(Henri Cartier-Bresson) |
Una persona, poco tempo fa, mentre io mi facevo annoiare dal monotono ripetersi della vita
quotidiana, chiamavo problemi le banali priorità di un sistema invisibile ma tremendamente
ingombrante e lamentavo mancanze che avrebbero minato quell’affascinante ma inspiegabilmente irragiungibile felicità, mi disse: “Che gioia avere di nuovo la forza di fare una doccia!”
Ho ascoltato quelle parole ed ho provato vergogna.
Vergogna del mio, nostro erroneo modo di dar valore ad ogni minuto che trascorre. Storpiato, cieco e zoppo. Ignorante e superficiale. Arrogante e profondamente vuoto.
Sono parole che non dimenticherò. Non dimenticherò quella persona che, con un sorriso sempre vivo di speranza, mi ricorda quanta felicità regalano ogni giorno dei frammenti di orologio, dei gesti e dei colori.
La gioia della luce del sole mattutino che riflette sulla tazza della colazione.
Dell’acqua fresca sulle mani.
Del profumo del bucato.
Del calore sulle guancie entrando in una cioccolateria in una giornata di gelo.
Di una corsa tra i papaveri nel rosa del tramonto estivo.
Di una sorriso riconoscente.
Di un sincero grazie.
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