30 mar 2011

- L'ebreo -


“L’Ebreo” di Gianni Clementi in scena al Teatro Nuovo di Milano.


Se mi trovo a scrivere per la prima volta, e sottolineo prima, una sorta di opinione su uno spettacolo a cui ho assistito, lo devo sicuramente all’entusiasmo di alcuni amici, ma anche devo dire al desiderio di comunicare ad un pubblico coetaneo le sensazioni che il teatro può dare.

“In passato temevo che tutti fossero pronti a sparare. Invece il pubblico viene in camerino con affetto vero”, così dichiara Ornella Muti nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera del 26 marzo 2011 proprio a soli 3 giorni dal suo debutto al Nuovo di Milano con lo spettacolo “L’Ebreo”.

Non vi nego che lo scetticismo imperava nei miei pensieri riguardo alla diva Ornella prima di assistere alla prima rappresentazione ieri sera, 29 marzo 2011, e mi spingeva a considerarmi parte di quei “tutti”. 

Son veramente bastati pochi attimi a tramutare lo scetticismo in stupore, quello stupore che ti incolla alla poltrona e ti spinge a scrutare ogni dettaglio con maniacale attenzione. Immacolata (Ornella Muti) domina il palco sin dal primo istante, e indiscutibile bellezza a parte, ipnotizza per la sua capacità espressiva e comunicativa. In una scenografia perfettamente curata si dipanano le vicende di una coppia in grado di far vivere allo spettatore sensazioni forti in ogni direzione, grazie alla graffiante ironia, al cinismo e alla violenza narrativa di certi momenti.
Il testo non risulta mai banale, anche nei momenti dove si ride e si sorride, ogni battuta è motivata e supportata dalle doti artistiche degli attori. L’ambientazione nel secondo Dopoguerra e il titolo dello spettacolo spingono a pensare ad un’opera avente come oggetto gli avvenimenti storici legati all’epoca; anche in questo caso lo spettatore rimane sorpreso. Infatti se il contesto storico è quello sopramenzionato e i riferimenti alla tematica son presenti, Gianni Clementi, l’autore, ci spinge ad una riflessione angosciante sulla natura umana, contestualizzabile in qualsiasi era. L’ossessione per i beni materiali, l’ossessione di perdere ciò che si ha, e che magari non ci si è neanche guadagnati, può spingere a gesti estremi e ad atti di indicibile crudeltà.

L’amaro in bocca che nasce dalla riflessione a cui spinge il testo è magistralmente equilibrata dall’indiscutibile soddisfazione che si prova nell’uscire dal Teatro pensando ad uno spettacolo veramente ben realizzato sotto ogni profilo.
(Mic)



“L’Ebreo” di Gianni Clementi
Teatro Nuovo di Milano
Dal 29 marzo 2011 al 3 aprile 2011

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