereo, perdo un’occasione per stare zitto “Dave… quanto sarà lunga la pista? 100 Km?”. All’arrivo a Fiumicino ne perdo un’altra “Ehi ragazzi siamo a Roma! Potremmo andare a trovareAlex o potrebbe venire lui qua! ” “Ehm… Jeff… guarda che Roma è un po’ più grande della nostra città… e poi ripartiamo tra meno di un’ora”. Come al solito non sapevo nulla sull’organizzazione del viaggio. Mi avessero portato in Norvegia io non me ne sarei accorto e li avrei seguiti senza problemi. Mi piacerebbe raccontare tutte le emozioni di quel viaggio, cosa si prova a stare fra le nuvole… etc… ma i miei pochi neuroni sono già andati in stand-by… purtroppo io non ho molta memoria… non sono Eddie.

Però sicuramente quella figa con il cappellino alla Michael Jackson che c'era a Fiumicino non la scorderò mai…
P.S. Ma BOOM dov’era?

(punto di vista di Jeff)

Giovedì 14 Luglio.
Quel demente di Mike. “Li tengo io i biglietti non vi preoccupate, l’aereo è alle 11.15”. Era alle 10.55. Ma questo lo abbiamo scoperto solo quando eravamo già in viaggio verso l’aeroporto, quindi già in ritardo. Perciò abbiamo dovuto fare tutto in fretta. Ovviamente, grazie alla guida spericolata di mia madre e alla potenza della nostra macchina superiore siamo arrivati prima noi all’aeroporto.
I nostri movimenti erano alquanto goffi. Era la prima volta che prendevamo confidenza con i nostri cinque inseparabili compagni di viaggio: zaini di svariati colori e dal peso che oscillava tra i 14 e i 22 chili. In realtà... tre zaini erano identici, comprati il giorno prima... Quello di Jeff era inaspettatamente il più leggero. Io avevo ipotizzato che un calciatore fighetta come lui si sarebbe portato dietro tutto il guardaroba. E invece no. Beh… bisogna aggiungere che lui non portava la tenda, perché l’aveva rifilata tutta ad Irons. Non solo eravamo in ritardo, ma abbiamo avuto ripetuti contatti con la polizia. Il primo quando volevano arrestare il padre di Jeff perché stava filmando con la telecamera la partenza del figlio. Il secondo quando hanno rimandato Stone al check-in perché nello zainetto che si stava portando come bagaglio a mano c’erano i picchetti della tenda. Poi per non farci perdere altro tempo lo hanno perquisito dalla testa ai piedi. Mr Marrone Stone, maturato una settimana prima di noi, è un tipo che si abbronza facilmente. Con quel colore, dopo una sola settimana di mare, e uno zaino enorme non ispirò simpatia e fiducia ai poliziotti.

Appena arrivati a Fiumicino Jeff iniziò con “Siamo a Roma andiamo a trovare Alex”. “Jeff ma Roma è immensa, fra meno di un’ora dobbiamo prendere il prossimo aereo e Alex a quest’ora (era l’una) starà dormendo”. “Ah. Hai ragione Eddie”.
Alex è il mio ex-compagno di banco che, innamoratosi di filosofia e storia dell’arte a marzo della quinta liceo decise di andare a fare un’università dove potesse studiarne il più possibile. Anche perché fino ad allora non le aveva mai studiate. Tutto quello che c'era da vivere a casa, compresi i venerdì sera universitari che lo rendevano un mezzo zombie al sabato mattina a scuola, li aveva vissuti. Quindi finì a Roma. Non stava dormendo quando l’ho chiamato.

Guarda quella!” “Hmmmm. non male... guarda invece quella là!” “Ma che figa è!” “MAMMA MIA!”. ”Hai visto Eddie?”. Questi erano i discorsi altamente intellettuali dei miei amici, ma io ero al telefono e mi sono perso tutto…
(punto di vista di Eddie)



Prooontoo. Ah. Ciao. Sei a Roma? No, non stavo dormendo... Sì dì pure a Jeff di non preoccuparsi e che vengo subito all’aeroporto… entro un’ora poi… Ma perché per andare a Madrid ti allontani? Vabbè…Non ti innamorare di troppe spagnole, fattele e basta ”.
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(Roberto)

Lighthouse family - High by nshaporin

17 gen 2011

- Napoli -



Napoli è una bella abbuffata di mozzarella campana
Napoli è il ragazzo all'ingresso del chiostro di Santa Chiara che fa entrare l'82enne senza farlo pagare perchè è anche lui un pezzo di storia
Napoli è la festa per la fine della scuola come si fosse in un paesello
Napoli è i tre in motorino che suonano il clacson alla macchina che sta percorrendo la via in retromarcia
Napoli è il Castel Novo e piazza del Plebiscito... e anche il Vesuvio che si riposa ma nel frattempo ti osserva...
Napoli è la signora che dice che Berlusconi ha risolto il problema della spazzatura nonostante i cassonetti siano stracolmi e le strade piene di cartacce svolazzanti
Napoli è l'enorme margherita "da Michele"
Napoli è il tassista che applica la tariffa fissa per farti spendere meno ma che continua ad aumentarla durante tutto il tragitto
Napoli è mare
Napoli è sole
Napoli è disordine... ma anche spensieratezza
Napoli è caos... ma anche, e soprattutto, bellezza.
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12 gen 2011

- Giordania -

(Simmetrie, Giordania 2010, Gloria)

Quest'anno abbiamo deciso di passare un capodanno un po' insolito...siamo partiti in 7..destinazione Giordania.
10 giorni, non un viaggio lunghissimo..
Al ritorno, come sempre, tante domande..
Come è stato il viaggio? Allora questa Giordania com è?

La verità è che non ho un'unica risposta...piuttosto una serie di immagini e sensazioni che come frammenti sparsi mi tornano in mente..

lo spaesamento di un arrivo in piena notte in un posto sconosciuto...
lo stupore osservando da un taxi a tutta velocità una città risvegliarsi all'alba..
profili controluce che fanno da sfondo ad una danza di gabbiani..sovrani incontrastati di un cielo dai mille colori..
la sensazione del sale sulla pelle...
l'odore di tabacco alla mela....
gli occhi grandi e intensi di una ragazza dallo sguardo triste...
il sorriso disarmante di una bambina davanti ad una caramellina allo zucchero..
i colori caldi di un deserto dagli spazi sconfinati..
la soddisfazione arrivati in cima ad una roccia in mezzo al nulla..
la felicità al suono di parole familiari ma lontane....
un cielo con cosi tante stelle da sembrare irreale...

questa è la Giordania...o almeno questo è stata per me...
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(Gloria) 


11 gen 2011

- Jordan & Jerusalem #1-


(Chiesa d'Etiopia - Jerusalem, 2010 - Giancarlo)
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21 dic 2010

- Into the Wild -

(Yellow Bus, 2010 - G. Boscarino)


Non aveva mai preso in considerazione un viaggio da solo. Durante i suoi soggiorni in ostello aveva conosciuto molti ragazzi di molte età e molte nazionalità diverse che stavano viaggiando in solitaria, magari aggregandosi a qualche compagno lungo la strada, ma dopo essere partiti da casa senza nessuno al proprio fianco. Loro erano diversi dagli altri ospiti dell’ostello: non erano mai soli! La loro condizione di viaggiatori solitari li portava automaticamente a conoscere nuove persone, a dividere una cena o semplicemente dei racconti, ma più in generale li portava a fare nuove amicizie. Amicizie molto spesso monodose, da consumarsi entro l’arco di qualche giorno, tra l’arrivo e la partenza di uno o dell’altro. 

Si chiedeva come fosse possibile affrontare il viaggio in quel modo; era solito riportare alla mente la frase di Alexander Supertramp: “happiness only real when shared”. Per lui il viaggio non erano i posti visitati, i monumenti fotografati o i pasti a base di cibi esotici, ma le esperienze e le senzazioni condivise con quelli che sperava sarebbero potuti essere i suoi amici anche tra 20 o 30 anni. Quando richiamava alla mente i suoi viaggi non faceva altro che ripercorrere discussioni avute su un pullman durante un interminabile e scomodissimo viaggio o su un’amaca intenti a guardare le fronde delle palme.

Quella volta si ripromise che prima o poi sarebbe partito anche lui da solo, che avrebbe cercato di capire cosa significa vivere il viaggio senza associarlo agli amici di sempre. Continuava a chiedersi come fosse possibile amare il viaggio senza condividerlo.
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(Gianca)


Sweet Home Alabama by user5784843

1 dic 2010

- Cuba -



Cuba è un viaggio nello spazio (banale? Forse… ma è bene sottolineare che si può anche viaggiare da casa propria… chiudendo gli occhi… leggendo un libro… guardando un film), nel tempo (sia perché l’isola sembra essersi fermata alla rivoluzione del ’59, sia perché i giorni sembrano scorrere più lentamente) ma soprattutto nell’anima (o forse sarebbe meglio dire nell’animo umano).
Cuba è il caos dell’Avana
E la tranquillità della valle di Vinales.
Cuba è la rivoluzione per dare libertà
E la dittatura che toglie libertà.
Cuba è la bellezza delle auto d’epoca
E l’aria irrespirabile emata dai loro tubi di scappamento.
Cuba è il ritmo frenetico e sensuale della salsa
E il totale relax in spiagge paradisiache.
Cuba è aragosta, mojito e pina colada
E yucca e cetrioli, riso e fagioli.
Cuba è Che Guevara
Anche se era argentino.
Cuba è Josè Martì
Ed in ogni città ci sarà un monumento o una strada a ricordartelo.
La Cuba dei cubani è molto diversa dalla Cuba dei turisti (e la differenza non è teorica ma assolutamente pratica: vedi moneta nacional vs. peso convertible e autobus viazul vs. astro). Questo rende ancora più difficile il già arduo compito di comprenderla per chi la visita da turista.
Non è facile trovare risposte a Cuba.
Però le domande sbocciano come fiori a primavera.
E non è forse questa l’essenza del viaggio?
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(Mattia)


 
Chan Chan - Buena Vista Social Club by Olliewilliams

16 nov 2010

- Passeggiando in 3 dimensioni (Metropolitan Museum) -



Ti guardi intorno e come fossi fina polvere, camminando, ti ritrovi in culture diverse, secoli diversi, stagioni e colori diversi.

E' così strano che l'emozione non cambi rotta nella diversità che adesso mi appartiene.

Da un cavallo bianco, che aizzato da un padrone invadente prende il volo, ad un professore gigantemente in crisi con una generazione così piccola e svagata da non cogliere il valore di un minimo di attenzione...

Ad un musicista di Litra che dietro un sorriso accondiscendente nasconde un diabolico tormento in maschera...

Ad un viso, i cui occhi riflettono la confusione che la mente è ben lungi dal raccontare...A Korean is still sleeping.

Ad un sensuale abbraccio di androgina memoria.

A 3 donne ritratte non per scelta, che mai nessuna ha gli occhi presenti (John Singer Sargent).

Alle suadenti ballerine di Degas; alla The Letter 1865 - Camille Corot. Ballerine, tutù bianchi e nascoste passioni.

A Thomas Couture: "Soap Bubbles".

A Paul Cézanne ed i suoi giocatori di carte.

Ai cipressi e vasi di Van Gogh.

Alla fotografia di Brassai: Giornata di pioggia agli Champs Elysées.

A Turner con il suo Fisherman at Sea.

Storie e vite che attraversando il tempo non lo intaccano, bensì lo riempiono di speranza per chi di arte non può fare a meno.
kriticadellaragione.blogspot.com


(Stefano)

(Marlene Kuntz)(12 - e poi il buio) by valerio_31

7 ott 2010

- Chinese Noise -

(G. Boscarino)

Commento (e backstage) non richiesto:

Nelle nostre prime settimane in Cina (io e Giancarlo ci abbiamo vissuto un anno), tra le prime frasi che tutti gli expats (che sta per espatriati, cioè coloro che vivono in un paese diverso da quelli in cui sono nati e cresciuti) ci pronunciavano, inesorabilmente saltava fuori questa:
“La Cina, più ci vivi, te ne addentri … e meno la comprendi.”
Inviandomi il suo lavoro per la pubblicazione del post, Giancarlo mi ha scritto che con la sua foto voleva “trasmettere il senso di frenesia e caos che regna nelle strade di Shanghai; trasmettere una sensazione simile a quella di un passante appena arrivato a Nanjing Lu (la via dello shopping di Shanghai) una domenica pomeriggio.”
A me personalmente “Chinese Noise” trasmette qualcosa di più profondo:  rende l’idea della complessità e dell'imperfezione della Cina di oggi.


La Cina di oggi è complessa e imperfetta. Tuttavia, il fatto che non sia facile da comprendere non significa che sia incomprensibile.
(Mattia)

15 set 2010

- La tua casa è il mondo -


Più volte hai impacchettato le tue cose e salutato i tuoi cari.
Più volte sei arrivato, non importa se di giorno o di notte, in una città a te sconosciuta
Che poi lentamente hai imparato a conoscere... fino a sentirla tua...
Diverse sono le case in cui hai vissuto.
Diverse le persone con cui hai condiviso lo stesso tetto. Persone che all’inizio consideravi estranee... sono diventate la tua famiglia. In quel luogo... In quel tempo...
Eh si... hai tante famiglie quante le vite che hai vissuto!
Famiglie di persone che hai incontrato per caso e che hanno condiviso con te un periodo più o meno lungo nel quale vi siete influenzati a vicenda... per poi rimettervi in viaggio... verso vecchie o nuove mete...
La tua casa è il luogo in cui sei nato e da cui sei partito per la prima volta e in cui ti piace tornare quando vuoi prendere contatto con il tuo IO più essenziale.
I tuoi amici le persone con cui sei cresciuto.
La tua casa è il mondo. I luoghi che hai vissuto e che vorresti vivere.
I tuoi amici le persone che hai incontrato lungo il cammino.
(M. Tarizzo)

Sweet Home Alabama by The Hitmen

11 set 2010

- Aire, Tierra, Agua y Suerte -

Navigo nel mondo sulle ali di una farfalla



(Messico, 2010 - G. Boscarino)