(C. Chaplin in Tempi Moderni) |
In Italia esiste una realtà lavorativa quasi prettamente giovanile, questo spezzone di società viene spesso definito come una sorta di "lavoro forzato tendendente alla schiavitù da campo di cotone in Alabama"; quando ammetti di fare questo tipo di lavoro, le persone che non l'hanno mai fatto ti guardano attonite e compassionevoli pronunciando frasi più o meno sconnesse intrise di concetti astratti di commiserazione mista ad ammirazione per la tua tenacia.
Sto parlando dei call center.
Bene, io lavoro in un call center da quasi un anno, faccio outbound, certo, è un lavoro monotono e noioso ma non vendo nulla e faccio sondaggi quasi prettamente radiofonici o musicali, ho turni di lavoro onesti da 3 ore, sono regolarmente assunto e sono pagato più che discretamente. Indubbiamente ci saranno call center dove le situazioni sono ben diverse, ma, per ora, tutte le persone che ho sentito lavorare in call center non hanno mai denunciato di situazioni interne mostruose.
Ma quindi, direte voi, si sentono solo cazzate ed in realtà è tutto bello...
Sbagliato!
Il mio è un lavoro pessimo, umiliante e per nulla gratificante, ma il problema non sono, come spesso si sente, le realtà lavorative interne all'ufficio, no!
Il problema, come al solito, sono gli italiani.
Sisi, proprio gli italiani che parlano delle situazioni drammatiche di questo lavoro sono il vero problema: insulti, prese in giro, risposte patetiche e banali sono la cosa che rendono questo lavoro TRISTE; le persone che ti rispondono "non mi disturbi, io sto lavorando seriamente" sono la causa.
Per la cronaca, le seguenti scuse non sono originali:
-Sto uscendo
-Io non sono padrona di casa, io donna di pulizie
-Sono minorenne (detto con voce gutturale da 40 nazionali senza filtro al giorno)
-Pronto...pronto...pronto....non sento...pronto...
kriticadellaragione.blogspot.com
(Peg)
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