25 feb 2011

- Pagliacci a corte -



Ridi, Pagliaccio,
sul tuo amore infranto!
Ridi del duol, che t'avvelena il cor!


Se non fosse stato per l'avvertimento di un Presidente del Consiglio italiano, Bettino Craxi, a quest'ora il raìs libico Muhammar Gheddafi sarebbe una figura storica. La notte del 14 aprile 1986, l'ordine di Ronald Reagan alla US Navy non lasciava spazio a dubbi: incenerire Gheddafi. Il quale riuscì, per questione di minuti, a mettersi in salvo con la sua famiglia. Solo sua figlia adottiva rimase sotto le macerie della residenza personale del dittatore nel centro di Tripoli. Piuttosto che consentire che gli Stati Uniti, in spregio al diritto internazionale e alla sovranità territoriale italiana, riuscissero nel loro obiettivo, Bettino Craxi impedì loro di utilizzare lo spazio aereo italiano.

Erano ancora i giorni in cui il governo italiano contava qualcosa nel mondo, e la diplomazia "pan-arabista" del nostro Paese era stimata e riconosciuta a livello globale. La visione geopolitica di lungo periodo prendeva atto di un basilare principio di convivenza: se non puoi cambiare i tuoi vicini, quanto meno impara a conviverci. Una convivenza pacifica può essere impostata sulla base del rispetto e dello sviluppo reciproco, ovvero della piaggeria e del servilismo. Nel primo caso, è il sistema di regole scritte e relazioni consuetudinarie che consente di trovare un denominatore comune nella diplomazia fra nazioni. Nel secondo, gli alti e bassi delle fortune dei leader condizionano i rapporti fra popoli.

I fatti dei giorni nostri dimostrano come siano profondamente cambiati i presupposti della diplomazia italiana. Citando un post di un amico sulla propria pagina personale di oggi: "Non mi sorprenderebbe un sms sul numero italiano del tenore: la figa dà la vittoria al nostro leader e al popolo". E' infatti avvenuto l'esatto contrario di quanto sperato e pazientemente intessuto in decenni di buon vicinato con i popoli arabi del Mediterraneo. Ci siamo trasformati nel medio oriente d'Europa, nelle cui piazze tradizionalmente sono issati cartelloni pubblicitari con i volti dei leader, e le sorti del raìs di turno si identificano, fino a fondersi, con quelle dello stato. L'atto volitivo del principe prevale sulla procedura, sulla regola. La sua insofferenza verso i legami si fa volontà costituzionale, regola.

In democrazia la forma è anche sostanza. E' la misura del potere che ne determina i limiti, ma anche il rispetto da parte della comunità.

Gli sfarzi e gli onori riservati negli anni passati dal nostro Paese a Gheddafi testimoniano quanta piaggeria si sia insinuata nel DNA della nostra politica estera. Le immagini di un dittatore lucidamente folle e imprigionato nel suo bunker di Tripoli, che cannoneggia il proprio popolo dopo averlo depredato per decenni, sparge una luce sinistra sulla pericolosa china assunta da chi ci rappresenta. Fatalmente, ne preconizza anche l'eventuale uscita di scena. 
kriticadellaragione.blogspot.com
(Megas)


6 commenti:

  1. questo pezzo non mi piace molto...dovremmo essere orgogliosi del fatto che il nostro Presidente del Consiglio abbia permesso a Gheddafi di salvarsi??

    eppoi se bisogna essere compiacenti con i vicini allora il plauso va fatto anche a Berlusconi che ha siglato importanti accordi con il buon Gheddafi!

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  2. La Libia/Gheddafi ha partecipazioni importanti nella prima impresa italiana per capitalizzazione e nella prima banca italiana...
    Qualcuno diceva "money has no color"...altri parlano di realpolitik..
    Io intanto suggerisco il suddetto articolo,che sottolinea qualche altro presidente che non si è affrettato a rilasciare dichiarazioni (non credo che al washington post siano rimasti folgorati sulla via di Sallusti).

    http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2011/02/23/AR2011022305993.html

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  3. Il pezzo non intende entrare nella valutazione dell'opportunità di avere Gheddafi quale vicino di casa. Prendendone atto, però, si possono mettere a paragone i diversi stili in cui si è trattato nel corso dei decenni da parte della nostra diplomazia. In maniera istituzionalmente ineccepibile, nel primo caso, in maniera dilettantistica, nel secondo.

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  4. Se dilettantismo vuol dire niente piu sbarchi allora viva al dilettantismo

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  5. Ripeto, non voglio entrare nel merito delle finalità e dei risultati pratici. Parlo di stile politico, che inevitabilmente condiziona la percezione dei rapporti fra stati. Posso usare rispetto o piaggeria nei confronti del mio superiore sul lavoro. Magari ottengo lo stesso risultato su un singolo evento, ma nel primo caso sono ritenuto un valido collaboratore, nel secondo un leccaculo. P.S.: non mi risulta che gli sbarchi siano diminuiti drasticamente, ma posso sbagliarmi.

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  6. tra rispetto e piaggeria c'è anche una via di mezzo però...
    posso rispettare e stimare una persona ,senza adularla..
    al tempo stesso posso anche rispettare senza stimare..

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