Dopo 3 anni di onorato servizio ho dovuto mandare in pensione il mio vecchio cellulare per comprarne uno nuovo.
3 anni son un lasso di tempo relativamente lungo (sia nella vita di una persona che in quella di un cellulare!). In particolare, per me questi 3 anni sono stati ricchi di avvenimenti e avventure, che difficilmente riuscirò ad eguagliare in futuro (almeno in termini di quantità).
- Ci sono state 5 settimane di Canada in cui ho conosciuto i miei migliori amici “acquisiti” (ovvero quelli con cui non sono cresciuto, che guarda caso sono le persone che con me scrivono questo blog)
- C’è stato un Erasmus di 4 mesi a Dublino
- C’è stata la nascita del mio primo nipotino
- … la fine di un amore che durava da quasi 4 anni (anche qui periodo relativamente lungo)
- C’è stato il conseguimento della laurea triennale
- C’è stato un anno di Cina, con relativa morte e resurrezione
- C’è stato l’addio (a … km di distanza) all’unica nonna che ho avuto la fortuna di conoscere
- Ci sono stati il mio primo e secondo lavoro in un ufficio (inevitabilmente sotto contratto di stage!)
Tutti questi eventi sono passati inevitabilmente attraverso quell’ oggetto insignificante.
“Mattia è nato Tommaso! Vieni a conoscerlo”
“Dott. Tarizzo, ci è piaciuto. Se è disponibile può iniziare dalla prossima settimana”
“You are very beautiful… in my eyes”
Anzi, forse è meglio dire che il passaggio di tutti questi eventi attraverso quell’oggetto ha fatto sì che esso non fosse più insignificante. Dopo 3 anni, non era più UN cellulare che si può cambiare in qualsiasi momento. Era il MIO cellulare. E nel suo essere una baracca (che si spegneva ad ogni vibrazione impedendomi di rispondere) comunicava qualcosa di me. Comunicava che non ho bisogno dell’ultimo modello sul mercato per sentirmi figo. Comunicava che io il cellulare lo uso nei momenti di estrema necessità. Parlare e chiacchierare preferisco farli di persona… guardandosi negli occhi, sorridendosi, toccandosi…
Forse un po’ romanticamente speravo che il mio cellulare mi accompagnasse almeno fino al prossimo evento importante: la fine dell’università e l’ingresso nel mondo del lavoro. Invece non ce l’ha fatta. A malincuore ho dovuto piegarmi all’evidenza e sostituirlo.
Quello nuovo funziona meglio e mi semplifica anche un po’ la vita. Però non lo sento ancora mio. Sicuramente lo diventerà. Se non prima, per certo quando inizierà ad essere un po’ scassato. Quando attraverso di esso saranno passate un po’ delle mie storie… un po’ della mia storia…
bellissimo tia..
RispondiElimina