9 feb 2011

- Interrail #8 -

Capitolo Ottavo:
Ma perchè per andare a Madrid ti allontani?





Come al solito sono in ritardo. Forse perché dovevo comprarmi il gel da 10 euro. Come al solito Eddie si incazzerà e dirà “Sei proprio una fighetta! Ma è mai possibile che senza gel non esci neanche di casa! Tanto guarda che non becchi lo stesso…”. “Tanto lo so che già stasera te lo dovrò imprestare il MIO gel!”. Hmmmm… potrei rispondergli così… anzi…no… non gli dico niente del gel così non si arrabbia neanche…

Quella mattina avevo un gran sonno perché era prestissimo… negli ultimi tre giorni avevo dormito pochissimo e la sera prima avevo la febbre. Su due macchine la mia famiglia ne occupava una.
Ovviamente arriviamo all’aeroporto prima noi degli altri perché possiamo sfoderare tutti i 105 Hp della 307. A fare il check-in c’era una gran patata. Mio padre stava filmando la nostra partenza e viene scambiato per un terrorista. Eddie dice che è tardi… bisogna sbrigarsi coi saluti. Come mio solito saluto bene solo mia nonna… mia madre si arrabbia… e allora io do un bacio alla mamma di Eddie e viceversa. Perché questo? Perché mio padre s’era portato la telecamera? Perché era venuta anche mia nonna? Non lo so e non voglio chiedere al mio cervello uno sforzo troppo grande. Ecco… infatti ho perso il filo... non mi ricordo se è qua che hanno perquisito Stone.

Continuiamo verso la porta d’imbarco… ma prima io e Mike facciamo un giro nel centro commerciale… giusto per fare un po’ di girl watching e infatti troviamo subito due fighe della TV accompagnate da un tipo brizzolato... ma che cosa avrà più di noi? Il portafoglio pieno? Decolliamo… io sono seduto vicino ad Irons e, forse, colto dall’emozione per la mia prima volta in aereo, perdo un’occasione per stare zitto “Dave… quanto sarà lunga la pista? 100 Km?”. All’arrivo a Fiumicino ne perdo un’altra “Ehi ragazzi siamo a Roma! Potremmo andare a trovareAlex o potrebbe venire lui qua! ” “Ehm… Jeff… guarda che Roma è un po’ più grande della nostra città… e poi ripartiamo tra meno di un’ora”. Come al solito non sapevo nulla sull’organizzazione del viaggio. Mi avessero portato in Norvegia io non me ne sarei accorto e li avrei seguiti senza problemi. Mi piacerebbe raccontare tutte le emozioni di quel viaggio, cosa si prova a stare fra le nuvole… etc… ma i miei pochi neuroni sono già andati in stand-by… purtroppo io non ho molta memoria… non sono Eddie.

Però sicuramente quella figa con il cappellino alla Michael Jackson che c'era a Fiumicino non la scorderò mai…
P.S. Ma BOOM dov’era?

(punto di vista di Jeff)

Giovedì 14 Luglio.
Quel demente di Mike. “Li tengo io i biglietti non vi preoccupate, l’aereo è alle 11.15”. Era alle 10.55. Ma questo lo abbiamo scoperto solo quando eravamo già in viaggio verso l’aeroporto, quindi già in ritardo. Perciò abbiamo dovuto fare tutto in fretta. Ovviamente, grazie alla guida spericolata di mia madre e alla potenza della nostra macchina superiore siamo arrivati prima noi all’aeroporto.
I nostri movimenti erano alquanto goffi. Era la prima volta che prendevamo confidenza con i nostri cinque inseparabili compagni di viaggio: zaini di svariati colori e dal peso che oscillava tra i 14 e i 22 chili. In realtà... tre zaini erano identici, comprati il giorno prima... Quello di Jeff era inaspettatamente il più leggero. Io avevo ipotizzato che un calciatore fighetta come lui si sarebbe portato dietro tutto il guardaroba. E invece no. Beh… bisogna aggiungere che lui non portava la tenda, perché l’aveva rifilata tutta ad Irons. Non solo eravamo in ritardo, ma abbiamo avuto ripetuti contatti con la polizia. Il primo quando volevano arrestare il padre di Jeff perché stava filmando con la telecamera la partenza del figlio. Il secondo quando hanno rimandato Stone al check-in perché nello zainetto che si stava portando come bagaglio a mano c’erano i picchetti della tenda. Poi per non farci perdere altro tempo lo hanno perquisito dalla testa ai piedi. Mr Marrone Stone, maturato una settimana prima di noi, è un tipo che si abbronza facilmente. Con quel colore, dopo una sola settimana di mare, e uno zaino enorme non ispirò simpatia e fiducia ai poliziotti.

Appena arrivati a Fiumicino Jeff iniziò con “Siamo a Roma andiamo a trovare Alex”. “Jeff ma Roma è immensa, fra meno di un’ora dobbiamo prendere il prossimo aereo e Alex a quest’ora (era l’una) starà dormendo”. “Ah. Hai ragione Eddie”.
Alex è il mio ex-compagno di banco che, innamoratosi di filosofia e storia dell’arte a marzo della quinta liceo decise di andare a fare un’università dove potesse studiarne il più possibile. Anche perché fino ad allora non le aveva mai studiate. Tutto quello che c'era da vivere a casa, compresi i venerdì sera universitari che lo rendevano un mezzo zombie al sabato mattina a scuola, li aveva vissuti. Quindi finì a Roma. Non stava dormendo quando l’ho chiamato.

Guarda quella!” “Hmmmm. non male... guarda invece quella là!” “Ma che figa è!” “MAMMA MIA!”. ”Hai visto Eddie?”. Questi erano i discorsi altamente intellettuali dei miei amici, ma io ero al telefono e mi sono perso tutto…
(punto di vista di Eddie)



Prooontoo. Ah. Ciao. Sei a Roma? No, non stavo dormendo... Sì dì pure a Jeff di non preoccuparsi e che vengo subito all’aeroporto… entro un’ora poi… Ma perché per andare a Madrid ti allontani? Vabbè…Non ti innamorare di troppe spagnole, fattele e basta ”.
kriticadellaragione.blogspot.com
(Roberto)

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