Capitolo Secondo:
Stone è una scelta obbligata come compagno di viaggio, dal momento che passiamo più o meno tutte le vacanze insieme dall’inverno della terza media. Stone è il mio migliore amico. Il nostro diciottesimo è stato definito dalla critica come una delle feste migliori dell’anno. Stone ha 238 amici su Facebook di cui 126 in comune con me. Ma l'amicizia non si riduce a una questione di numeri. Amicizia è intendersi con uno sguardo. E poi lui su Facebook non ci va mai. Non penso sia solo il fatto che abitiamo a 100 metri di distanza uno dall'altro o che abbiamo giocato dodici anni a pallacanestro insieme. E' che ho ricordi di Stone da quando ho memoria.
Ci sono persone che entrano nella tua vita per puro caso. Te le ritrovi in casa la sera del compleanno del tuo coinquilino spagnolo senza che conoscessero nessuno dei due. Le puoi incontrare in un supermercato a Siviglia. Le puoi conoscere grazie a un complicato algoritmo che in teoria forma i gruppi di lavoro di un master rispettando principi di eterogeneità geografica e corso di laurea di provenienza, ma in pratica segue grossolanamente l'ordine alfabetico.
Ti possono fermare in una rara mattinata piovosa di Alicante, vicino all'ufficio accoglienza Erasmus, e si rivolgono a te in una lingua che assomiglia molto all'italiano con la “S” in fondo alle parole, credendoti del posto quando invece sei appena arrivato. Altre persone invece sono predestinate a conoscersi. C'è una sola scuola elementare, una sola squadra di basket e una sola scuola media nel mio quartiere. Era impossibile che io e Stone non diventassimo amici.
Avere 14 anni nel 2000 significava riuscire a vivere senza cellulare e senza Facebook. La vita non era una disperata ricerca di amici virtuali, bastava riuscire a essere sempre in tre o quattro. Si perdevano le giornate a girare senza meta e non davanti al pc. E bastava poco per perdersi. Nuovi amici nella nuova classe, nuovi interessi, grandi speranze. Era l'inizio del liceo. Il periodo in cui è più facile essere plasmati secondo uno stereotipo prefissato.
A quel tempo eravamo in tre, inseparabili, pur andando in scuole diverse. Poi sarà forse il fatto che Matthew viveva a ben 2 km di distanza da noi o che smise di giocare a pallacanestro o che si fidanzò, ma a un certo punto iniziò a scomparire dalle nostre vite. Arriva un momento in cui si cresce e ognuno prende la sua strada. Matthew prese una leggera deviazione, io e Stone rimanemmo sulla stessa per tutti i cinque anni. Magari ci vedevamo di meno, magari i nostri mondi presupponevano amici che l'altro non conosceva. Per esempio Stone non partecipò minimamente al giornalino, essendo di un'altra scuola.
Ma poi arrivava l'estate e si iniziava a pianificare una vacanza insieme. Devi andare in vacanza? Pensa alla prima persona che chiameresti. Considera che se andassi in vacanza solo con la tua fidanzata sarebbe una noia mortale e probabilmente finireste per litigare spesso. La persona a cui hai pensato è il tuo migliore amico.
L’idea della vacanza interrail era nell’aria da un pezzo. Un lungo viaggio avventura in un paese
straniero. Zero pianificazione, si vive alla giornata. Una vacanza ai limiti del non dormire mai.
Quale sarà la prossima destinazione? Lancia una moneta sulla cartina, dove cade andiamo. Chissà quante persone incontreremo e quante storie avremmo da raccontare al ritorno. Verso febbraio del quinto anno decidemmo di organizzarlo sul serio. Cercammo su internet le opzioni e non ci mise molto a vincere la zona F. All'inizio dell'esame di maturità quella era l'unica cosa sicura del nostro viaggio.
22 Giugno 2005. Sono appena arrivato a casa dopo la prima prova di maturità. Squilla il
telefono. “Com’è andata? Hai fatto anche tu quel tema, vero? Appena l’ho visto, ho capito subito che era il nostro…” kriticadellaragione.blogspot.com
(Roberto)
Pennywise - Bro hymn by ossobuco
Nessun commento:
Posta un commento