E poi un giorno come tanti sei diventato grande: te lo dice il calendario e quei numeri che, inesorabili, ti raccontano le scadenze della tua vita. Giorno dopo giorno.
C’è ancora tempo, spesso mi dico. C’è ancora tempo per provare, osservare, scoprire. Ma soprattutto vivo della convinzione che ci sia ancora tempo per decidere. Decidere cosa fare, dove andare, cosa dire e cosa ascoltare. Decidere come vivere.
Il liceo è iniziato dieci anni fa, con i sogni fumosi di una ragazzina e la speranza che gli anni di studio dessero forma e sostanza a questo fumo inconsistente che ispirava la ricerca del mio futuro.
Ma i sogni sono rimasti, senza forma descrivono con le parole delle emozioni la risposta a: “Cosa vuoi fare da grande?”, una domanda che con sconfortante costanza racchiude in sé la sterile ed artificiosa curiosità di un vuoto senso di solidarietà. L’ho ascoltata sognatrice al liceo, la ascolto oggi con forse ingiustificata irrequietezza. Oggi ti chiamano grande, ma quand’è che sarò abbastanza grande per poter affrontare quella domanda possedendo veramente la mia risposta e lasciare alla superficialità la scelta di massa?
Nel frattempo i doveri prendono le mie decisioni e mi impongono quella vita che non riflette affatto il prato di colori indefiniti, un po’ sfocati e leggermente sfumati verso l’infinito che in qualche modo descrivono nella sua completezza il mio sogno di vita.
Sfuggente e sfuggevole, inconsistente e apparentemente malleabile, è un insieme di forme senza forma. Di idee, progetti e pensieri. Di ricordi e racconti, forse fiabe.
Ci giro attorno, lo guardo e lo osservo. Gli cammino affianco e lo rincorro. Spesso lo corteggio. Lo accarezzo e mi avvicino, ma scivola via appena sembra ne abbia afferrato un lembo. Come un magnete, troppo uguale a me, brutalmente mi allontana, quasi mi respinge.
E’ il mio rifugio nei momenti di speranza ma troppo spesso è un urlo assordante soffocato dal silenzio monotono dei giorni di doveri, che inesorabilmente assorbono le mie energie.
I miei pensieri sono spesso con lui. Quel sogno è sempre lì, ad aspettare che io capisca come potergli dare vita.
I doveri incombono pesanti e prepotenti.
Da grande continuerò a sognare. Sognerò quel delicato sentimento che sta combattendo per indicarmi quello che voglio fare da grande.
(F. Mattiussi)
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