21 set 2010

- Lo specchio dell'altro -

(Sera sulla via Karl Johann, 1892 - Edvard Munch)
Da diverso tempo mi accompagna la domanda se noi siamo come ci autorappresentiamo o come ci vedono gli altri. Negli ultimi giorni questo quesito ha assunto una dimensione quasi di frustrazione.

Sicuramente la nostra visione di noi stessi è più completa. Le ragioni sono essenzialmente due: conosciamo tutta la nostra storia - il percorso che ci ha portato ad essere chi siamo - e conosciamo le motivazioni sottostanti il nostro agire - la psicologia che ci spinge a fare ciò che facciamo e a dire ciò che diciamo. L'altra faccia della medaglia è che la nostra visione di noi stessi è, il più delle volte, più positiva della realtà oggettiva: proprio perchè conosciamo la ratio del nostro agire tendiamo a credere che esso sia giusto, o perlomeno giustificabile.

La visione che gli altri hanno di noi è, per contrapposizione, parziale. Inoltre, il più delle volte è basata sul loro essere e non sul nostro: gli altri giudicano il nostro agire sulla base della loro storia, del loro modo di pensare ed agire. Dunque anch'essa non si può giudicare oggettiva. Tuttavia, la visione che gli altri hanno di noi - alternativa a quella che noi abbiamo di noi stessi - è attendibile e vale la pena di essere ascoltata quando l'altro fa uno sforzo di separarsi dal suo io e prova a capire - e non a giudicare - le ragioni profonde del nostro agire. La visione degli altri così costruita deve essere messa a dialogare con la nostra visione di noi stessi. Non è un dialogo facile ma è necessario se vogliamo veramente capire chi siamo.
(M. Tarizzo )

2 commenti:

  1. Purtroppo, a meno che uno non viva su marte, quello che siamo lo vediamo - negli effetti - dalla rappresentazione che di noi hanno gli altri... la quale può essere più o meno distante dall'autorappresentazione che ci siamo fatti di noi (ma se ogni scarrafone è bello a mamma sua, non possiamo pretendere di essere oggettivi...)..

    tutto quello che puoi fare è lavorare su questa rappresentazione che gli altri hanno di te e che puoi cambiare in ogni momento (o quasi) alla luce del tuo modo di porti o di essere... che però non necessariamente è quello che sei veramente... però il mondo non lo sa... giust? il mondo sa solo quello che tu gli mostri. quindi a tutti gli effetti tu sei ciò che il mondo vede di tè.

    quindi.
    in conclusione.
    per il mondo... sei peloman. molto filosoficamente parlando, ciò è. così sta scritto. nei secoli dei secoli. amen.

    (avevo iniziato con buoni propositi ma mi sono reso conto che la conclusione non poteva che essere questa, ossia fornirti la rappresentazione che io ho di te per aiutarti a completare il quadro. PELOMAN!!)

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  2. beh...il primo paragrafo coincide con la mia tesi!

    il secondo fornisce qualche spunto di riflessione utile:
    1) che noi possiamo influenzare la visione che gli altri hanno di noi (anche se non credo che questa possa cambiare ogni momento!; es. difficoltà del modificare la prima impressione)
    2) che il mondo sa di noi quello che gli mostriamo: in parte è vero. questo però significa che c'è una parte di noi che teniamo per noi soli e quindi conseguenza inevitabile è che noi siamo molto di più di quello che il mondo vede di noi!

    dal terzo paragrafo degeneri ;-)

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