4 apr 2011

- Interrail #12 -


Capitolo Dodicesimo: 
Odio le discoteche




“Il chitarrista sembra bravo, sto assolo non è mica male” disse Irons, il metallaro.
“Ma dai!Ha dei baffi che sembra un messicano! Secondo me invece la cantante non è mica male... e non intendo a cantare...” la risposta di Mike, tanto per cambiare non era d'accordo.
“HOLA PAQUITO!” disse Jeff, il simpatico, a cui fece eco prima la cantante e poi tutta la sala.

Nel mondo ideale e fantastico creato dalla redazione del nostro giornalino scolastico ogni pezzo doveva avere un suo contrario. Ovviamente questo non succedeva sempre. Anzi quasi mai. Ed era allora che chiamavamo in causa George Orwell e la frase “Tanto è come nel Bipensiero. Si può fare tutto e il contrario di tutto.” Irons scrisse sul quarto numero un pezzo pro metal e, per puro caso, in quel numero c'era anche un pezzo anti metal. La disputa è abbastanza vecchia e scontata. Da un lato è una lotta a smentire lo stereotipo “metal=rumore”, citando musicisti tecnicamente eccelsi,gruppi armonici, grande cura nei particolari e pezzi di storia della musica. Dall'altro si alimenta lo stereotipo “metallaro=persona rozza e tamarra” descrivendo modi di vestire, abitudini e rituali tipici. Si tratta di argomenti che appartengono a due dimensioni completamente diverse. Si tratta di generalizzazioni per cui si potrà sempre trovare un'eccezione. Il punto è che l'Oceania è in guerra con l'Eurasia e alleata dell'Estasia e lo è sempre stata. E' scritto così su tutti i libri, manifesti, documenti e poco importa se solo quattro anni fa era il contrario.

Sull'argomento della tecnica io sto dalla parte di Irons. Il chitarrista di flamenco sembrava bravo quindi mi piaceva quello che ascoltavo. Però non sono un metallaro. Sono convinto che ,entro certi limiti, i nostri gusti musicali siano decisi da noi. Ogni canzone in commercio è tendenzialmente orecchiabile o ben strutturata, frutto di un lavoro molto superiore a 3, 4 o 5 minuti. E quindi degna di essere ascoltata. Ma noi decidiamo che ci piace un solo tipo di genere. Lo ascoltiamo e riascoltiamo finchè non ci piace veramente. Irons ha deciso che il suo genere è il metal, io ho deciso che il mio genere è il rock. A tratti i due generi combaciano, ma non sempre. E la differenza tra me e lui sta tutta qua. L'altra differenza è che io odio le discoteche e lui no.

Ho 19 anni, sono maturato ieri e odio le discoteche. Odio le discoteche perchè non è il mio genere. Odio le discotehce perchè non ci ho mai concluso nulla. Odio le discoteche perchè sono un giocatore di basket e ho movimenti molto poco aggraziati. Odio le discoteche perchè non sono un giocatore di calcio e mi manca l'approccio sfrontato “Come ti chiami? Chiara? Che bel nome! Mia sorella si chiama Chiara! Posso darti un bacio?”. Odio le discoteche perchè non sono ancora andato in vacanza a Ibiza, dove avrei ascoltato, riascoltato e ballato tanta di quella musica elettronica fino ad imparare ad apprezzarla. Odio le discoteche perchè non sono ancora stato in Erasmus dove ti fai meno problemi su dove sei e che musica c'è, perchè ti diverti ovunque. Odio le discoteche perchè c'è troppa gente e non si può parlare.

Così passai il resto della mia tapas night a non ballare e a perdermi in quel locale stile neoclassico con parecchie stanze e corridoi fino ad impararne a memoria la planimetria. Ma allora era il tempo di bere la consumazione. E poi era il tempo di perdersi di nuovo, con tutta quella gente era quasi impossibile muoversi. Perdendomi vidi Mike che prendeva per mano questa o quella ragazza e iniziava a ballare col suo passo latino americano. Vidi Irons un po' in disparte a riflettere sul fatto che eravamo troppo piccoli per sperare di concludere qualcosa quella sera. Vidi Jeff e Stone ridere e prendere in giro un po' chiunque, specialmente Mike e Irons. Vidi Felix sempre circondato da ragazze. Merito suo se, vestiti male come possono essere cinque ragazzi in interrail, eravamo entrati, saltando pure la coda come fossimo VIP. Fu l'ultima volta che vidi Felix.

Poi ci ritrovammo tutti e cinque sui divanetti di fronte al bar, troppo stanchi per prendere anche solo un altro colpo. E capimmo che come primo giorno poteva bastare.

(Roberto)

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