(Dr. Hu, Yunnan 2008, Mattia) |
In un libro – che abbiamo già citato tra i primi “frammenti” – viene trattato in maniera esemplare (e anche un po’ angosciosa) il tema della ricchezza del tempo e dell’importanza di non farlo trascorrere senza che nulla accada. Spero possiate apprezzare l’invito ad agire e a vivere che ci viene offerto da Dino Buzzati ne “Il deserto dei tartari”. Non aspettiamo che qualcosa accada… facciamolo accadere!
“Ventidue mesi erano passati senza portare niente di nuovo e lui era rimasto fermo ad ASPETTARE, come se la vita dovesse avere per lui una speciale indulgenza. Eppure ventidue mesi sono lunghi e possono succedere molte cose: c’è tempo perché si formino nuove famiglie, nascano bambini e incomincino a parlare, perché una grande casa sorga dove prima c’era soltanto prato, perché una bella donna invecchi e nessuno più la desideri, perché una malattia, anche delle più lunghe, si prepari (e intanto l’uomo continua a vivere spensierato), consumi lentamente il corpo, si ritiri per brevi parvenze di guarigione, riprenda più dal fondo, succhiando le ultime speranze, rimane ancora tempo perché il morto sia sepolto e dimenticato, perché il figlio sia di nuovo capace di ridere e alla sera conduca le ragazze nei viali, inconsapevole, lungo le cancellate del cimitero.
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Quattro anni erano passati da allora, una rispettabile frazione di vita, e niente, assolutamente NIENTE ERA SUCCESSO [che potesse giustificare tante speranze]
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Gli antichi amici di Drogo, sulla soglia della casa che si sono costruita, amano adesso soffermarsi a osservare, paghi della propria carriera, come corra il fiume della vita e nel turbine della moltitudine si divertono a distinguere i propri figli, incitandoli a fare presto, sopravanzare gli altri, arrivare per primi. Giovanni Drogo invece ASPETTA ancora, sebbene la speranza si affievolisca ad ogni minuto.
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Lassù era passata la sua esistenza segregata dal mondo, per ASPETTARE il nemico egli si era tormentato più di trent’anni […]”
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