29 gen 2011

- La vita è dura. Poi muori. -



Questa è la frase che mi avrebbero dovuto dire all'inizio della mia adolescenza, quando i miei 15 anni mi regalavano schiaffi ormonali e iniziavo pian piano a viaggiare alla stessa velocità del mondo.

LA VITA È DURA. POI MUORI.
Sottolineo, "DURA", non "BRUTTA", è vero che ogni tanto le due cose coincidono ma non è quasi mai così. 

Vi faccio un esempio, provate a dire ad un tifoso di calcio, qualunque sia la sua fede calcistica: "Mercoledì c'è Fiorentina (lo dico per comodità, voi inserite pure la vostra squadra) - Barcelona. Come la vedi?" State certi che vi risponderà qualcosa come: "Che scoppole che prendiamo, cascasse il mondo la devo vedere"
Già, perchè le partite importanti sono quelle più dure, le partite più viste sono quelle più dure.
Si beh, poi il Barca te rifila almeno 3 e tu un po' muori.

Secondo la logica, se Fiorentina-Barcelona fa il pienone e Fiorentina-San Benedettese la vanno a vedere due cristiani, vuol dire che il tifoso medio è un idiota che preferisce andare a vedere la sua squadra perdere. Forse in questo caso l'esempio calcistico non calza a pennello, ma provate a coglierne il concetto; non ha senso sperare di più nelle cose praticamente impossibili e tralasciare quelle più semplici, cazzo no, non ha senso!

Esatto, grosso modo non ce l'ha, eppure è quello che facciamo tutti.

Alla fine, da quando la vita segue un senso logico? Da quando la vita è scontata, prevedibile e banale? Da quando ci si dedica con attenzione alle cose semplici? Nessuno ci sta a disilludersi del tutto, a non crederci, a smettere di sognare. Perchè lo impari subito, questo a 15anni già lo sapevo, che l'ultimo tiro è quello che andrebbe buttato, quello che brucia e basta, quello che ti scotta le labbra, quello che sa di cartone. Ma cosa fai? Davvero sei disposto a non vivertela fino in fondo?
kriticadellaragione.blogspot.com
(Peg)


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