25 mar 2011

- Questa è musica -



E’ un’idea di alcuni studenti del conservatorio a dar vita ad un ambizioso progetto. Un progetto frutto del desiderio comune di fare musica, che vuole integrare le realtà musicali interne all'istituto con quelle di studenti ed universitari musicisti della città. Un progetto per unire, per vivere la musica insieme. Così nasce a Udine, nel 2007 l’Academia Symphonica. La voglia di credere in un progetto di sfide, sacrifici e soddisfazioni riunisce oggi novanta ragazzi musicisti e ne ha permesso la creazione, nel 2010, di un’associazione. Il progetto è diventato realtà, e l’Academia Symphonica si colloca oggi fra i complessi sinfonico-giovanili più numerosi d’Europa.

Ma cos'è che rende tutto questo possibile? Qual è il "collante" che lega tutti questi giovani in una realtà così grande? Nessun dubbio: l'entusiasmo e la voglia di fare, di fare musica e di viverla da dilettanti!

Al termine "dilettantismo", nei tempi moderni, si attribuisce uno strano significato, quasi dispregiativo, quando lo si associa ad una passione o un mestiere. Noi, invece, ne riscopriamo il suo significato più profondo ed arcaico. Noi viviamo la musica prima di tutto come un piacere, un godimento, vogliamo che la musica sia un diletto. A questo spirito "dilettantistico" si aggiunge la professionalità del Maestro PierAngelo Pelucchi, nostra guida e mentore, e di tutti gli orchestrali, di cui metà sono diplomati e laureati in conservatorio e nelle accademie di musica, e gli altri stanno terminando gli studi musicali.



 


La musica è quasi una necessità, talvolta morbosa, per trovare un modo di esprimersi, in questi tempi caotici e sordi di cultura. Non ci si rende davvero conto di quanta fame ci sia di cultura oggigiorno, e questo porta anche gli accademici a ridurre la musica ad un voto conseguito ad un diploma, o a puntare il dito sulle "note sbagliate", sbiadendone il valore, le emozioni che in quest'arte vivono, e di quest'arte si nutrono. La cultura, e in particolar modo la musica, non viene considerata più come un investimento, bensì una spesa a perdere; parole inflazionate forse, ma non ci si deve stancare di ripeterle!

Io vorrei ricordare, vorrei urlare a tutti, che la musica è il linguaggio più usato al mondo. Un linguaggio che non conosce bandiere, non conosce colori della pelle, etnie e astrazioni sociali: figli di medici e operai, figli di muratori e autisti di fatto su un palco tutti hanno la camicia bianca. Imparare a convivere e socializzare tra generazioni disuguali, provenienze e culture diverse, imparare il rispetto dei ruoli, l'intraprendenza e la solidarietà.

E’ di questi valori la società attuale credo ne abbia molto bisogno, soprattutto per ambire ad un futuro degno da far ereditare ai posteri.

E’ questa è solo una piccola componente che entra in gioco quando si vuole fare musica, a qualsiasi livello ed età.

Enciclopedie poi si potrebbero scrivere se andassimo ad analizzare la vera essenza della musica, il suo lato mistico-emozionale, quella forza tanto eterea quanto potenza in grado di smuovere nel profondo gli animi, ma meglio astenersi nel farlo se non si è abili e maestri con le parole, perché in fondo "parlare di musica è come ballare di architettura" (F. Zappa).

(Francesco Cecconi)

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