23 feb 2011

- C'era una volta -




Giù in paese c’è il mercato, il contadino porta la sua insalata, il macellaio si sporca le mani di sangue. Dalla finestra della bottega accanto al fiume, un falegname leviga l’ultima sedia. Più in là, dove l’acqua si fa più calma, alcune donne cantano mentre lavano e i fanciulli costruiscono barchette di foglie. Ognuno il suo, brulicare di formiche che ogni giorno, in qualche modo, danno vita ad una società che sopravvive. A Nord, sulla collina, imponente si scaglia una rocca. Un ponte levatoio, un permesso per entrare. Guardie. La gente del mercato preferisce non entrare, non può. Muri alti, sguardi e sussurri tra i pochi abitanti dello sfarzo immeritato. Arroganza e concubine. Le questioni riguardano la ricchezza, più dentro, con prepotenza, a cavallo. Fuori si arrangiano con quello che resta. Un muro invalicabile, giochi di sfiducia e riflessi di finta verità sono scudo del potere di governare, giunto sia a forza che per sangue, ma sempre cieco del proprio trionfo.


Cos’è cambiato?


C’è il supermercato e la lavatrice, i giocattoli e la tecnologia. Ci sono i palazzi e le telecamere di sorveglianza, le auto blu. C’è la legge, ci sono cittadini ed uguaglianza. C’è la televisione ed informazione. C’è libertà di espressione. C’è democrazia.
Il muro invalicabile di difesa del potere ha lasciato spazio alla scelta degli individui, liberi di pensare, di credere e di progettare il futuro della loro società. Il potere è legittimato dal voto, vince la maggioranza e governa, per un periodo. Poi nasceranno nuovi progetti, e persone diverse dialogheranno per il bene del paese. Al ponte levatoio hanno volutamente tolto le carrucole perché non potesse più essere alzato e fosse il simbolo dell’apertura al confronto, alla discussione, all’argomentazione affinché la scelta sia migliore per ognuno. Entusiasti, uomini e donne offrono passione all’impegno della vita politica, fiduciosi di regalare ai loro figli un esempio di saggezza e lungimiranza. Le idee sono disinteressate, pensate, le proposte nascono dalle esigenze di una comunità in evoluzione.


E’ davvero cambiato?


Continuo ad osservare il lavorio, autonomo e lontano dagli affari politici. La vita di ogni giorno, immobile innanzi alla chiamata politica. Società sopravvivente infastidita dai perfidi meccanismi del potere. Vedo quel muro, sempre più rimbombante di belle parole sventrate di significato. Dietro, gli stessi interessi ed uno specchio contro il sole delle idee per il bene del paese.

Eppure ci vantiamo di essere in democrazia. kriticadellaragione.blogspot.com

(Francesca)



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