17 ott 2010

- Non avrai altro Dior -

(Delicae Vitae - David Lachapelle)

Una bambola cipollina e impazzita seduta sul sedile posteriore. Una maschera, non più umana. Un ammasso di protesi plastiche, capelli stuccati, canotti onnipresenti e botox. Sorride compiaciuta e assiste allo sfacelo che si abbatte sui trentenni Louis Vuitton che si ingozzano in Largo La Foppa con untuose pizzità. Lele Mora sul sedile del passeggero, assiste annoiato e blandisce la Milano che si riprende dagli alcolismi del venerdì sera.
L’unto é sempre più unto. Nella processione verso le casse di Moscova, sciure in divisa Dior e famigliole formato Brambilla scorrono indifferenti coi loro vassoi. I carboidrati sono gli stessi ovunque, ma il packaging é tutto. Che si tratti di focacce dal nome evocativo, o dei Vuitton che decorano l’esistenza. Anche la gioia si compra. Inclusa generosamente nel valore aggiunto di design di gomma, plastica o carta, esposto con dovizia cromatica. Le commesse come vestali del rito della gioiosa esistenza. Il sorriso acchittato, lo sguardo che indugia sull’accessorio e sulla scarpa prima di ritrovare gli occhi del cliente, per porre l’annosa questione “l’incenso lo preferisce speziato o agrumato?”.
L’olezzo fasullo dell’auto-incensante rituale fine settimanale in cui si deve fare, in cui si deve andare, in cui si deve partecipare, si epifanizza nell’happening mondano dove l’accessorio umano più à la page fa necessaria rima con il grottesco. Il pellegrinaggio dell’evento é irrinunciabile per definizione. Al pari di una nove litri Vuitton per trasportare le melanzane organiche comprate nella boutique radical chic del cibo-che-salva-il-pianeta appena fuori dai portoni dei palazzi cinquecenteschi di Carrobbio. L’esistenza si fa quantificabile, l’individualità si afferma con la forza del valore. 
Sale una nausea spinta dal silenzioso strisciare delle Mastercard, mentre la pioggia tedia le acconciature e presta l’occasione per lo sfoggio dell’ultimo tratto di carattere: l’ombrello griffe. L’avventore fugge. Cerca una fonte di omologazione cheap che rassicuri lo spirito. L’Euronics. Dove ancora vigono le regole del mondo, dove i prezzi non vengono issati alle stelle ma spinti al ribasso, nella gioiosa esclusività delle offerte d’eccezione, dei club dello shopping dove l’acquisto di merce avariata é nobilitato dall’orgasmo della membership. L’Euronics promette “prezzi sottocosto da leone”. Tutti possono entrare in questa clinica di disintossicazione dal lusso, attratti da sinistre luci azzurrine. Gli schermi al plasma cingono l’umanità mentre rimbalzano ossessivi la medesima immagine. Che promette una gioia diversa. L’immagine perfetta, in questo luogo protetto, non é più un’ossessione di metamorfosi chirurgica e tessile. Ma una mera questione di pixel.

(F. Graziani & D. Calisti)

The Engine Room - A Perfect Lie (Gabriel and Dresden mix) by infected.mush

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