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20 feb 2013

- iVote -



Questa volta no.
Non venitemi a dire che non sapete per chi voterete. O addirittura che non voterete. Perche’ tutte le alternative sono uno schifo. Perche’ la politica e’ tutta uno schifo.

Questa volta la scelta c’e’. Ed e’ ampissima.

C’e’ il solito venditore e cabarettista bollito ma mai mai domo, che ancora oggi (meglio di chiunque altro?), riesce ad incantare e imbambolare una parte del paese nonostante 20 anni di promesse non mantetute. Leader forte e mai in discussione dai suoi, e questa e’ la sua forza ma forse anche la sua debolezza.

C’e’ il professore, forse il piu’ preparato di tutti, che salendo in politica ha rinunciato a un’elezione al Quirinale quasi certa (anche se di certo in questi ambienti c’e’ ben poco, ma Ciampi aveva avuto un percoso identico), dimostrando il coraggio di cimentarsi in un ambito che non e’ forse quello a lui piu’ congeniale (il confronto con le masse). Critica legittima gli viene avanzata sull’essersi associato alla premiata ditta dei morti viventi che sono Casini e Fini. Ma nessuno e’ perfetto.

C’e’ il partito che ha guidato l’innovazione della politica in Italia negli ultimi anni. Che crede prima di tutto e piu’ di tutti nel dialogo che a volte viene presentato, per necessita’ di cronaca, come scontro o litigio. Che a volte magari e’ anche scontro e litigio, ma questo non e’ necessariamente negativo. E’ guidato da Bersani e non da Renzi, ma cosi’ hanno deciso i suoi elettori. E soprattutto con Bersani c’e’ anche Renzi con le sue idee e le sue battaglie. (Ma poi cosa vi ha fatto di male sto povero Bersani?)

C’e’ il movimento che ha cavalcato l’onda dell’antipolitica. Partito da un blog e guidato da un comico ma che e’ sceso nelle piazze ed e’ cresciuto nel tempo. Questa e’ la sua prova piu’ difficile. Gli elettori gli daranno fiducia e gli eletti dovranno dimostrare che fare le cose in modo diverso e’ possibile. Mi spiacerebbe fallissero per tutte le persone che ci hanno creduto.

C’e’ Oscar Giannino. O forse c’era. Ma perche’ una persona anche autorevole che ha come titolo di studio un diploma deve millantare 2 lauree e un master a Chicago? Archiviato lui, teniamo pero’ come buono il suo movimento che vanta persone preparate e anche con spirito (una oggi ha girato con la sua laurea in architettura per far vedere che la sua era vera).
E poi c’e’ Ingroia. Lui non l’ho seguito piu’ di tanto. Un nuovo Di Pietro? Non ce ne bastava uno?

La scelta c’e’. Ed e’ ampissima.
Non fare il pigro. Domenica e Lunedi’ vai a votare. La differenza la puoi fare!

20 apr 2012

- Piove, governo tecnico -


A coloro che ritengono che l'attuale governo di "tecnici" significhi la sospensione della politica vorrei semplicemente ricordare che la Politica è innanzitutto l'attività del costruire e governare la Polis; che i fini da perseguire nello svolgere tale attività sono oggi definiti dalle Carte costituzionali (in sintesi, garantire i diritti fondamentali a tutti i cittadini). Sostenere che gli attuali eletti negli organi rappresentativi (Parlamento, Consigli regionali, provinciali, comunali) per il solo fatto di essere stati eletti, a prescindere dalle decisioni che assumono e dagli atti che compiono, meritano essi soli di essere definiti politici, mentre altri non sarebbero tali anche quando agiscono sulla base dei fini sopra ricordati, è uno dei segni (tra i più gravi) che indicano lo scadimento della concezione della politica di cui si sono resi responsabili coloro che si definiscono "politici".


23 set 2011

- "It's the default, stupid!" -




Non ha alcun senso parlare di piani di salvataggio. Non ha senso da un punto di vista economico. Non ne ha, tantomeno, da una prospettiva razionale. 

Non ha alcun senso parlarne, mi fa quasi venire la nausea. Ma sono immerso da tali insensate fandonie, che non posso farne a meno. Last but not least, lo spettro del fallimento s'aggira tra noi tutti (sì, anche te che leggi e me che scrivo) e condiziona le nostre quotidianità. 

Il nostro Paese è, come tutti gli stati occidentali, tecnicamente fallito da un bel pezzo. Ma sono solo io a saper fare il buon conto della serva? 

Per decenni abbiamo finanziato in deficit dapprima gli investimenti. Successivamente, anche la spesa corrente. E fin qui ci siamo. Se abbiamo commesso la grave imprudenza di accendere per errore un telegiornale, conosciamo il concetto. Quello che ai più sfugge è il significato del concetto. 

Banalmente, incamero ogni anno fiscale 100, ma spendo 103 (se va bene). La differenza la chiedo in prestito. 

Una qualsiasi famiglia assennata troverebbe un simile sistema ripugnante, soprattutto se preso a modello in via consapevole. 

Assume particolare valenza grottesca la circostanza che tale dottrina della rovina abbia quale riflesso (pavloviano, verrebbe da dire) un'allure di credibilità per "convincere i mercati" a continuare a prestare. Nient'altro che una sorta di ordalia di mistico affidamento sulle capacita reddituali di noi tutti sfigati appartenenti alla working class, altrimenti apostrofati "contribuenti". 

Dei nostri redditi sono rimaste solo le monetine, debitamente ridotte all'osso dai satrapi d'occidente, in attesa di un non ancora identificato cavaliere orientale che ci salverà. 

Ricordate tutti per cosa servirono le monetine di fronte all'hotel Raphael?

17 mag 2011

- Miracolo a Milano -



Il voto di ieri mi ha sorpreso…


Domenica volevo scrivere un post alla Moretti… Non vinciamo mai… Perché dovremmo vincere questa volta? A Milano… Con Pisapia…


Stamattina ho avuto un breve scambio di e-mail con alcuni amici… loro dicevano che ha vinto il meno peggio… che Pisapia non era il candidato ideale… che ha vinto per demerito della Moratti e non per merito suo…

Questa corrispondenza, insieme al risultato del voto di ieri,  scaturisce in me due riflessioni: sul ruolo di sindaco e su quello delle primarie.


Se la Moratti fosse stato un buon sindaco non avrebbe permesso a Berlusconi di personalizzare (e “nazionalizzare”) lo scontro (che purtroppo non è quasi mai DIALOGO) per rinnovare il proprio mandato…


Se la Moratti fosse stato un buon sindaco non avrebbe chiuso il confronto televisivo con il proprio avversario accusandolo di furto (dedicando a tale accusa un minuto dei due a disposizione per rispondere alla domanda che cosa farà nei primi 100 giorni a palazzo marino in caso di conferma)…


Se la Moratti fosse stato un buon sindaco avrebbe parlato di cosa ha fatto di buono in questi 5 anni… perché no? Avrebbe potuto parlare di cosa avrebbe potuto fare meglio… e soprattutto avrebbe potuto parlare di cosa avrebbe fatto, forte dell’esperienza cumulata, per i prossimi 5 anni…


Per me un buon sindaco non è un sindaco perfetto, non è un sindaco con la bacchetta magica, non è un sindaco che non fa errori… Per me un buon sindaco ha il DOVERE (difficilissimo!) di farmi appartenere la città… di farla sentire mia… E la Moratti questo non l’ha fatto…


Da questo emerge che qualche demerito la Moratti sicuramente l’ha avuto… eppure…
Eppure e’ sbagliato dire che Pisapia non abbia giocato un ruolo in quanto e’ accaduto…


Pisapia e’ stato scelto con le primarie… e per me il risultato di ieri e’ una dimostrazione che nessuno meglio dei cittadini sa intuire il vento che tira…


Personalmente credo che se non ci fossero state le primarie… e il candidato del centro sinistra fosse stato Boeri il risultato non sarebbe stato lo stesso…


Dunque… bravo Pisapia ma soprattutto bravi i cittadini che lo hanno scelto attraverso le primarie… e, per una volta, bravo al PD che con le primarie fa scegliere agli elettori il proprio candidato invece che farlo scendere da un palazzo…

13 mag 2011

- Rocking Milano -


Vi presento Viola, brillante collega nonché fine giurisprudente italiana e francese, impegnata in primissima persona da ormai svariati mesi nella campagna elettorale a favore di Giuliano Pisapia.

Si tratta di una voce giovane, dinamica e illuminata, milanese doc, che sono sicuro sarà più che benvenuta (e, perché no, nello stile del nostro blog, criticata) su Kritica.

ça va sans dire, Viola sarà disponibile a interloquire con eventuali "interventisti".

(Megas )


*****

« Hey, ma lo sai che la lista civica Milano al Centro é finanziata da Dall’Utri ? »
Drrriiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiinnnnnnnnnnnnn………………..

Mancano 4 giorni, solo 4 giorni ! Ci siamo, non ci posso credere, il weekend del 15 maggio é arrivato, dopo sei mesi trascorsi a girare sul territorio, a parlare con la gente, a scontrarmi col muro di gomma del cittadino « distante dalla politica » ; concetto inspiegabile, illogico, a guardare all’etimologia stessa del termine « politica ».

Cosa hanno fatto dell’Italia, dei Milanesi, della mia Milano!! Incredibile, oramai si é talmente nauseati che, se si fa ancora lo sforzo di andare a votare, si considera che tale sforzo sia sufficiente di li a 5 anni, e si delega la gestione di casa propria a terzi ignoti e imbellettati, senza accorgersi che le loro scelte determinano il nostro quotidiano.

Non conoscevo Milano. Non ne conoscevo la sua reale estensione. Che poi, Milano é piccola. E’ fatta di tanti splendidi angoli romantici, talvolta detupati da un’architettura bizzarra, ma pur sempre dolci al mio sguardo. Le appartengo. Me ne sono andata 6 anni, ma sono tornata perché le voglio bene, e la credo migliore di quello che mi fanno vedere, di quello che mi raccontano.

Sono stufa dell’informazione che mi circonda, tutta! Il mondo é sufficientemente evoluto da fornici metri di paragone utili per giudicare l’operato dei nostri governanti, con la nostra testa. E onestamente, sono proprio scarsi, i governanti degli ultimi 5 anni!
Quello che si poteva fare, ma non é stato fatto, é sotto gli occhi di tutti, raccontato in lungo e in largo, e non intendo tediarvi anch’io. Potete istruirvi da soli, con un semplice click .

Ciò che non vi raccontano, é l’esperienza di migliaia di cittadini che, nella città più frettolosa e produttiva d’Italia, hanno dedicato i loro momenti liberi, le notti e le domeniche, ai loro concittadini. Gente che sistemava campetti sportivi nei parchi, che piantava fiori nelle aiuole e prendeva l’impegno di annaffiarli per i prossimi 5 anni, gente che faceva danzare gli anziani nei circoli e piantava ciliegi negli asili, gente che si trovava nelle periferie per contrastare l’ondata mafiosa, gente che si trovava in centro per far cultura….gente che tra mezzanotte e le due del mattino puliva piazza Duca d’Aosta, perché in cambio ha avuto il piacere di vedere 20mila persone raccolte intorno ad un palco dal quale si liberava musica. Volontari. Cittadini.

Questa gente si é impegnata nella campagna, ma rappresenta ognuno di noi. Sono le persone che partecipano ad associazioni nei campi più disparati, dallo sport all’assistenza sanitaria, al teatro, al trasporto pubblico notturno delle donne e di chi magari ha esagerato. Sono i rappresentanti delle best practices sviluppate dai milanesi, orgogliosi di rendere più attiva e più bella la loro città.

Giuliano Pisapia alcuni li conosceva, altri li ha conosciuti, di altri magari sa solo che partecipano. Giuliano Pisapia ha deciso di dar loro spazio, voce, fiducia, sostegno. Di centrare lo sviluppo di Milano sull’azione cittadina, seguendo le esigenze indicate degli stessi milanesi, garantendo trasparenza e controllo sull’operato amministrativo (l’opposto dell’esperienza EXPO di questi due anni, per intenderci).
Giuliano Pisapia ha fatto tacere i partiti di sinistra, li ha messi in riga e li ha riportati tra la gente, risvegliandoli dai loro circoli, dove stavano chiusi a far voli pindarici.
Giuliano Pisapia ha studiato per 8 mesi (solo perché non ha avuto più tempo) le criticità della città. Ha ascoltato migliaia e migliaia di voci, ha costruito un programma con loro.
Giuliano Pisapia ha potuto realizzare tutto questo perché è una persona, gentile certo, ma soprattutto competente, che conosce il diritto e le regole alla base della convivenza sociale. Dote necessaria, eppure rara nell’odierna covernance meneghina.
Giuliano Pisapia sa che Milano é una città fortissima, e che deve solo difenderla dagli attacchi di che vorrebbe appropriarsi della sua ricchezza.
Giuliano Pisapia é la persona che può traghettare Milano ad un nuovo momento di splendore. Letizia Moratti è la persona che può farci sprofondare nel baratro del malaffare, per pura e semplice incompetenza, poverina.
In entrambe i casi, Amico e Concittadino, il 15 e 16 maggio ti dirigi verso un cambiamento.


Ti chiedo solo un favore.
Vota responsabilmente.
(Viola)

- Milano a colori -




Qualcuno lo ha definito il ‘terzo uomo’ ma lui, Manfredi Palmeri, candidato sindaco per il Nuovo Polo per Milano, è perfettamente consapevole di rappresentare quell’elemento di rottura di un bipolarismo che, nella politica italiana, non si è dimostrato così vincente.  Con lui tanti e giovani candidati motivati, tra loro abbiamo scelto di presentare, per la sua grinta e determinazione, Anastasia Palli, candidata Presidente per la Zona 1, Milano centro, che si presenta con un programma dinamico, ‘alternativo’, concreto, dalla parte di chi ha voglia di migliorare e veder crescere la nostra città. Una città che meriterebbe di essere più europea ed è per questo che la sua proposta mira a potenziare le iniziative culturali, sociali e di tutela ambientale.
Idee e progetti in perfetta sintonia con il programma del Nuovo Polo per Milano che, in dieci punti precisi, punta alla concretezza e alla realizzazione delle principali necessità della gente. Un programma vero, lontano dagli estremismi e dalle polemiche di fazione come anche da proposte stantie e sempre più uguali a se stesse. Milano deve puntare sulla sicurezza perché sia più vivibile, deve essere informatizzata per facilitare il lavoro delle migliaia di cittadini che ogni giorno vivono e operano in città, deve fornire i mezzi necessari per tutelare il patrimonio artistico e culturale e renderlo fruibile perché una grande città europea sa puntare sulle sue eccellenze. Ed è per questo che Milano deve investire sull’istruzione, sullo sport, sulla gestione delle sue principali strutture utilizzando al meglio le risorse pubbliche che diano la possibilità a chi è realmente motivato di raggiungere i più alti risultati. Solo con persone realmente preparate e motivate si diventa competitivi.
Nel programma di Anastasia poche parole ma tante immagini che raccontano di una Milano grigia, spesso abbandonata a se stessa, alle prese con eterni cantieri e dilaniata proprio nei suo angoli più belli e caratteristici. Armata di macchina fotografica e piantina del centro, ha cercato quel cuore ‘ferito ‘ di Milano che è diventato il suo libro-programma. Nei numerosi scatti tutta l’incuria alla quale è stato abbandonato il centro della città: dalla Darsena agli spazi della ex Scuola di Circo di via Montello, agli eterni cantieri antistanti il Teatro Smeraldo, allo stato di abbandono totale in cui versa il glorioso Teatro Lirico, senza dimenticare le panchine divelte, le strade piene di buche, gli scivoli, mai realizzati, per disabili, che accrescono le loro difficoltà, al verde pubblico che diventa ogni giorno un bene sempre più raro.
Negli anni si è battuta, quasi inascoltata (poiché non gradita a un sistema piatto e convenzionale), perché i suoi progetti provassero a diventare realtà. Il suo obiettivo è dare spazio a una dimensione più umana della città in cui è facile incontrasi e riconoscersi. E per questo che l’obiettivo di Anastasia Palli è la richiesta delle deleghe ai Consigli di Zona, necessarie per realizzare i progetti utili al territorio sul quale si opera, fondamentali per offrire garanzie agli abitanti che chiedono partecipazione attiva nelle decisioni dei Consigli e bisogno di ascolto, utili per lavorare in sintonia con gli organismi centrali del Comune.

Un miracolo? Un sogno? Forse no, se ognuno si impegna a recitare la sua parte e se qualche cittadino, come Anastasia Palli, si fa portavoce dei problemi quotidiani della gente all’interno delle istituzioni che dovrebbero essere più vicine alle loro esigenze, cioè i Consigli di Zona.
La sua idea di politica è quella dell’andare ‘porta a porta’ per conoscere le reali esigenze dei cittadini e non fatta ‘spiando’ la città dai vetri oscurati delle auto blu dove tutto è perfetto perché irreale.
Vorrei che Milano tornasse a essere bella, vivibile e accessibile a tutti. Vorrei che i bambini che incontro all’uscita di scuola possano attraversare strade sicure e curate, vorrei che perfino il passante più distratto possa essere attratto, anche se solo per un attimo, da quell’angolo di città che lo circonda, vorrei che mia nonna e tutti gli anziani possano vivere in una Milano che sappia rispettare la loro storia e la loro vita, mi piacerebbe che i nostri amici animali avessero gli spazi necessari e l’affetto che meritano. Vorrei una Milano in cui chi ci vive possa amarla ed essere da lei riamato”. 

26 feb 2011

- Vecchioni ha vinto il festival -




È noto a tutti quello che sta succedendo in Medio Oriente, persino chi ha votato PDL ne è a conoscenza...

Ecco, no, ho già sbagliato, mi ero ripromesso di fare un intervento neutrale, un intervento senza sarcasmo o satira, un intervento che non lasciasse trasparire la mia avversione verso coloro che sostengono che sia eticamente corretto che mio nonno paghi per scoparsi, a turno, ragazze che dovrei scoparmi io.
Ecco, ci sono cascato di nuovo.


Dicevo, chiunque conosce la situazione in medio oriente, qualcuno è ADDIRITTURA a conoscenza del fatto che, i vari capi di stato che pian piano si sentono come Moggi a luglio 2006, erano tutti amici di Silvio; in Libia hanno spaccato tutto, in Egitto hanno spaccato tutto, in Tunisia hanno spaccato tutto, in Iran hanno spaccato tutto.
In Italia Vecchioni ha vinto Sanremo.
Vabbè.


È bello perchè l'italiano si indigna, l'italiano si scopre ideologicamente accanto al popolo, una sorta di ultrà della squadra islamica, l'italiano elogia Travaglio, l'italiano si riempie la bocca di parole come "rivoluzione", l'italiano i suoi politici "li manderebbe tutti a lavorare in miniera".
L'italiano parla parla parla parla...


C'è poi un piccolo staterello islamico, la Palestina...oddio...staterello lo era fino a circa 60 anni fa, poi i lager hanno fallito..
No aspetta, questa era brutta. 


Non voglio passare per l'antisemita, non credo nelle razze e non credo che le persone vadano giudicate secondo le religiorni altrui; c'è però da dire che le posizioni prese dallo stato di Israele mi irritano non poco e che, è un dato storico, da migliaia di anni le civiltà se la prendono con gli ebrei. Ora, mio nonno mi ha sempre detto: "Se una persona ti dà dell'asino, dagli dello stronzo, se un'altra persona ti dà dell'asino tu tiragli un pugno. Se una terza persona ti dà dell'asino fatti delle domande e valuta se sia il caso di comprarti una soma". Prendiamo in considerazione il fatto che, magari, gli ebrei qualche motivo per stare antipatici al mondo ce l'hanno.
Chiusa questa parentesi, dove spero abbiate capito il confine tra ciò che è ironico e ciò che non lo è, continuo il mio discorso. 


In medio oriente c'è uno staterello chiamato Palestina, tempo fa quello staterello era uno stato a tutti gli effetti, poi noi burloni europei ci siamo arrogati il diritto di regalare gran parte di quello stato agli ebrei. I palestinesi avrebbero avuto tutto il diritto di odiarci (nel caso non capiate il perchè avrebbero il diritto di odiarci, siete pregati di scrivermi il vostro indirizzo, domani manderò un paio di persone a vivere nel vostro salotto senza chiedervi permessi o pareri, forse vi si schiariranno le idee...).
I palestinesi però, illuminati da non si sa quale bontà divina, accettarono gli ebrei nel loro territorio, accettarono di dividere il loro stato con gli israeliani, insomma, accettarono che qualcuno di un'altra religione convivesse con loro.
Questo però non andò bene agli ebrei (nel caso che, anche qui, non doveste trovare nulla di assurdo, pregherò coloro che avrò spedito nel vostro salotto di lamentarsi della vostra presenza) che iniziarono ad allargare i loro confini...

 
 


Non mi dilungo nella storia, potete benissimo trovarla su internet, basti sapere che tutto ciò, alla lunga, non andò più bene ai palestinesi e il popolo iniziò a ribellarsi; quello che mi interessa focalizzare è la reazione dell'italiano davanti a questa storia che va avanti da anni.
In palestina succede da decenni quello che sta succedendo ora negli altri stati del Medio Oriente, cambia l'interpretazione dell'italiano: si parla "del popolo egiziano/libico/tunisino" e "dei terroristi palestinesi". Stessi gesti, stesse motivazioni, stesse azioni, solo che viste con due ottiche diverse.
L'italiano è questo, si indigna solo quando gli viene detto di farlo...

"Chi non si muove non può rendersi conto delle proprie catene"


(Ps: l'italiano vuole la rivoluzione "Però quei ragazzi lì, quelli che alle manifestazioni tirano i sassi, quelli sono dei drogati che lo fanno solo per spaccare tutto, andassero a lavorare") 
kriticadellaragione.blogspot.com
(Peg)

Banda Bassotti - Figli della stessa rabbia by Un Kritico


25 feb 2011

- Pagliacci a corte -



Ridi, Pagliaccio,
sul tuo amore infranto!
Ridi del duol, che t'avvelena il cor!


Se non fosse stato per l'avvertimento di un Presidente del Consiglio italiano, Bettino Craxi, a quest'ora il raìs libico Muhammar Gheddafi sarebbe una figura storica. La notte del 14 aprile 1986, l'ordine di Ronald Reagan alla US Navy non lasciava spazio a dubbi: incenerire Gheddafi. Il quale riuscì, per questione di minuti, a mettersi in salvo con la sua famiglia. Solo sua figlia adottiva rimase sotto le macerie della residenza personale del dittatore nel centro di Tripoli. Piuttosto che consentire che gli Stati Uniti, in spregio al diritto internazionale e alla sovranità territoriale italiana, riuscissero nel loro obiettivo, Bettino Craxi impedì loro di utilizzare lo spazio aereo italiano.

Erano ancora i giorni in cui il governo italiano contava qualcosa nel mondo, e la diplomazia "pan-arabista" del nostro Paese era stimata e riconosciuta a livello globale. La visione geopolitica di lungo periodo prendeva atto di un basilare principio di convivenza: se non puoi cambiare i tuoi vicini, quanto meno impara a conviverci. Una convivenza pacifica può essere impostata sulla base del rispetto e dello sviluppo reciproco, ovvero della piaggeria e del servilismo. Nel primo caso, è il sistema di regole scritte e relazioni consuetudinarie che consente di trovare un denominatore comune nella diplomazia fra nazioni. Nel secondo, gli alti e bassi delle fortune dei leader condizionano i rapporti fra popoli.

I fatti dei giorni nostri dimostrano come siano profondamente cambiati i presupposti della diplomazia italiana. Citando un post di un amico sulla propria pagina personale di oggi: "Non mi sorprenderebbe un sms sul numero italiano del tenore: la figa dà la vittoria al nostro leader e al popolo". E' infatti avvenuto l'esatto contrario di quanto sperato e pazientemente intessuto in decenni di buon vicinato con i popoli arabi del Mediterraneo. Ci siamo trasformati nel medio oriente d'Europa, nelle cui piazze tradizionalmente sono issati cartelloni pubblicitari con i volti dei leader, e le sorti del raìs di turno si identificano, fino a fondersi, con quelle dello stato. L'atto volitivo del principe prevale sulla procedura, sulla regola. La sua insofferenza verso i legami si fa volontà costituzionale, regola.

In democrazia la forma è anche sostanza. E' la misura del potere che ne determina i limiti, ma anche il rispetto da parte della comunità.

Gli sfarzi e gli onori riservati negli anni passati dal nostro Paese a Gheddafi testimoniano quanta piaggeria si sia insinuata nel DNA della nostra politica estera. Le immagini di un dittatore lucidamente folle e imprigionato nel suo bunker di Tripoli, che cannoneggia il proprio popolo dopo averlo depredato per decenni, sparge una luce sinistra sulla pericolosa china assunta da chi ci rappresenta. Fatalmente, ne preconizza anche l'eventuale uscita di scena. 
kriticadellaragione.blogspot.com
(Megas)


24 feb 2011

- Gita a Montecitorio -




Venghino siori e siore nel corrottissimo, disordinatissimo e ultracentenario mondo di Montecitorio, dove siamo lieti di invitarvi ad osservare specie di ogni genere muoversi nel loro ambiente naturale. Potrete ammirare come questa accozzaglia di cariatidi rincoglioniti tenti di legiferare per il bene del (nostro, loro o altrui?) Paese. Se sarete fortunati potrete immortalare scene da Parlamento della Repubblica delle Banane: urla e cori da stadio, abbuffate a base di champagne e mortadella, votazioni per colleghi assenti, piùchemeritati sonnellini pomeridiani, insulti e risse tra parlamentari. 

Il parco zoologico di Montecitorio offre una fauna politica unica nel mondo, che è rimasta pressoché invariata per circa 20 anni e che vanta esemplari  quali:

-         Il Magistratus Ignorantes (IDV). Questo essere è la perfetta antitesi del congiuntivo nonché la testimonianza vivente di come la lingua italiana non sia necessaria per espletare le funzioni di politico. Problemi insorgono però nella comunicazione al pubblico, che non sempre risulta chiara e limpida.

-         Il Politicus anonimus (PD): dovrebbe rappresentare il leader dell’opposizione, ma in realtà è poco leader ed è rimasto sconvolto, sbigottito e sconcertato dal fatto che il premier non si sia ancora dimesso, pur avendoglielo chiesto cortesemente più di una volta. Secondo la letteratura il Politucs anonimous avrebbe provato addirittura ad alzare la voce, utilizzando toni palesemente di sfida per incutere profondo timore nel nemico. Neanche tale strategia sembra però aver sortito alcun effetto.

-         Il Foeniculum della Crusca (SEL). La leggenda vuole che tale erudito comunista fosse solito nutrirsi di oricchi-ette/oni con cime di rapa e pagine tratte dal dizionario italiano della Crusca, da cui prese il nome. Sofista, retorico ed eccellente oratore ha la capacità di intortarti per ore con sommi vocaboli dall’aura mistica ed aulica. Ad esempio per chiedere le dimissioni del primo ministro, il Foeniculum della Crusca ah usato la seguente espressione: è d’uopo un ripensamento in senso antidemagogico del tetrarca meneghino.

-         L'EX (FLI): rimasto in coma vegetativo per 18 anni, durante i quali è riuscito a firmare le peggio porcate, si è risvegliato tutto d’un tratto accorgendosi improvvisamente  che i pilastri della democrazia erano seriamente in pericolo. Gli amici lo chiamano ironicamente ex: ex fascista, ex alleanza nazionale, ex partito della libertà, ex deputato di maggioranza, fra poco anche ex futurista e se continua così ex uomodidestra. Alcuni studiosi non escludono la possibilità di poterlo osservare in un futuro prossimo cantare Bella ciao in barca con Bertinotti.

-         L’homo erectus (Lega): definito così per la perenne erezione che contraddistingue tale soggetto. Onnivoro dalla voce squillante, è amante del Tricolore nonché della cucina meridionale, di cui non può fare a meno. Esperto vulcanologo, sogna l’eruzione del Vesuvio per poterne studiare gli effetti sull’ambiente circostante. Secondo la filosofia dell’homo erectus qualsiasi tipo di infrazione o crimine è da attribuirsi esclusivamente a immigrati clandestini o a persone residenti al di sotto della foce del Po. Il suo pluribocciato figlio Trota si erge come orgoglioso vessillo della meritocrazia italiana.

-         Il nanus arrapatus (PDL): è l’essere più temuto nella giungla politica. E’ solito muoversi in gruppo, che è pronto a difenderlo da eventuali attacchi degli altri predatori. Leggende narrano sia stato unto dal Signore e per questo beatificato e santificato dai suoi adepti, che lo venerano come divinità al di sopra della leggi bolsceviche dei comuni mortali. Il nanus arrapatus ha rituali di accoppiamento frequenti, bizzarri e costosi, che ha appresiodal suo compagno di bungabungadittatura, Gheddafi. Si dice soffra di crisi di persecuzione alternate ad eccessi di megalomania e a rivendicazioni del suo immenso potere territoriale. Bisogna prestare molta attenzione a non contraddire mai cotal essere, poiché altrimenti si verrà additati come rossi rivoluzionari e sovversivi.

Il mirabolante mondo di Montecitorio non finisce qui! 
Abbiamo in serbo solo per voi altri incredibili esseri che meritano la vostra attenzione. E una volta terminato la visita nel parco zoologico, non dimenticate di continuare il giro nel nostro ineguagliabile parco di divertimenti, dove potrete sbizzarrirvi con attrazioni quali parentopoli, vallettopoli, puttanopoli, P3, corruttopoli, bunga bunga, affittopoli….

Non perdete tempo, prenotate subito!
I primi 100 che chiameranno potranno usufruire di uno sconto del 50%!
kriticadellaragione.blogspot.com
(Filippo)


23 feb 2011

- C'era una volta -




Giù in paese c’è il mercato, il contadino porta la sua insalata, il macellaio si sporca le mani di sangue. Dalla finestra della bottega accanto al fiume, un falegname leviga l’ultima sedia. Più in là, dove l’acqua si fa più calma, alcune donne cantano mentre lavano e i fanciulli costruiscono barchette di foglie. Ognuno il suo, brulicare di formiche che ogni giorno, in qualche modo, danno vita ad una società che sopravvive. A Nord, sulla collina, imponente si scaglia una rocca. Un ponte levatoio, un permesso per entrare. Guardie. La gente del mercato preferisce non entrare, non può. Muri alti, sguardi e sussurri tra i pochi abitanti dello sfarzo immeritato. Arroganza e concubine. Le questioni riguardano la ricchezza, più dentro, con prepotenza, a cavallo. Fuori si arrangiano con quello che resta. Un muro invalicabile, giochi di sfiducia e riflessi di finta verità sono scudo del potere di governare, giunto sia a forza che per sangue, ma sempre cieco del proprio trionfo.


Cos’è cambiato?


C’è il supermercato e la lavatrice, i giocattoli e la tecnologia. Ci sono i palazzi e le telecamere di sorveglianza, le auto blu. C’è la legge, ci sono cittadini ed uguaglianza. C’è la televisione ed informazione. C’è libertà di espressione. C’è democrazia.
Il muro invalicabile di difesa del potere ha lasciato spazio alla scelta degli individui, liberi di pensare, di credere e di progettare il futuro della loro società. Il potere è legittimato dal voto, vince la maggioranza e governa, per un periodo. Poi nasceranno nuovi progetti, e persone diverse dialogheranno per il bene del paese. Al ponte levatoio hanno volutamente tolto le carrucole perché non potesse più essere alzato e fosse il simbolo dell’apertura al confronto, alla discussione, all’argomentazione affinché la scelta sia migliore per ognuno. Entusiasti, uomini e donne offrono passione all’impegno della vita politica, fiduciosi di regalare ai loro figli un esempio di saggezza e lungimiranza. Le idee sono disinteressate, pensate, le proposte nascono dalle esigenze di una comunità in evoluzione.


E’ davvero cambiato?


Continuo ad osservare il lavorio, autonomo e lontano dagli affari politici. La vita di ogni giorno, immobile innanzi alla chiamata politica. Società sopravvivente infastidita dai perfidi meccanismi del potere. Vedo quel muro, sempre più rimbombante di belle parole sventrate di significato. Dietro, gli stessi interessi ed uno specchio contro il sole delle idee per il bene del paese.

Eppure ci vantiamo di essere in democrazia. kriticadellaragione.blogspot.com

(Francesca)



22 feb 2011

- Democraticamente parlando -




Democraticamente parlando, non siamo in democrazia.

Certo, non sono io a scoprire per primo che non è data a tutti la partecipazione politica attiva...e per fortuna!
Ma in una realtà in cui la libertà viene in catene ridestata nel momento in cui si decide, da una parte o dall'altra, di sperperare denaro per rieleggere sempre gli stessi, ci si accorge - a meno di avvelenamenti prolungati nell'ignoranza più bucolica - che il nostro diritto di scelta termina proprio quando la scelta dell'esponente/partito - mi chiedo se ci sia differenza - viene adempita.

Ma la domanda è: vale talvolta il famoso detto "c'è un limite a tutto"?

Evidentemente no, perché se ci fosse davvero un limite, allora non sarebbe lecita l'elezione di rappresentanti del popolo - non per volontà ma perché giudicati i meno peggio...- che a loro volta decidono i loro rappresentanti, che rappresentati dal popolo non sono. Mi sembra una presa per il culo rivoltante.
Ora non mi si venga a dire che il futuro è tutto nelle nostre mani perché l'ultima puntata di Ken shiro è stata trasmessa circa 7 anni fa e mi pare difficile che il suo ruolo possa essere sostituito da Bersani, Letta, Casini ovvero Fini - ho volutamente evitato qualsiasi riferimento all'amico dello zio di Ruby.

Se veramente fosse come i benpensanti ritengono, vivremmo in un tempo in cui la volontà individuale sarebbe l'unica a governare, generando anarchia e sacrificando lo stato di diritto che solamente con il sacrificio delle volontà singole, in favore di un quantomeno accettabile benessere generale sarebbe in grado di prosperare.

Inoltre, oggi mi sento abbastanza insofferente da non comprendere per quale motivo, gli eroi a stelle e strisce debbano portare trionfalmente "i colpi da randello dalla gente per la gente" - la democrazia - in tutti gli stati del mondo. E' come dire che domani, in Italia, poiché la Cina è il Paese più popoloso del mondo, venga approvata una legge con la quali si stabilisce che è reato non mangiare con le bacchette. Ne sarei alquanto infastidito, non so voi.
Quindi, aspirare ad una schiera di politici illuminati mi sembra rasenti non solo l'utopia ma anche un incubo floreale al cui risveglio, l'unico rimedio sarebbe il suicidio di massa.

Personalmente, mi basterebbe un gruppo di sofisti, anche meschinamente fieri, visto che avere qualcuno che, comunicando, ti fa credere che sia vero quel che dice, sarebbe già una conquista non da poco.

In questa maniera, gli esponenti politici potrebbero domare un alterco con l'ormai passato di moda dono dell'eleganza. kriticadellaragione.blogspot.com
(Stefano)


21 feb 2011

- Pagliacci e Puttane -

(Pagliacci e puttane - Gianca)

"Cosa rappresenta per me la politica?? l'unica cosa che mi viene in mente ora come ora è pagliacci e puttane... di sicuro è una critica sterile.. ma penso rispecchi il pensiero di molti sulla situazione contingente!"


“È mai possibile, o porco di un cane, 
che le avventure in codesto reame - 
debban risolversi tutte con grandi putta-aaa-aane?”
(Carlo martello ritorna dalla battaglia di Poitiers – F. De Andrè)

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27 gen 2011

- 150 times Italy -


Non posso esimermi.

Si fa un gran parlare, non c'è che dire, dei vizi privati e delle virtù pubbliche. In un Paese che ha fatto del suo "particulare" un motivo di vanto fin dalla notte dei tempi. Specchio rovesciato del cielo che noi, Italiani, abbiamo contribuito a intorbidire per decenni, la morale pubblica torna in auge in periodi di grave crisi economica e, soprattutto, sociale, come il presente.

Entriamo nel 150esimo anno della nostra storia con un piede distratto e impoverito nella fossa degli slogan che ci accompagnano come balie e ci plasmano come mitocondri impazziti. Le nostre famiglie hanno, nella stragrande maggioranza, una casa di proprietà sull'onda dell'"ognuno proprietario a casa propria", ma ci lamentiamo delle banlieux desolate e cementificate delle nostre città, sorte negli anni '60 e '70. Anni in cui gli slogan democristiani andavano per la maggiore. "In pensione con 15 anni di contributi", ed ora tutti a battersi il petto per il crack del sistema previdenziale. Questi, erano gli '80.

Ma veniamo a noi. Non erano forse i '90 (ovvero, noi) quando ci sbattevano in faccia dalla Tivvù le zoccole vestite da cameriere del Drive In in un'orgia di degradante reificazione del genere femminile? Non ricordo orde di casa-lingue benpensanti (nè, a dire il vero, schiere di fini costituzionalisti) stracciarsi le vesti per impedire che questo Paese sprofondasse nell'auto commiserazione. Chi si è arricchito allora, solleticando gli istinti più bassi di un popolo che non è mai riuscito a compiere un vero salto culturale, oggi governa lo stesso popolo, che continua a vivere in una periferia culturale sgomentevole.

La morale pubblica non è che il termometro della morale privata. E il prossimo 17 marzo, giorno in cui festeggeremo l'unità d'Italia, avremo seri dubbi che i nostri vicini di casa sappiano, anche vagamente, quale sia la differenza fra il Presidente della Repubblica e il Presidente del Consiglio. In compenso, possiamo tutti scommettere che sapranno benissimo cosa fare la sera per festeggiare.

Viva l'Italia. Fino al prossimo slogan.

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